sabato 5 gennaio 2013

Léopold Sédar Senghor.2.

Léopold Sédar Senghor















[... ]Il giovane studioso di Senghor[1]è naturalmente socievole e vorrebbe dare
un tono informale all'incontro sul grande personaggio,raccogliendo le persone
interessate  nell'angolo del bar,all'ora dell'aperitivo.Il pubblico però è accorso
numeroso;deve  così ripiegare sulla soluzione classica che gli organizzatori
previdenti hanno  predisposto per lui.Li riunisce allora sulle file di sedie,sia
 pure schierate a semicerchio nella sala,dietro alla caffetteria,attrezzata con
un comodo schermo,e si  siede di fronte.

  L'ambiente è tuttavia suggestivo,arricchito com'è da maschere dogon e
sculture ashanti[2],che Picasso avrebbe certo molto ammirato,appoggiate
sui morbidi tappeti dai colori caldi che decorano le pareti,alternate con
kôra[3],rîti[4],balafong[5],e khalam[6],strumenti che accompagnano molti
canti [7] di Senghor.
    In sottofondo il tam tam,voce dell'Africa profonda,comincia a martellare
il suo ritmo,che talvolta a noi sembra scorrere monotono,là dove il Nero
 capta in quei suoni cadenzati un insieme di valori che ormai a noi sfuggono.
  Qui,però,è chiaro a tutti[8]che sta scandendo l'invito all'ascolto.
  La conversazione infatti sta per cominciare.
   -Come a me,cari amiche ed amici,avete certo ascoltato stamattina
l'interessante intervento su Césaire di Mr.Fisher e sapete che è lo stesso
 poeta della Martinica ad aver affermato l'importanza che ha rappresentato
 per lui l'incontro con Senghor al liceo Louis le Grand a Parigi."C'est lui,
ami fraternel et témoin d'élection qui m'introduit à l'Afrique"[9] - ha infatti
dichiarato.E noi sappiamo quale efficacia abbiano rivelato per lui,politico
 dell'azione militante e poeta ricercatore delle radici ancestrali, gli studi
etnografici africani e come Senghor,infine,abbia confessato di averlo
contagiato con la sua curiosità onnivora.
   A me ora dunque il compito di sottolineare piuttosto le differenze di questi
 due grandi padri della negritudine,"tanto concordi,tanto diversi"[10],
come il giunco e la roccia.

    A partire dalla nascita.
    Léopold[11]Sédar[12]Senghor è uno dei numerosissimi figli del benestante[13]
di un'oasi costiera,cento km. a sud di Dakar,ombreggiata da alberi di cocco e
mango,nonché dal baobab maestoso,fra dossi scintillanti di sale.Terre di pastori,
le sue.Le terre paterne sono parzialmente appartenute ai re di Sine[14],con cui
il patriarca  continua a intrattenere solidi rapporti di amicizia.
Un universo dove vige il regime matrilineare nella trasmissione dei valori
 del gruppo e dei suoi beni.Senghor porterà,accanto ai suoi nomi,anche il
matronimico,[15] e soprattutto manterrà per tutta la vita un legame molto
forte con la madre.Già da questi primi accenni emergono elementi importanti:
il senso del clan,la fratellanza e l'amore,la forte influenza femminile,
la multiculturalità e il plurilinguismo[16] del signore della savana,capace
di addomesticare con amore il francese di cui si serve per la sua scrittura poetica.
Elementi tutti che lo portano a considerare l'ibrido culturale una ricchezza,pur
 continuando a proclamare ."Assimiler,non  être assimilés".[17]
     Mentre il piccolo  borghese,della capitale della Martinica[18],lotterà tutta la vita
 per scuotere dal  torpore[19]per lui insopportabile,i suoi concittadini,esercitando
con pervicacia la sua opera di genio guastatore nella lingua del colonizzatore,
che è anche la sua,opponendo una resistenza radicale e costante all'assimilazione,
conducendo una  ricerca appassionata e tenace delle radici ancestrali della propria
autentica cultura.Sullo schermo intanto scorre la traduzione in francese di Senghor
di un canto bambara[20]del Mali:

L'uccello d'amore[21]

Canto d'amore bambara del Mali

Ma lasciami,o Dyambéré,
Tu che porti la sciarpa dalle lunghe frange
Oh lasciami cantare gli uccelli
gli uccelli che ascoltarono la Principessa
E ricevettero le sue confidenze ultime. 
E voi,giovinette,cantate,cantate dolcemente
Iah!...Iah!...Il bell' Uccellino.
E tu,padrone - dal - fucile - formidabile.
Lasciami contemplare l'Uccellino che amo,
L'Uccellino che il mio amico ed io amiamo.
Lasciami ,padrone del bou bou[22] - sfavillante,
Padrone dagli abiti più brillantidella luce del giorno,
lasciami amare l'Uccellino d'amore.

     Dal pubblico si leva una domanda:-In che misura lo status di cattolico connota la personalità di questo importante personaggio?
    - E' indubbio che l'animismo è innato nel cuore dell'Africano,perciò egli tributa
 un culto in ogni istante alle fore naturali:all'albero come alla roccia,all'acqua del
 fiume come a quella del cielo.Gli antenati morti fanno parte del tessuto
dell'azione e del segno quotidiano,incorporati nel flusso eterno.
     La loro presenza accompagna il lavoro come il riposo.E Senghor scriverà:
"Non so se è bello per ogni altro come per me ,ma è il paesaggio che
mi commuove di più." E vedremo più avanti quanta natura rappresentino le
 parole-chiave che sono alla base dell'architettura dei suoi versi e come sia
 ricorrente la presenza degli antenati nella sua poesia.Dopo aver frequentato
istituzioni scolastiche cattoliche nel suo paese,è borsista nel più prestigioso
 liceo parigino[23].Non esiste in lui antinomia tra fede cristiana e altre credenze
che si dividono il suo cuore.Cattolico ha per lui il senso etimologico di universale.
L'abbandono a una fede multipla e una,insomma,alimenterà un paesaggio interiore
ricco di armonie. e per noi sarà una scoperta.Certo è che la fede cattolica
 impronta la sua sensibilità,segnando in modo particolare il suo approccio
con la lotta culturale e politica,distinguendolo in modo evidente e netto
al suo amico Césaire.Il suo percorso di ricerca è infatti nutrito da un  
Socialismo africano[24],che è un tipo particolare di Socialismo
 spiritualista,che, in conclusione,rappresenta una forma del tutto speciale di 
Umanesimo.La sua vita si divide tra l'impegno di militante e quello professionale[25]
   .Partecipa[26]al congresso dell'evoluzione culturale dei Popoli Coloniali.
E' l'occasione per riaffermare che il primo dovere del Negro è di affermarsi
come tale e rivendicare il suo colore.E' la sede nella quale oppone la diversità
delle civiltà,tratte dagli antichi imperi africani,fondate sulla famiglia,la cui
solidarietà si irradia verso la tribù,il clan,il regno.Gli Africani hanno in realtà
la capacità di irrigare con i fluidi della loro sensibilità il razionalismo
meccanicista della vecchia Europa.
   La natura stessa dell'emozione,della sensibilità del negro,d'altra parte,
spiega il suo atteggiamento esistenziale.E' un abbandono che diventa bisogno,
atteggiamento attivo di comunione.da cui discende che l'uomo della
savana è un animale religioso."Che importa la morale e che non ci siano
sanzioni? Ma c'è una morale che è sanzionata quaggiù,moralmente,con
la riprovazione dei membri della comunità e della sua coscienza."il
sentimento della dignità dei neri è ben noto.La morale consiste nel
non rompere la comunione dei vivi e dei morti e dei geni di Dio,
di mantenerla con la carità.Il trasgressore è punito precisamente
dall'isolamento,che rompe questo legame mistico[27].
Senghor,cittadino francese delle colonie,è coinvolto nell'Armée[28]
   .Dopo la Liberazione ricopre una cattedra a "L'Ecole Nationale 
de la France d'Outre -Mer",dove insegna Civiltà e Lingue Africane ai
futuri Amministratori Coloniali.E intanto continua la sua lotta paziente,
condotta sempre con metodi legali.una lotta come portavoce di un popolo
mantenuto sotto tutela.
     A partire dalla pubblicazione di "Chants d'ombre"[29],la negritudine cessa
di essere un mito astratto e prende corpo nella rivista di Arioune Diop,
"Présence africaine",con una presentazione di André Gide[30].
     E "Femme noire"[31],che ora vedrete scorrere sullo schermo alle mie spalle,
rappresenta con la sua forza persuasiva,la prima affermazione in lingua francese
dell'eminente dignità del colore.Un atto dello spirito militante,una poesia
cripto-politica.Nonostante l'evidente grado di sublimazione,Senghor sa
esprimere anche le ingiunzioni del desiderio come il figlio di una terra ardente.
Nello stesso tempo tende anche all'intenerimento,quando nell'evocazione
della sua donna lontana,la foga iniziali è come frenata da una censura interna
che gli fa tramutare in stelle e gemme le parole dei dati bruti della sensazione.
"Mon coeur est resté pur comme vent d'Est au mois de mars[32]",
potrà infatti dichiarare pubblicamente.Ogni anima suppone un corpo che,
se africano,sente ilsesso non come un assoluto,ma come  parte di una rete
di funzioni essenziali,quali il respiro e il sonno.Naëtt/Signare[33]incarna
l'Eterno Femminino come l'ha modellato la doppia tradizione che
sposa l'Oriente all'Arica interna.L'una nomade e pastorale,l'altra dei trovatori
musulmani,guerrieri e uomini ricchi delle città.Lirica-arabo-berbera,sottile
fino alla sublimazione.un erotismo inapparente perchè si veste dei veli
 del bel-dire e della raffinatezza.Una difesa che crea la spasmodica attesa.

Donna nera[34]
Donna nuda,donna nera
vestita del tuo colore che è vita,della tua forma che è bellezza!
Son cresciuto alla tua ombra;la dolcezza delle tue mani bendava i miei occhi.
Ed ecco che nel cuore dell'Estate e del mezzogiorno,io ti scopro.terra promessa dall'alto di un alto colle calcinato.
E la tua bellezza mi fulmina in pieno cuore,come il lampo di un'aquila.

Donna nuda,donna scura
Frutto maturo dalla carne soda.Cupe estasi delvino nero.Bocca che fai lirica la mia bocca.
Savana dagli orizzonti puri,savana che fremi alle carezze ferventi del vento dell'est.
Tam tam scolpito,tam tam teso che tuoni sotto le dita del vincitore
La tua voce grave di contralto è il canto spirituale dell'Amata.


Donna nuda,donna scura
Olio che non increspa nessun soffio,olio calmo ai fianchi dell'atleta,ai fianchi di principi del Mali
Gazzella dai legami celesti,le perle sono stelle sulla notte della tua pelle
Delizie dei giochi dello spirito,i riflessi d'oro rosso sulla tua pelle che si marezza
All'ombra dei tuoi capelli,si rischiara la mia angoscia ai soli prossimi dei tuoi occhi.


Donna nuda,donna nera
Io canto la tua bellezza che passa,forma che io fisso nell'Eterno
Prima che il Destino geloso non ti riduca in cenere per nutrire le radici della vita.

   Nel '48 Jean-Paul Sartre scrive una penetrante prefazione all'opera
di Senghor"Antologia della poesia negra e malgascia di lingua francese",
che lo proclama "Padre della Negritudine".
   Segue un decennio abbondante di incarichi istituzionali di crescente
prestigio e responsabilità fino alla sua elezione a Presidente
della Repubblica del Sénégal indipendente.[35]
   Poco prima aveva scritto alla cognata:"Te  lo dico,bisogna che un 
giorno il Sénégal sia libero ed io voglio essere l'attore della sua 
indipendenza".Quando si dice :"Saper mantenere le promesse!"
- Poeta e politico,amante e condotiero di popolo,i suoi valori-guida
continuano ad essere in ogni momento amore e fratellanza,che,
seguendo un processo di osmosi ,vivono nella immersione che egli
pratica fra la sua gente.
    Dargui N'Diaye,contadino del Ndiambour,suo compagno di prigionia,
gli aveva detto icasticamente in conclusione di una discussione che
"Loro hanno più testa,noi più anima".    E a chi poi gli faceva rilevare la caduta della civiltà africana ,Senghor
allora orgogliosamente replicava:"Abbiamo mantenuto intatto il gusto
ella danza,della musica,del canto.I nostri strumenti familiari,fino
gli utensili da cucina,valgono meno per la loro utilità che perché
 essi significano:preocedono dal simbolo,sono i segni di una realtà magica.
    Consideriamo la gioia,che è improvvisazione,superiore alla previdenza e
al calcolo;restiamo così nel flusso e nel movimento delle cose.Il nostro
sistema sociale,fondato sulla cellula familiare ,è intriso dello spirito di
mutualità e di solidarietà"

    Insomma i valori neri ancora vivi sono il senso comunitario,gerarchico,
divino - in ogni caso spirituale - il senso di un'arte che si radica nella vita,
che sia gioco dell'anima più che della mente.
     Così,tuttavia,si potrebbe obiettare,la collettività cancella l'individuo.
     E poiché solo l'individuo è depositario della creazione artistica-marginale,
non a caso,nelle artivocali e coreografiche - non sarebbe dunque da
individuare in questi elementi sistemici sopravvissuti la ragione della decadenza?
Ma Richard Wright[36] offre un contributo molto americano alla costruzione
di un futuro di rinascita  del Continente Nero,in netto contrasto con le posizioni
dell'apostolo della negritudine,con la sua affermazione perentoria:"I Neri si
 sono resi conto e comprendono che l'avvenire del loro popolo dipende dalla
maniera in cuio romperanno col loro passato ed elaborerannoin futuro una
società razionale."[37]
     Ancora una volta una voce tra il pubblico,che segue partecipe,si leva per chiedere:
-Qual'è,dunque,il ruolo della musica nella poesia di Senghor?
-Davanti ai congressisti della Prima Biennale di Poesia[38],Senghor aveva
 rivendicato l'emozione come dominio regale del Negro.Dieci anni dopo
aveva pubblicato "Nocturnes"[39],di cui vedete scorrere qui sullo schermo
una poesia[40]:

Non ti sorprendere amica mia se la mia melodia si fa scura[41]
se abbandono la canna soave per il khalam[42]e il tama[43]
E l'odore verde delle risaie per il galoppo ringuhiante dei tabalas[44]
Senti  la minaccia dei vegliardi - indovini,la cannonata collera di Dio
Ah! forse domani per sempre tacerà la voce purpurea del tuo dyâli[45]
Ecco perché il mio ritmo si fa così pressante che le mie dita sanguinano sul mio khalam
Forse domani,amica mia,cadrò su di un suolo implacato
Rimpiangendo i tuoi occhi addormentati e il tam tam brumoso dei mortai laggiù,
E tu rimpiangerai nella penombra la voce ardente che cantava la tua bellezza nera.

     Sappiamo che in Baudelaire era l'odore a costituire il leitmotif dei suoi versi,
che in Pessoa è la vista a sostenere ogni testo,il Negro ha per Senghor l'orecchio
 per comunicare.Nel mondo della savana,nella forests egli è pressato da presenze
che gli parlano a mezza voce.Quando percuote il suolo col tallone nudo,sente
vibrare fin dentro il midollo i geni della terra.Temendo la solitudine,vive in stato
 di dialogo costante e nulla lo predispone a ciò come la danza e il canto,che sono
 piaceri comunitari.

     Gli strumenti musicali che vedete intorno a noi stanno a dire quanto in
Senghor la poesia per  tutti - secondo l'impulso di Maldoror[46] - sia la
 congiunzione di voce,gesto e strumentazione che costituisce il ritmo.
Il tam tam trasmette una forza nata dalla notte e dalla terra,per i vivi come
per i morti,per la caccia come per gli sposalizi.
 partecipazione dell'auditorio alla dinamica del canto.Una vera scrittura sostitutiva
che parla all'illetterato in modo diretto,immediato,come l'alfabeto Braille al cieco
 o l'alfabeto Morse al radioamatore.
 -  E qual'è il significato delle magnifiche maschere che possiamoammirare qui intorno?
-Interviene una giovane donna in prima fila,che è sembrata distratta all'ascolto,
assorta e affascinata  piuttosto dagli ornamenti singolari distribuiti alle pareti.
- La maschera,nelle sue molteplici forme,raffigura in modo concreto la mediazione
 dei geni che operano da sempre fra l'occulto e il visibile."Distillate quest'aria
d'eternità,dove respiro l'aria dei miei padri,maschere dal volto senza maschera,
spogliate di ogni fossetta o ruga" - ha invocato un tempo Senghor.
- Quale può essere considerato il lessico che sta alla base dell'architettura
 poetica di Senghor,che ci permette anche di decifrare la sua idea di poesia?
 - chiede un giovanotto con gli occhialini e una cascata di riccioli dai riflessi ramati,
che gli incorniciano il volto.
-Il passaggio dal concreto interiore,il vissuto personale,ad un'espressione che
miri all'universale implica necessariamente sintesi che comportano una parte fatale
 di interpretazione e di stravolgimento . ..."che muoia la poesia - ha esclamato
una volta il poeta - i disintegri la sintassi,che s'inabissino le parole che non sono
 essenziali!"
   Un'altra mano si leva improvvisa,ansiosa e impaziente a interrompere l'analisi:
Sì,ma quali sono per lui le parole essenziali?E' possibile dire qual'è per lui
l lessico fondamentale?
  - Ma certo;stavo per arrivarci.Egli manifesta la sua forza più che nella
soppressione di parole-rapporto,di parole-legame,di segni di interpunzion
a manifesta,la sua forza - dicevo - nell'uso più nudo di quelle parole-cemento
e costituiscono la base,il fondamento della tua poesia.
  Prima fra tutte Notte[47],una vera ossessione,come la Leila[48] degli Arabi
dell'Africa Bianca.Notte nel seno materno,tenebre della morte,temi in lui
contigui,un filo di continuità con il quale collega gli antenati coi viventi futuri
e saluta un principio di rinascita,alla ricerca di un'illuminazione interiore.
Il mezzogiorno evoca,nell'opera di Senghor,una paura reverenziale,che sembra
 aver le sue radici in quel "sole allo zenit",che i pastori della sua terra temono,in effetti,sommamente;quando non c'è benessere,non esiste possibilità di procurarsi
riposo né sollievo e i miraggi appaiono loro all'avvicinarsi dell'ora degli spiriti.
Se la notte è più veridica del giorno,non è solo per una ragione fisica quanto
iuttosto perché appartiene alla notte il tempo in cui il genio africano si rivela,
nel divertimento collettivo,come nella passione d'amore,che sono - l'uno e l'altra
 mezzi di conoscenza.
   Tre i testi che vi propongo per mostrarvi la costante in un arco temporale di qualche rilievo:"Nuit de Sine[49],"Ti ho accompagnato..." e "Mi sono svegliato...":

Notte di Sine.[50]
Donna, posa sulla mia fronte le tue mani balsamiche,le tue mani più dolci di una pelliccia
Lassù le palme che ondeggiano fanno un lieve rumore nell'alto della brezza notturna.
Appena.Neppure la ninnananna della nutrice
Che ci culli,il slenzio ritmato.
Ascoltiamo il suo canto,ascoltiamo battere il nostro sangue scuro,ascoltiamo
Battere il polso profondo dell'Africa nella bruma dei villaggi perduti.Ecco che declina la luna
stanca verso il suo letto di mare tranquillo.
Ecco che si assopiscono le risate,che i narratori anche loro
Dondolano il capo  come il bimbo sul dorso materno
Ecco che i piedi dei danzatori si appesantiscono,che si appesantisce la lingua dei cori alternati.
E' l'ora delle stelle e della notte sognante
che si affaccia da questa collina di nuvole,appesa nel suo lungo perizoma di latte
I tetti delle capanne luccicano teneramente.Che dicono di così confidenziale alle stelle?
Dentro,il focolare si spegne nell'intimità di odori acri e dolci.


Donna,accendi la lampada al burro chiaro,che parlino gli avi come i genitori,i bambini a letto.
Non han voluto morire,che si perdesse attraverso la sabbia il loro torrente seminale.
Che io ascolti ,nella capanna piena di fumo che un riflesso d'anime propizio visiti
La mia testa sul tuo seno caldo come un  DANG[51]all'uscita dal fuoco e fumante
Che io respiri l'odore dei nostri Morti,che io raccolga e ridica la loro voce vivente,che io impari a
Vivere prima di scendere,al di là di colui che si tuffa,nelle alte profondità di sonno.


Ti ho accompagnato fino al villaggio dei granai,alle porte della notte[52]

Ero senza parole,davanti all'enigma d'oro del tuo sorriso
Un crepuscolo breve cadde sul tuo viso,un capriccio divino
Dall'alto della collina ifugio di luce,ho vistospegnersi lo splendore del tuo pagne[53]
E il tuo cimiero come un sole tuffarsi nell'ombra delle risaie
Quando mi hanno assalito le angosce,le paure ancestrali più traditrici delle pantere


- La mente non può scartarle al di là degli orizzonti diurni
E' dunque la notte per sempre? Oh! La partenza senza arrivederci?
Piangerò nelletenebre,nel cavo materno della terra
Dormirò nel silenzio delle mie lacrime
Fino a che sfiori la mia fronte l'alba lattiginosa della tua bocca.

Mi sono svegliato[54]
Io mi sono svegliato sotto la piuoggia tiepida stanotte
Nella notte delle mie angosce,fra le pantere alate gli squali anfibi
I granchi gialli che precisamente mi mangiavano il cervello


Son rimasto a lungo,e ruminando i miei pensieri i tuoi pensieri
Cantando le tue ultime parole,e il sorriso del fazzoletto,la porta chiusa dell'addio


Mi sono svegliato nelle gole dei tuoi profumi fruscianti,squisiti.
La tua voce di bronzo e di giunco,la tua voce d'olio e di bimbo
Come il sole risuonava al mio vetro,nella frescura del mattino.
E salivano intorno,facendo sgorgare luce dall'ombra,bianchi e rosa i tuoi odori di gelsomino selvatico:
                                                                                                                         [ il Feretia apodanthera 
Che nella notte le mie lacrime  avevano irrorato.


Un'altra parola importante è il colore Nero che non accompagna che un'idea
di perfezione estetica e diglorificazione.
E ancora Sangue che è principio di trasmissione della vita.Elemento fondamentale,
dunque,irriducibile dell'uomo fedele alla sua stirpe e fiero di esserne un pollone
sempre vivace e vitale."La  mia linfa vitale-dirà Senghor- è un vino vecchio che
non inacidisce,non il vino di palma d'un giorno."
E infine Cuore,Sole,Occhio,Terra,Leone e Baobab[55]-emblema del Sénégal-
termini tutti tangibili,che assicurano alla sua poesia una struttura fisica,
fondendo il tutto in un amlgama di Africanità.
Un personaggio dall'aspetto quasi ieratico,che la bianca chioma fluente e una lunga
barba gli conferiscono,sembra voler avviare a conclusione la piacevole conversazione
 e con un guizzo ironico negli occhi azzurri dà il suo contributo:-con una vita così
 intensa,anche di viaggi,in Europa e nel mondo,con una sensibilità rimasta fedele
 nell'arco della vita ai valori ancestrali della sua terra,quale spazio ha attribuito
al paesaggio nella sua poesia?
-La ringrazio davvero in modo perticolare della sua domanda,che mi fa recuperare
 un aspetto fondamentale - e che potrete verificare anche nel testo che scorrerà in
conclusione sullo schermo,che fino ad ora ho trascurato.Cercherò infine di completare con qualche precisazione finale.

E il sole[56]

E il sole palla di fuoco,in declivio sul mare vermiglio.
Sul limitare della brousse[57] e dell'abisso,mi perdo nel dedalo del sentiero
Mi segue quell'odore alto altero che irrita le mie narici
Deliziosamente.Mi segue e tu mi segui,il mio doppio


il sole si tuffa nell'angoscia
in un trionfo di luci,in un trasalimento di olori di grida di collere.
Una piroga,affilata come un ago in un immenso mare calmo
un rematore e il suo doppio
Sanguinano le arenarie del Capo di Nase quando si accende il faro delle Mamelles
In lontananza.Il dispiacere così mi punge pensiero di te.
Penso a te  quando cammino,nuoto
Seduto o in piedi,penso a te mattina e sera
La notte quando piango,eh sì quando rido
Quando parlo mi parlo e quando taccio
Nelle mie gioie e nelle mie pene.Quando penso e non penso
Cara,io penso a te.

Abbiamo annotato di sfuggita,già all'inizio di questa conversazione,come
 lui stesso avesse dichiarato l'importanza fondamentale per la sua emozione,
che aveva questa parola-universo.
Il paesaggio costituisce per lui infatti un piano da cui far rimbalzare
investigazione dell'Uomo.Così può tessere le trame delle allusioni[58].
Mi piace ancora una volta sottolineare la diversa reazione rispetto al
paesaggio dei due amici fraterni: tanto solare e lirico Senghor,con
venature anche nostalgiche,perfino quando ci immerge in paesaggi
del Nord Europa[59],quanto critico,aggressivo,epigrammatico Césaire,
che vede nell'immagine oleografica da cartolina della sua isola,diffusa
in Europa,un ulteriore sfruttamento menzognero del colonizzatore.
Un'ultima differenza che va citata,a conclusione,è quella del loro diverso
rapporto con il surrealismo.Mi piace pensare ,per sintetizzare con un'immagine
a Césaire come al prigioniero i cui sforzi affannosi si accaniscono contro  le
sbarre della galera e che si serve di ogni utensile da scasso per liberarsi,che
 glielo possa fornire Lautréamont o Breton;Senghor,invece,ha un'adesione
più di principio che effettiva alle pratiche surrealiste.Infatti resta fedele a  una
metrica rigorosa,ma discreta.Accentua un andamento cerimoniale della frase
he avviluppa con le sue volute il lettore.L'uso smodato delle maiuscole non fa
che sottolineare ceti residui di retorica classica dei quali non si è voluto liberare,
che vanno di pari passo con la scelta della ricchezza terminologica che arriva
fino all'uso della parola rara,quasi a voler dare un brivido di luce supplementare
al suo verso.Sopprime,è vero,qualche segno alla punteggiatura ,ma con parsimonia.
Ama una sintassi di giustapposizione piuttosto che di legame,ancora una volta
fedele all'espressione della dimensione emotiva,essenza dell'anima del Continente
Nero,piuttosto che a quella cartesiana e razionalista della Vecchia Europa dalle
 procedure consequenziali.Audacie moderate,insomma,che rivelano le sue cautele
contro le insidie poste dal linguaggio,esattamente analoghe alla prudenza diplomatica
che seppe dispiegare nell'arco intero della vita per condurre la sua lotta con una
azione politica e culturale attenta al risultato finale.




 
Léopold Sédar Senghor,Presidente della Repubblica del Sénégal.




[1] Léopold Sédar Senghor nasce da agiata famiglia a Joal,poche centinaia di km.a sud di Dakar,in Sénégal,nel 1906 e muore a Verson,in Normandia,Francia,terra natale della moglie,nel 2001.
[2]Sia le maschere dogon che le sculture ashanti sono sopravvivenze delle antiche civiltà africane.
[3]sorta di arpa da 16 a 32 corde.
[4]Specie di viola monocorde.
[5]Genere di xilofono.
[6]Sorta di chitarra tetracorde,che lo stesso Senghor amava suonare.
[7]Per es.le raccolte di Senghor "Ethiopiques" e "Nocturnes".

[8]Anche ai non Africani.
[9]"E' lui,amico fraterno e testimone d'elezione che m'introduce all'Africa"
[10]Césaire,l'iconoclasta scosso dalle veemenze di Maldoror(Lautréamont),Senghor,il paziente tessitore di trame
diplomatiche e di orditi politico-culturali per costruire la fratellanza.
[11]Nome attribuito a indicare il suo status di cattolico.
[12]Nome che indica l'appartenenza all'etnia paterna dei Sérères.I Sérères intrattengono con le altre popolazioni rapporti di 
"parenté à plaisanterie" -parentela per scherzo- che consente la critica reciproca fra individui appartenenti a diverse culture,
in un clima sereno che agevola il confronto e facilita la pacifica soluzione dei problemi.la madre è di etnia peul,meno
prestigiosa.
[13]Vive,infatti,in una casa in muratura,nel fasto.
[14]I re di Sine discendono dai conquistatori malinké dell'Alta Guinea,le loro terre hanno fatto parte di 
quel regno fino al 1925,data dell'annessione al Sénégal.
[15]Léopold Sédar Nyilane Senghor.
[16]Parlante nativo delle lingue sérère e peul,sa servirsi del francese,a partire dall'età scolare in cui frequenta istituti
 
cattolici,nell'età adulta potrà servirsi anche dell'inglese e di altre lingue europee e africane,molto interessanti in questo
periodo,le traduzioni di canti orali bambara e bantu e da numerose altre lingue africane.Successivamente
insegnerà anche Lingue Africane all'Università di Parigi.
[17"Assimilare,non essere assimilato".Come in questo caso,tutte le citazioni anche in seguito proposte tra virgolette,senza indicazione dell'autore,appartengono a Léopold Senghor.
[18]Aimé Césaire,per l'appunto.
[19]"Isole lunatiche come caimani addormentati,"come diceva Marquez.
[20]Lingua dell'etnia peul a cui appartiene sua madre.
[21]In "Senghor",a cura di A.Guilbert, coll."Poètes d'aujourd'hui",éd.Seghers,Paris,1998,trad.M.G.Bruni.
[22]Lunga tunica usata dagli uomini africani.
[23]Il liceo Louis le Grand,dove incontrerà Aimé Césaire nel 1931.
[24]Che resterà guida inalterata della politica nella Repubblica del Sénégal indipendente dal 1960 ad oggi.
[25]Milita nella SFIO ed è professore in un liceo alle porte della capitale nel 1932.
[26]Nel 1937.
[27]Cfr.'Ce que l'homme apporte',in 'L'homme de couleur',Plon éd.1939.
[28]Nel '39 è soldato nella fanteria coloniale,nel '40 è fatto prigioniero e nel '42 è riformato per motivi di salute.
[29]Raccolta poetica apparsa nel florilegio di Léon Gontran Damas "Poètes d'expression française,"éd.du Seuil1947,Paris.
[30]Collaborano inoltre alla rivista di Diop,del 1947,R.Wright,A.Camus,oltre ad A.Césaire  e a L.Senghor.
[31]Pur scritta qualche anno prima,1938,è inserita nella raccolta"Chants d'ombre",pubblicata da L. Damas nella sua raccolta.
[21]"Il mio cuore è rimasto puro come il vento dell'Est nel mese di Marzo".
[33]La musa ispiratrice di Senghor.
[34]Da Léopold Senghor "Poèmes",op.cit,trad.M.G.Bruni.

[35] Nel '55/56 Senghor è Segretario di Stato alla Presidenza del Consiglio nel gabinetto di E.Faure.Nel 1959 è consigliere presso il Presidente della Comunità Europea.nel 1960 è eletto Presidente della Repubblica del Sénégal indipendente.il nome del paese africano,Sénégal,sembra derivare dalla storpiatura che i primi colonizzatori facevano dell'espressione in lingua wolof "sunu gaal (le nostre piroghe).
[36]Romanziere nero americano che al congresso degli Scrittori e Artisti Neri del 1956 a Parigi,promosso dalla rivista "Présence africaine",fondata nel 1947,intervenne con un discorso teso 
ad aprire le culture africane in direzione della modernità occidentale,in forte contrasto con le posizioni degli intellettuali vicini a quelle del movimento della negritudine.
[37]Cfr.'Preuves'-Maggio1958.
[38]del 1951.
[39]Raccolta che contiene"Chant pour  Signare',per khalam,strumento con cui lo stesso poeta ama accompagnare i suoi canti;in questa silloge,come in Ethiopiques ,ogni testoporta infatti l'indicazione dello strumento che deve accompagnarlo.
[40]Come' Ethiopiques'(1956),altre sillogi,per es.' Nocturnes'(1961),prevedono l'accompagnamento strumentale. puntuale e
costante.
[41]Léopold Senghor',Poèmes',op.cit.,trad.M.G.Bruni.
[42]Sorta di chitarra tetracorde,particolarmente adatta all'accompagnamento dell'elegia.
[43]Piccolo tam tam ascellare con cui i menestrelli accompagnano l'ode e l'elogio.
[44]Tam tam di guerra.
[45]Trovatore dell'Africa nera,poeta e musicista.
[46]Opera di Lautréamont,poeta francese della fine del XIX s.,che ebbe una notevole influenza sia su Césaire che su Senghor;la sua opera,"Le chant de Maldoror",è del 1869.
[47]Esemplare il divertimento dei canti e delle danze,ma anche la tradizione dei Toucouleurs,etnia senegalese dell'interno,dedita ll'agricoltura,la cui tradizione di riunirsi in gruppo la sera,magari seduti sulle accoglienti radici del baobab,ha permesso di sviluppare un vero talento collettivo di formidabili narratori.
[48]Personaggio mitico della letteratura araba classica paragonabile all'europea Giulietta.
[49]Nuit de Sine(1945),da "Chants d'ombre";Ti ho accompagnato...(1961),da"Nocturnes-Chants pour Signare";Mi sono svegliato(1972),da "Lettres d'Hivernage".
[50]Da Léopold Senghor:"Poèmes",op.cit.trad. dal fr.di M.G.Bruni.
[51]Termine senegalese per indicare cibo,impasto di riso cotto,semola,analogo al couscous maghrebino o siciliano.Nella raccolta"Poèmes",éd.du Seuil,Points,Paris,1974,da cui sono tratte le poesie qui presentate.Senghor risponde alle critiche ricevute per la sua consuetudine di inserire nelle sue poesie parole d'origine africana che non si com-prendono."Si tratta di com-prendere meno il reale del surreale -il sotto-reale.per prima cosa scrivo per il mio popolo...del resto è toccando gli Africani
di lingua francese ,che toccheremo meglio i Francesi e al di là di mari e frontiere,gli altri uomini.
tuttavia la mia intenzione non è di fare l'esotismo per l'esotismo,ncor meno,ermetismo a buon mercato.Perciò ho pensato che non fosse inutile dare una breve spiegazione dei temini di origine africana usati nelle poesie."Perciò,aggiunge un reve glossarietto delle parole utilizzate all'edizione,in cui ,però, DANG manca.Per questo noi abbiamo conservato intradotti i termini di origine africana incontrati.Nota della curatrice.
[52]Da "Nocturnes-Chants pour Signare",in "Poèmes",op.cit.Trad. dal fr. è di M.G.Bruni.
[53]Perizoma,drappo,pezzo di tessuto per coprirmi in modo succinto.
[54]Dalla raccolta"Lettres d'hivernage"-1972-in 'Argument'-Je me suis reveillé,in "Poèmes"di Léopold Senghor.op.cit.Trad.dal fr.di M.G.Bruni.
[55]Il baobab è detto anche 'arbre à palabre',luogo di riunione,delle decisioni,del raccoglimento con gli antenati.E' anche  noto come "albero al contrario"perchè i suoi rami quasi privi di foglie sembrano piuttosto radici volteverso il cielo.
[56]Della raccolta tarda"Lettres d'hivernage",'Argument',1972,Léopold Senghor:"Poèmes",op.cit.
Trad.dal fr.di M.G.Bruni.
[57] Savana,sterpaglia.
[58]Cfr.Senghor,"...L'orrore era allo zenit"...,allusione allo spavento dei pastori all'ora degli Spiriti,in cui appaiono loro imiraggi.
[59]Cfr"Ethiopiques:"''Epistole  alla Principessa',prima citata-1956-dove ogni testo è accompagnato dall'indicazione
dello strumento da utilizzare.

©Maria Gabriella Bruni

2 commenti:

  1. Se ti ha incuriosito la lettura degli stralci dei dialoghi di Gordon e Zoé che hai trovato sul blog e ti interessa conoscere l’intera storia ricomposta dei due personaggi e il confronto delle loro opinioni,spesso diverse, sulla poesia contemporanea del mondo,puoi soddisfare la tua curiosità e il tuo interesse scaricando l’antologia di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli dal titolo”326 poesie dal mondo per una storia d’amore”
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    L’obiettivo del nostro lavoro è il tentativo di contribuire ad arricchire la proposta di poesia , allargando l’orizzonte di lettura al mondo,offrendo allo stesso tempo ,con i dialoghi dei personaggi,gli strumenti per un’analisi puntuale.
    Se il nostro mantra è “ diversità = ricchezza”, se la meta che permette di cancellare paure, pregiudizi e intolleranze è costituita dalla conoscenza globalizzata che può rendere consapevoli i cittadini delle potenzialità insite nell’incontro e nel confronto delle diverse culture, le tappe intermedie del percorso dovranno favorire alcune scoperte che ,infine, consentiranno la conquista di grandi verità che all’inizio della ricerca erano ancora –come Maya- velate.

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  2. Per i miei amici lettori che tanto hanno apprezzato la proposta Senghor posterò, alla fine del mese di gennaio 2015,un nuovo testo che mi sembra interessante preso da "Ethiopiques"(1956)su questo stesso blog.

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