Hart Crane
Meno rivoluzionario di Pound nello stile, ma con una sensibilità
decisamente moderna, il poeta maudit
Hart Crane[1] ha imparato i segreti dell’analogia e dei simboli da Rimbaud dai Metafisici
inglesi e dal primo T. S.Eliot, e con essi canta la complessa realtà americana.
Nei suoi versi riccamente metaforici si sente l’influenza di Pound,dei Simbolisti e soprattutto di Whitman:
Giardino astratto[2]
La mela sul suo ramo è
il desiderio
di lei _ sospensione
lucente e mimica del sole.
Il ramo le ha tolto il
respiro e la sua voce
nell’inclinarsi e
levarsi su di lei di ramo in ramo,
articolata sordamente
ecco le annebbia gli occhi.
La prigioniera
dell’albero, delle sue dita verdi
giunge così a sognare
d’essere divenuta un albero col vento
che la possiede e
intreccia le sue vene giovani,
la stringe al cielo e
al suo rapido azzurro, annegando
la febbre delle
mani nella luce
del sole. E non c’è in
lei memoria, paura né speranza
oltre l’erba e le
ombre distese ai suoi piedi
La tensione del
desiderio diviene concreta in questi
versi attraverso l’articolarsi dell’immagine della mela
che,lucente e calda, occhieggia tra le foglie al sole, stretta tra i rami
dell’albero, e che sogna di essere albero essa stessa, posseduta dal vento,senza
paura, in questo Giardino poco Terrestre e molto mentale.
[1]Hart Crane nasce a Garretsville,
Ohio,USA, nel 1899 e muore nel 1932. Omosessuale, alcolizzato, inquieto,
suicida a 33 anni. Pubblica nel 1930, “The Bridge”, complesso poema
sinfonico dedicato ai miti dell’America e riccamente metaforico. Il ponte è
quello di Brooklyn, simbolo di slancio positivo verso il futuro e unione con il
passato, dell’America vecchia e quella nuova.
[2]Dalla prima raccolta”White
Buildings”,in “Il ponte e altre poesie”,a cura di Roberto Sanesi,Guanda,Collana
La Fenice,1967.
(continua)
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