venerdì 31 maggio 2013

Poesia delle Indiane d'America (10)

Anita Endrezze










  Anita Endrezze 10.                                                                                                                                                                                                                   


Calendari




I giorni sono cerchi di pane,parole di carta,la luce nell’uovo
le notti sono lune- d’erba,vetro vulcanico,
              il vino scuro del corpo
il calendario dell’acqua è uno sfavillio di focaia,la rugiada che sfregia
              l’iris, il sale amaro del sangue

il mio polso è la torsione del tempo sull’osso,il tendine della grazia

il cielo è un’ombra enorme
sopra noi tutti le domande eterne
di chi la nuvola?di chi il tempo?

il calendario della pietra è oro e sabbia,l’occhio cieco
dei fossili,polvere stratificata su acqua fredda

il calendario delle croci dipende dal peccato del legno
il calendario del peccato dipende dalla misura del falegname

la lingua asseconda i lombi,il cuore pulsa
nella caduta della susina,il battito nel collo snello

c’è tempo  per tutto,si dice,
tempo per l’arancia di diventare rossa
per i capelli color-novembre di farsi bianchi 
per il ghiaccio di tenersi a ritmo con gli scippi delle stelle

il calendario dell’alba è negli addii,
gli ultimi sguardi degli amanti,
il sogno lattiginoso delle cosce
la cura trasforma la ferita aperta,
cuore o pelle,in momenti di cristallina chiarezza

conosciamo i nostri limiti terreni
migliaia di foglie si rifugiano nella terra
offriamo la nostra carne nella gioia o nella morte

il calendario delle ossa passa,inosservato e ovvio.       




                                                                        (continua)


Dedica ai miei amici lettori tedeschi e americani.Celan e cummings



             Sorprendono alcuni confronti  tra poeti del Vecchio e del Nuovo Continente. Dall'Europa germanofona all'America anglofona ritroviamo gli stessi stilemi per cantare il corpo della donna con due titoli ai testi che, però, segnano l'opposto punto di vista.
          Un ritratto dai colori scurissimi,"Ritratto di un'ombra "di Paul Celan[1] che, ripercorrendo analiticamente ogni  elemento del corpo della sua donna, gli affianca immagini segnate da forte aggressività, quando non  corrosive e perfide:                             
Paul Celan

Ritratto di un’ombra[2]



 I tuoi occhi, orma di luce dei miei passi;
la tua fronte, solcata dal lampo delle spade;
i tuoi sopraccigli, orlo della rovina;
le tue ciglia, messi di lunghe lettere;
i tuoi riccioli, corvi, corvi, corvi;
le tue guance, stemma del mattino;
le tue labbra, ospiti tardivi;
le tue spalle, statua dell'oblio;
i tuoi seni, amici delle mie serpi;
le tue braccia, ontani alla porta del castello;
le tue mani, tavole di morti giuramenti;
i tuoi fianchi, pane e speranza;
il tuo sesso, legge dell'incendio boschivo;
le tue cosce, ali nell'abisso;
i tuoi ginocchi, maschere della tua boria; i tuoi piedi, teatro d'armi dei pensieri;
le tue piante, cripte di fiamme;
la tua orma, occhio del nostro addio.
        
            Mentre Edward Estlin Cummings (e.e.cummings)[3] nel suo "Cara"  traccia anche lui la mappa del corpo dell'amante con cura minuziosa, ma per esaltarne le virtù regali, dove luce, colori, suoni, profumi riescono ad esprimere il meglio di sé. E, anche quando i capelli o le spalle evocano in lui immagini guerriere, il senso attribuito è quello del valore trionfante che hanno assunto ai suoi occhi:         
                                                                                                     
e.e.cummings
cara.[4]  


cara
i tuoi capelli sono un regno
 dove sovrana è l'oscurità
la tua fronte è una fuga di fiori
la tua testa è bosco vivo
 pieno di assonnati uccelli
i tuoi seni grappoli d'api bionde
 sul ramo del tuo corpo
il tuo corpo è per me aprile
dalle sue ascelle giunge primavera
le tue cosce pariglia di bianchi cavalli  a un cocchio
 di re
sono il tocco d'un buon menestrello,
e sempre vi risuona un dolce canto
 cara
il tuo capo è uno scrigno
per la fresca gemma della mente
i capelli sul capo sono un guerriero
ignaro della sconfitta
i capelli sulle spalle un'armata
di vittorie e di trombe
le tue gambe sono alberi di sogno
i suoi frutti vero mangiare d'oblio
le tue labbra satrapi scarlatti
nei cui baci combaciano i re
i tuoi polsi
sono santi
custodi del tuo sangue
i tuoi piedi sulle caviglie fiori in vasi
d'argento
nella tua bellezza oscillano i flauti
i tuoi occhi tradiscono
campane intese fra incenso
              
         Due seduzioni ritmiche martellanti quasi a dire  la propria diversa ossessione, quasi sovrapponibili, come a lanciare, però, due opposti messaggi: quello cupo e irridente della voce del Vecchio Continente contro quello solare, caldo ed esaltante di quella del Nuovo Mondo.



 


[1]Paul Celan,pseudonimo di Paul Antschel,nasce a Czernowitz nel 1920.Poeta rumeno di lingua tedesca,di origini ebraiche,vive a Parigi dal 1948,dove muore nel 1970 gettandosi nella Senna dal Pont Mirabeau.
[2]Paul Celan,Ritratto d’un’ombra, In “Poesie”,a cura di Giuseppe Bevilacqua,Mondadori,Meridiani,1998.
[3] Edward Estlin Cummings,ee.cummings,nasce a Cambridge,Massachussetts,nel 1894 e muore a North Conway,New Hampshire nel 1962.
[4]ee.cummings.Da”Tulips and Chimneys”,1923, in“Poesie,” trad. di Mary de Rachewitz,Einaudi, 1987.





Dedica ai miei amici lettori degli States






Hart Crane








      Meno rivoluzionario  di Pound nello stile, ma con una sensibilità decisamente moderna, il poeta maudit Hart Crane[1] ha imparato i segreti dell’analogia e dei simboli da Rimbaud dai Metafisici inglesi e dal primo T. S.Eliot, e con essi canta la complessa realtà americana. Nei suoi versi riccamente metaforici si sente  l’influenza di Pound,dei Simbolisti e soprattutto di Whitman:



Giardino astratto[2]


La mela sul suo ramo è il desiderio
di lei _ sospensione lucente e mimica del sole.
Il ramo le ha tolto il respiro e la sua voce
nell’inclinarsi e levarsi su di lei di ramo in ramo,
articolata sordamente ecco le annebbia gli occhi.
La prigioniera dell’albero, delle sue dita verdi

giunge così a sognare d’essere divenuta un albero col vento
che la possiede e intreccia le sue vene giovani,
la stringe al cielo e al suo rapido azzurro, annegando
la febbre delle mani  nella luce
del sole. E non c’è in lei memoria, paura né speranza
oltre l’erba e le ombre distese ai suoi piedi

       

  La tensione del desiderio  diviene concreta in questi versi  attraverso  l’articolarsi dell’immagine della mela che,lucente e calda, occhieggia tra le foglie al sole, stretta tra i rami dell’albero, e che sogna di essere albero essa stessa, posseduta dal vento,senza paura, in questo Giardino poco Terrestre e molto mentale.






[1]Hart Crane nasce a Garretsville, Ohio,USA, nel 1899 e muore nel 1932. Omosessuale, alcolizzato, inquieto, suicida a 33 anni. Pubblica nel 1930, “The Bridge”, complesso poema sinfonico dedicato ai miti dell’America e riccamente metaforico. Il ponte è quello di Brooklyn, simbolo di slancio positivo verso il futuro e unione con il passato, dell’America vecchia e quella nuova.
[2]Dalla prima raccolta”White Buildings”,in “Il ponte e altre poesie”,a cura di Roberto Sanesi,Guanda,Collana La Fenice,1967.



                                                                         (continua)

Dedica ai miei amici lettori argentini.J.Gelman.2.

















Juan Gelman


Tango





El tango que dice hay dolor     
que no se cura con lágrimas 
  vigila un sueño.
En el cielo del tiempo donde 
 domeñan las tormentas
  con fragrancia furiosa                                                                  
vive un trazo de sangre que                                                      
 la infamia dejó en el camino.                                                                                         
Hay que hacer un paquete con sol,
con los miembros del sol.



Dedica ai miei amici lettori olandesi.H.Marsman



Memories of Holland     *                             
Hendrik Marsman

Poem by Hendrik Marsman
Thinking about Holland,
I see broad rivers
moving slowly through
endless lowlands.
rows of unthinkably
thin poplars
standing as high plumes
one above the other;
and sunken within
wonderful space,
farm houses
scattered throughout the land,
clusters of trees, villages,
cropped towers,
churches and elms
in one great association.
the air hangs low
and the sun is slowly
muffled in a gray
mottled fog,
and in the many provinces
the voice of the water
with its eternal calamities
is feared and heard.

- Hendrik Marsman

 *

Poesia olandese -Poesia di Hendrik Marsman

Memorie d'Olanda
Ripensando all'Olanda
vedo fiumi larghi
che attraversano lentamente
pianure senza fine.
File di pioppi
incredibilmente slanciati
che si drizzano come alte piume
uno sull'altro
e radicati in uno
spazio meraviglioso
fattorie,  sparse in tutto il territorio
gruppi di alberi, paesini,  
torri "smozzicate"
chiese e olmi
in un'unica grande compagnia
l'aria opprimente
e il sole poco a poco
si accheta in una grigia
nebbia variegata,
  e nelle molte provincie
la voce dell'acqua
con le sue eterne calamità
è temuta e ascoltata

- Hendrik Marsman