sabato 28 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.LVII

Mi fermerò,

senza dubbio stupito,

se mai ci ritroveremo

in una vita futura,

nel cammino e alla luce

d’un altro mondo

lontano.

Capirò che i tuoi occhi,

simili alle stelle  dell’alba,

sono appartenuti

a questo cielo notturno,

e dimenticato,

d’una vita passata.

Sì, comprenderò

che la magia del tuo viso

è pronta ancora

al balenare appassionato

del mio sguardo in un

incontro immemorabile,

e che al mio amore

tu devi un mistero

di cui non conosci

più l’origine.

                                                                                             -                         da  Petali sulle ceneri -

giovedì 26 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.LVI

Credevo di doverle

dire qualcosa,

quando i nostri sguardi s’incrociarono oltre la siepe.

Ma lei non si fermò.

Le parole che dovevo dire, notte e giorno,

scivolano come barche

sopra l’acqua,

o sembrano alzarsi nelle

nuvole autunnali

perennemente ansiose,

o cercano l’attimo perduto

nel tramonto, perdendosi

nei fiori tardivi.

Come una lucciola,

mi trema in fondo al cuore

il discorso che dovevo fare, per trovare il giusto

significato nella sua

fine disperata.

- da Dono d’amore -

mercoledì 25 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.LV

Tengo le sue mani

e le stringo al mio petto.

Tento di riempire

le mie braccia

della sua bellezza,

di rubare con i baci

il suo dolce sorriso,

di bere

i suoi neri sguardi

con i miei occhi.

Ah, ma dov’è?

Chi può appropriarsi

dell’azzurro del cielo?

Cerco d’afferrare

 tanta bellezza,

ma mi sfugge,

lasciando solo il corpo

nelle mie mani.

Stanco e deluso

io me ne vado.

Come può il corpo

toccare il fiore

che solo lo spirito

riesce a sfiorare?

-  da  Il Giardiniere -

martedì 24 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.LIV



In un momento d’incoscienza

sono venuto.

E tu, alza quegli occhi

e lasciami indovinare

se i fantasmi possano

attardarsi ancora,

simili a certe nuvole

che giocano allo zenit.

Poi sono qui, tollera

la mia presenza.

Le rose del giardino

già hanno i boccioli,

ignorano che trascureremo

di coglierle

quando saranno fiorite...

Palpita la stella

del mattino,

una luce si mescola ai rami che ombreggiano

la sua finestra, come

nei giorni passati.

Ma che quei giorni

siano passati

io lo dimentico durante quel

momento d’incoscienza.

Dimentico pure se

m’hai umiliato,

voltandoti da un’altra parte quando io t’aprivo

il mio cuore.

Non ricordo altro che

parole fermate

sulle tue labbra che

tremavano mentre

nel tuo sguardo

passava l’ombra

della passione.

Proprio dimentico

che hai scordato tutto!

 - da  Petali sulle ceneri -

lunedì 23 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.LIII

Se mai, per caso,

rivlgi a me il pensiero,

immagina che io scriva un canto quando la sera

piovosa diffonde ombra sul fiume, trascinando lenta

la sua luce offuscata,

quando lo spazio del

giorno è troppo breve per

il lavoro e l’ozio.

Sarai sola e seduta nella terrazza a oriente,

io canterò dalla stanza

semibuia. L’umido

profumo delle foglie

entrerà dalle finestre

avvicinandosi il

crepuscolo, mentre il vento urlerà la sua ira nel

boschetto dei cocchi.

Quando nella stanza sarà portata la lampada accesa io andrò via.

Tu forse allora ascolterai

la notte, e, anche se io

tacerò, sentirai

la mia canzone.
                                    -   da Dono d’amore- -

domenica 22 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.LII

Un tempo, ogni

mattina, quando

la rugiada splendeva nell’erba,

venivi a dondolare

la mia amaca.

Slittando dai sorrisi

alle lacrime,

io però non

ti riconoscevo.

Durante i sontuosi

mezzogiorni d’Aprile

Tu mi parlavi,

credo, di seguirti.

Cercavo però

il Tuo viso ed ecco

che tra noi passavano

processioni fiorite,

uomini e donne

che spargevano le

loro canzoni al vento del Sud.

T’ho incrociato,

senza riconoscerti,

sulla strada.

Poi, certi giorni, pieno

di indefinito profumo

d’oleandri e di vento

che s’ostina

fra le palme gementi,

t’ho lungamente

considerato...

E io non so

se Tu mi sei mai

stata sconosciuta.

- da Petali sulle ceneri -

sabato 21 febbraio 2015

Una scia di canti.Tagore.LI



La sera è buia, il sonno tuo profondo nel silenzio

del mio essere.

Svegliati, pena d’amore,

non so aprire la porta,

rimarrò fuori.

Lente scorrono le ore,

vegliano le stelle, il vento tace, pesante cala il silenzio

nel mio cuore.

Svegliati, amore, svegliati!

Il mio bicchiere è vuoto,

riempilo, smuovi la notte

col respiro d’un canto

per cose al di là della

speranza.

Ci basta ciò che diamo

e quello che riceviamo.

Non abbiamo schiacciato

la gioia per spremerne

il vino del dolore.

Quest’amore tra me e te

è semplice come un canto.

                                   - da Il Giardiniere –

venerdì 20 febbraio 2015

Ancora contaminazioni:il pantoum malese.

Ancora contaminazioni :il pantoum malese

IL PANTOUM:COMPOSIZIONE IN QUARTINE DALLE MEDESIME SONORITA’ INCROCIATE.
Una composizione -  che deriva dalla tradizione malese -  il cui fascino è soprattutto negli
effetti sonori incrociati e sfalsati,specialmente se si arriva a duplicarli con il raddoppiamento
e lo spostamento dei contenuti;il secondo e il quarto verso sono ripresi dal primo e terzo verso della strofa successiva.
Ecco il bell’esempio di Charles Baudelaire,un poeta francese della fine del XIX secolo.
LE PANTOUM DE BAUDELAIRE
Harmonie du soir
Voici venir le temps où vibrant sur la tige
Chaque fleur s’évapore ainsi qu’un encensoir;
Les sons et les parfums tournent dans l’air du soir;
valse mélancolique et langoureux vertige!
Chaque fleur s’évapore ainsi qu’un encensoir;
Le violon frémit  comme un coeur qu’on afflige;
Valse mélancolique et langoureux vertige!
Le ciel est triste et beau comme un grand reposoir.
Le violon frémit comme un coeur qu’on afflige,
Un coeur tendre qui hait le néant vaste et noir!
Le ciel est  triste  et beau comme un grand reposoir;
Le soleil s’est noyé dans son sang qui se fige.
Un coeur tendre qui hait le néant vaste et noir,
Du passé lumineux recueille tout vestige!
le soleil s’est noyé dans son sang qui se fige …
ton souvenir en moi luit comme un ostensoir!
Allo stesso periodo storico appartiene anche Paul Verlaine che ironizza sul pantoum
componendone uno in cui le sue regole sono seguite in modo molto “disinvolto”.      
PANTOUM NÉGLIGÉ

Trois petits pâtés,ma chemise brûle.

Monsieur le curé n’aime pas les os.

Ma cousine est blonde,elle a nom Ursule.

Que n’émigrons-nous vers les Palaiseaux?


Ma cousine est blonde,elle a nom Ursule,

on dirait d’un cher glaïeul sur les eaux.

Vivent le muguet et la campanule!

Dodo,l’enfant do,chantez doux fuseaux.


Que n’émigrons-nous vers les Palaiseaux?

trois petits pâtés,un point et virgule;

On dirait d’un cher glaïeul sur les eaux;

Vivent le muguet  et la campanule.
Trois petits pâtés,un point et virgule,

Dodo,l’enfant do,chantez doux fuseaux.

La libellule erre emmi  les roseaux.

Monsieur le  curé ,ma chemise brûle!


           
Un' allieva liceale -Sara Centili - ha voluto cimentarsi invece con la struttura stringente di quella tradizione poetica.
Ecco il risultato del suo impegno all'atelier di scrittura creativa in francese...