mercoledì 31 luglio 2019

Aforismario lunare.22.Havelock Ellis




Il sole, la luna e le stelle sarebbero scomparse da tempo … se fossero state alla portata delle mani predatorie degli uomini.
(Havelock Ellis)

martedì 30 luglio 2019

Aforismario.lunare.21.Fabrizio Caramagna






La luna: ci sono notti in cui sembra produrre un miele bianco di sogni, di solitudine e di silenzio.
(Fabrizio Caramagna)

lunedì 29 luglio 2019

domenica 28 luglio 2019

Aforismario lunare.19 .George Bernard Shaw





.Non so se ci sono uomini sulla Luna, ma se ce ne sono,
 di sicuro usano la Terra come manicomio.
(George Bernard Shaw)





sabato 27 luglio 2019

Aforismario lunare.18.Ambrose Bierce


.Falce di luna. Lo si dice della luna nelle prime fasi della sua periodica crescita, quando è troppo luminosa per i ladri e troppo buia per gli amanti.
(Ambrose Bierce)






venerdì 26 luglio 2019

Aforismario lunare.17.Carlos Saawedra Weise





.Come fa la luna a non elevare il cuore di un poeta, se riesce a innalzare il mare!
(Carlos Saawedra Weise)




giovedì 25 luglio 2019

Aforismario lunare.16Totò nella luna.

16.La Luna?
Sì!
Ma guarda un po’ alla mia età,
andare a finire sulla Luna,
io di questa stagione sono abituato
ad andare a Capri, porca miseria …
(Totò, nel film Totò nella luna)

martedì 23 luglio 2019

lunedì 22 luglio 2019

Aforismario lunare.14.Italo Calvino.





C’era la Luna proprio sopra: e la città mi parve fragile, sospesa come una ragnatela, con tutti i suoi vetrini tintinnanti, i suoi filiformi ricami di luce, sotto quell’escrescenza che gonfiava il cielo.
(Italo Calvino)

domenica 21 luglio 2019

Aforismario lunare 13. Messaggio inciso sulla targa lasciata dai primi uomini sulla luna






“Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna, Luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace per tutta l’umanità”.
(Inciso sulla targa lasciata dai primi uomini che hanno messo piede sulla Luna)

sabato 20 luglio 2019

Aforismario lunare.12..Neil Armstrong



.Questo è un piccolo passo per l’uomo, un gigantesco balzo per l’umanità.
(Neil Armstrong, nel discendere la scaletta del Modulo Lunare dopo l’allunaggio, 20 luglio 1969.)

venerdì 19 luglio 2019

Aforismario lunare..11. Rabindranath Tagore.




Era una sera solitaria, leggevo un libro a lungo, finché il mio cuore divenne arido.
Mi pareva che la bellezza fosse una cosa foggiata da mercanti di parole. Stanco,
chiusi il libro e spensi la candela. In un istante la stanza fu inondata dalla luce della
luna.
(Rabindranath Tagore)


giovedì 18 luglio 2019

Aforismario lunare.10.Haruki Murakami



Quel satellite era sempre stato un prezioso alleato del genere umano. La sua luce era un regalo caduto dal cielo. Prima del fuoco, degli attrezzi, del linguaggio, la luna rischiarava il buio del mondo e calmava la paura degli uomini. Le sue fasi avevano insegnato agli umani il concetto di tempo.
(Haruki Murakami)





mercoledì 17 luglio 2019

Aforismario lunare.9.Matsuo Basho










Non c’è nulla che puoi vedere che non sia un fiore; non c’è nulla che puoi pensare che non sia la luna.
(Matsuo Basho)




martedì 16 luglio 2019

lunedì 15 luglio 2019

domenica 14 luglio 2019

Aforismario Lunare.6.Federico García Lorca


Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili.

Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito.
(Federico García Lorca)

sabato 13 luglio 2019

Aforismario lunare. 5.Fabrizio Caramagna




La mia ombra e quella della  luna si incontrano, si uniscono.
 Poter lasciare qui la mia ombra frenetica e prendere quella silenziosa della luna.
(Fabrizio Caramagna)

giovedì 11 luglio 2019

Aforismario lunare.2.Fabrizio Caramagna






C’era questo asteroide bianco e luminoso che vagava nell’universo, tutto solo, rimbalzando da un pianeta all’altro e nessuno lo voleva perché aveva troppi crateri e – dicevano – anche un lato oscuro. Un giorno l’asteroide si avvicinò alla terra e un poeta lo vide e gli disse: “Ti prego, resta con me. Ti darò un nome, ti chiamerò Luna e ti dedicherò le poesie più belle”.
(Fabrizio Caramagna)




mercoledì 10 luglio 2019

Aforismario lunare.1 Mark Twain





                          La luna sulla rocca di Federico a San Miniato-Pisa,Italia 


Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro.
(Mark Twain)

P.S Credo proprio di poter programmare al massimo per 24 post.
E anche così gli orari sono sballati ,tendenti all'uscita serale,ma registrati con orari nel pieno della notte precedente .Mi dispiace,
ma non ho altre soluzioni che la probabile interruzione ferragostana che cercherò di ridurre al massimo .Mi scuso per questo inconveniente.Cercherò di farmi poi perdonare con una serie di dediche specifiche ai miei amici lettori costantemente fedeli
delle varie regioni del mondo.Maria Gabriella Bruni


martedì 9 luglio 2019

63.lunario.Gianni Rodari





EUROPA


ITALIA


La luna di Gianni Rodari
Un'ironia amara sulla società contemporanea di questo paese,che rasenta 
un tagliente sarcasmo per concludere con la utopia della speranza.

63.Gianni Rodari
«Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: - Buon viaggio!»
(Gianni Rodari, Il giovane gambero, da "Favole al telefono")

All'anagrafe Giovanni Rodari ,
Omegna,23 ottobre1920-
Roma,14 aprile 1980-
Scrittore, pedagogista,
giornalista e poeta italiano,specializzato in letteratura per l'infanzia e tradotto in molte lingue. Unico vincitore italiano del prestigioso Premio Hans 
Christian Andersen nel 1970 fu uno fra i maggiori interpreti del tema "fantastico" nonché, grazie alla" Grammatica della fantasiadel 1973, sua opera principale, uno fra i principali teorici dell'arte di inventare storie.

Sulla luna  
Sulla luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla luna e sulla terra
fate largo ai sognatori!
P.S Credo proprio di poter programmare al massimo per 24 post.
E anche così gli orari sono sballati ,tendenti all'uscita serale,ma registrati con orari nel pieno della notte precedente .Mi dispiace,
ma non ho altre soluzioni che la probabile interruzione ferragostana che cercherò di ridurre al massimo .Mi scuso per questo inconveniente.Cercherò di farmi poi perdonare con una serie di dediche specifiche ai miei amici lettori costantemente fedeli
dalle varie regioni del mondo.Maria Gabriella Bruni

lunedì 8 luglio 2019

62.Lunario . Alda Merini.


EUROPA


ITALIA



La luna di Alda Merini 
 Una luna fatalmente attraente quella della poetessa "zingara". 

62.Alda Merini
 Alda Giuseppina Angela Merini nota semplicemente come Alda Merini
Milano,21 marzo 1931- Milano,1 novembre 2009è stata una poetessa,aforista
e scrittrice italiana.


Nasce in una famiglia di modeste condizioni economiche. La famiglia è composta dal padre, funzionario delle Assicurazioni Generali Venezia, dalla madre casalinga, da una sorella maggiore e un fratello minore, studiò tuttavia pianoforte e a quindici anni esordì come autrice, scoprendo l'anno dopo quel male interiore, noto come sindrome bipolare, che l'accomunava ad altri grandi poeti del passato: da Charles Baudelaire a Lord Byron, da Francis Scott Fitzgerald a Virginia Woolf.. Non potendo frequentare il liceo Manzoni  perché respinta in Italiano, compie gli studi superiori all'Istituto professionale Laura Solera Mantegazza e, contemporaneamente, continua a dedicar si allo studio del pianoforte.
Inizia a comporre le prime liriche a quindici anni e il primo, autentico incontro con il mondo letterario avviene l'anno successivo, quando le sue poesie furono lette da Giacinto Spagnoletti. Proprio nel '47 la Merini inizia a frequentare la casa di Spagnoletti, dove conosce Giorgio Manganelli, che fu un vero maestro di stile per lei, e il suo primo grande amore
. La maggiore poetessa italiana del secondo Novecento, autrice di versi di rara intensità in equilibrio tra dolore e follia.
Dopo essere stata internata all'ospedale psichiatrico di Villa Turno, cercò disperatamente conforto nella scrittura e nel tentativo di costruirsi una vita normale, segnata da due matrimoni e tre figli. Nel 1950 vide alcune sue composizioni inserite nell'Antologia della poesia italiana 1909-1949 e, tre anni dopo, pubblicò il suo primo volume di poesie, La presenza di Orfeo.
Amica del premio Nobel Salvatore Quasimodo, conquistò nel 1993 il Premio Librex-Guggenheim "Eugenio Montale" per la Poesia, nel 1996 il "Premio Viareggio" per il volume "La vita facile" e nel 1997 il "Premio Procida-Elsa Morante". Affetta da un tumore alle ossa, si spense all'Ospedale San Paolo di Milano, nel novembre del 2009.


Canto alla luna

La luna geme si fondali del mare,
o Dio morta di paura
di queste siepi terrene
o quanti sgardi attoniti

che salgono dal buio
a ghermirti nell'anima ferita.
La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parole del destino..
Io sono nata zingara ,
non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento
quanto basti per darti
un unico bacio d'amore.

domenica 7 luglio 2019

61.Lunario.Gabriele D'Annunzio



EUROPA
 ITALIA
La luna in Gabriele d'Annunzio
L'oggetto di un desiderio plurale,più di una speranza di molteplici felicità che
 l'astro d'argento può appagare.

61.Gabriele d'Annunzio.
Pescara,12 marzo 1863-Gardone Riviera,1 marzo 1938:
è stato uno scrittore,poeta,drammaturgo,militare,politico,giornalista e patriota italiano,
simbolo del Decadentismo e celebre figuradela prima guerramondiale,dal 1924 insignito
 del titolo di "principe di Montenevoso",soprannominato "il Vate",quale poeta sacro
profeta,cantore dell'Italia umbertina,ma anche l'Immaginifico. Occupò una posizione
 preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 e nella vita politica dal 1914 al
 1924. E' stato definito «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione
 poetica italiana e come politico lasciò un segno nella sua epoca e un'influenza sugli
 eventi che gli sarebbero succeduti.

L'arte di D'Annunzio fu così determinante per la cultura di massa che influenzò usi e
costumi nell'Italia -e non solo- del suo tempo: un periodo che più tardi sarebbe stato
definito appunto "dannunzianesimo".
 
O falce di Luna calante
 

O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.
Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme…
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

sabato 6 luglio 2019

60.Lunario..Olga Savary


AMERICA



BRASILE


La luna di Olga Savary

La poetessa brasileira fa scaturire poesia direttamente dalla suggestione
affascinante che scaturisce dalle parole degli Indios che attribuiscono agli
elementi della natura
60.Olga Savary

E'nata a Belém do Pará, nell’Amazzonia brasiliana, nel 1933.
 È considerata una delle grandi poetesse brasiliane viventi, e alcuni suoi libri
 come Magma, Sumidouro, o Repertório Selvagem (l’antologia che riunisce i
 12 libri che aveva pubblicato fino al 1998) hanno vinto praticamente tutti i 
principali premi letterari brasiliani per la poesia, compreso il Premio Machado
 de Assis per l’insieme dell’opera. Come organizzatrice di antologie ha riunito
 le poesie a contenuto erotico che compongono Carne Viva, la più completa 
antologia nel genere, con più di 50 poeti brasiliani del XX secolo, pubblicata 
negli anni ’80 dalla casa editrice Anima, di Rio di Janeiro .La tematica erotica 
intrisa di un misticismo e di un particolare senso del sublime è il marchio della 
poesia di Olga Savary, ma anche della sua narrativa.

Iandàra in tupi è mazzogiorno,
come dicono i nostri Indios
luna dal volto grande;
Iacipiréra,luna calante
è scorza di luna.
Quando prosaicamente diremmo                                                                
piove,loro dicono:o kyr amanà
= precipitano le nuvole.

Con tanta poesia così non mi è difficile
amare un indio,padrone della terra,dell'acqua.
E per di più non sa nemmeno il mio nome.


___________________________
(Traduzione dal portoghese di Julio Monteiro Martins.)





In lingua originale:
Poesia Brasileira
di Olga Savary

Iandàra em tupi é melo-dìa
Iaciçuaçù é lua cheia
ou como dizem nossos Indios
lua do rosto grande  
Iacipiréra,lua minguante,
é casca de lua,
chove para eles:o kyr amanà
=desabamas nuvens..

Tanta poesia assim nao me é dificìl
amar um Indio,dono da terra,àgua
Inda mais que eu nem sei meu nom.

Dedicata in particolare al mio fedele amico/a,fedele lettore/lettrice portoghese 
analogamente a quanto ho già fatto con la amica/o fedele
lettore/lettrice irlandese con i" versi scritti in un momento
di sconforto" da William Butler Years.
Grazie per essere lettori tanto attenti e interessati,
                                         .Maria Gabriella Bruni.
Mi scuso inoltre con tutti i miei fedeli amici lettori per
eventuali irregolarittà ella pubblicazione del post di 
domani 7/7/2019.Provo a sperimentare la programmazione
automatica in vista di un prossimo periodo di lavoro molto 
intenso a conclusione di un viaggio attraverso il teatro
francofono nei 5 continenti che devo consegnare all'editore
in autunno.

venerdì 5 luglio 2019

59.Lunario. e. e. cummings





AMERICA

USA


La luna in e.cummings
    
   È una poesia visiva in cui il poeta non disegna
con le parole come nel calligramma, ma gioca
con il loro significato, le spezza e le ricompone
utilizzando il potere evocativo delle singole lettere
 o dei segni di interpunzione. Il paesaggio urbano
attraversato dall’Innamorato si intreccia con le sue
 emozioni dell’attesa. Lui ha la testa piena di lei e
i sensi allertati; il traffico assordante della città si
confonde nell’ ossessiva miscela di sospiri,
muscoli tesi, carezze immaginate e fremiti; fino
all’incontro preannunciato dai  piccioni in cielo
he disegnano ampi cerchi per poi improvvisamente
 fuggire in tutte le direzioni, sagome scure contro
 il sole del tardo pomeriggio.  Lei arriverà al crepuscolo,
quando la luna (moon) apparirà nel cielo e risuonerà
 al cuore  come ‘presto’ (soon), e come anticipazione
del godimento finale. Un sonetto fatto di versi spezzettati
,  stracciati come le foglie sugli alberi scuri, con un distico
 finale a rima baciata!

59. Edward Estlin Cummings (e.e. cummings)
Nasce a Cambridge, Mass., nel  1894. Amante della pittura 
Pre-Raffaellita, dell’Art Nouveau, scopre il Futurismo 
e il Cubismo. Volontario e autista di ambulanze in Europa,
 durante la prima Guerra Mondiale; passa tre mesi a Ferté
 Macé, il campo di concentramento presso Marsiglia,
 per i suoi modi insofferenti verso qualsiasi forma di 
disciplina e per la sua amicizia con l’anarchico Brown.
 Nel 1922, pubblica il romanzo The Enormous Room
piena di atmosfere kafkiane; nel 1924, la prima 
raccolta poetica Tulipani e camini, piene di 
sperimentazioni linguistiche. Viaggia in Europa
 e studia pittura con Cocteau, Picasso e Marinetti;
 frequenta Gertrude Stein, Schoemberg e Satie. 
Ha pubblicato 12 volumi di versi, 700 componimenti. 
Muore a North Conway nel 1962.        
 Un audace sperimentatore,  e.e.cummings, ma con 
un “substrato romantico sotto la superficie multicolore”.
 Un intreccio di romanticismo e modernismo, insomma, 
la sua poesia.E lui, un anarchico, irriverente e visionario,
 un poeta barocco e individualista che proprio nelle poesie
 d’amore rivela la sua grandezza. I temi e i sentimenti sono
 semplici, familiari, ma l’ironia che spesso li colora riesce
 a renderli liberi e irrispettosi.
           Anche in e.e. cummings , musica, pittura e poesia
spesso si fondono, come se le parole fossero figure in movimento.
Parole spesso inventate, create da una sintesi personale di due parole
normali, disposte sulla carta in modo da sottolineare le tensioni interne.
Ecco, per esempio,  la rappresentazione grafica del ritmo diversificato
di una passeggiata-desiderio di un  Innamorato che va a incontrare
l’Amata :

i will be°*
                                       i will be
    M o ving in the Street of her
    bodyfee 1 inga ro undMe the traffic of
    lovely;muscles-sinke x p i r i n    g S
            uddeni
    Y         totouch
                             the curvedship of
                                                         Her-
    ….kiss      her:hands
                                    will play on,mE as
    dea d tunes OR s-crap p-y lea Ves flut te rin g
    from Hideous trees or

         Maybe Mandolins
                                      1 oo k-
         pigeons fly ingand

    whee(:are,SpRiN,k,LiNg an in-stant with sunLight
    then)!-
    ing all go BlacK wh-eel-ing

    oh
        ver
              mYveRylitTle

    street
    where
    you will come,

                             at twi li ght
    s(oon & there’s
    a             m oo
)n.


*Questa una possibile traduzione: “io  mi/ Mu o verò sulla Strada del suo/ corposen t endoa ttor noaMe il traffico di/ bei; muscoli-chesiabbassanoe spirand  oI/ mprovvisament/ e        per toccare/ la curvatura della/ Sua -/  … bocca le sue: mani/ suoneranno  su , mE  come/ mute melodi e O  fo Glie s-tracciate che si agitano/ su Brutti alberi o/ Forse Mandolini/ G  uar da-/ piccioni  che vol anoe/ ruo(: si stanno, DiSsE, mi, NanDo in un attimo alla Luce del sole/ poi)!-/ tando diventano tutti NerI v-olan-do in tondo/ oh/sul/lamIa piccolissima/ strada/ dove/ tu verrai/ al tramonto/ p(iena &ci sarà/ una         lunap/)resto» (I.Nicchiarelli).

Edward Estlin Cummings (e.e. cummings) ,” i will be”, da N &SEVEN POEMS, 1, in e.e. cummings, Complete Poems (1904-1962), a cura di George James Firmage, Liveryright, New York, 1962.

Da326 poesie dal mondo per una storia d’amore
Onyx ed.e.book
 a cura di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli






giovedì 4 luglio 2019

58.Lunario.Anna Achmatova




EUROPA



RUSSIA


La luna gialla di Anna Achmatova

Una luna ,quella di Anna Achmatova ,sollecita e partecipe della drammatica condizione
 della protagonista. Perché uccidere la memoria, indurire l’anima, pensare di potersi
inventare una nuova vita, non sempre tutto ciò è sufficiente per superare l’angoscia
di una separazione così violenta. Allora solo Morte e Follia appaiono unica Speranza

58.Anna Achmatova

“In luogo di prefazione Negli anni terribili della ežovščina 46 ho passato diciassette mesi
 in fila davanti alle carceri di Leningrado. Una volta qualcuno mi «riconobbe». Allora una
 donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito
 il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un
orecchio (lì tutti parlavano sussurrando): - Ma questo lei può descriverlo? - E io dissi:
- Posso. Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto.
 (Leningrado, 1 aprile 1957) . Il dramma narrato è in effetti collettivo come il poeta stesso
riconosce nella prima delle poesie con cui decide di aprire il poemetto, datata 1961 : no,
non sotto un cielo straniero, non al riparo di ali straniere: io ero allora col mio popolo, là
dove, per sventura, il mio popolo era. Ed è proprio e soltanto in questa coralità del dolore
che tutto diventa non più accettabile, ché milioni di persone di aver perso i propri cari nella
logica del Terrore non se ne fecero mai una ragione, ma più sopportabile, quello sì: . No,
non  sono io, è qualcun altro che soffre. Io non potrei essere così, ma ciò che è accaduto
neri drappi lo coprano, e portino via le lanterne … Notte. Come infatti può il poeta accettare
se non nella condivisione del dolore ciò che le è toccato in sorte trasformando così
radicalmente la sua vita di un tempo? . Se ti avessero mostrato, burlona, beniamina di tutti
gli amici, Si intende con questo termine il periodo in cui Nikolaj Ežov fu Commissario del
Popolo agli Interni, cioè tra il 1936 e il 1938.  Si riferisce al carcere delle Croci (Kresty)
dove spesso si recava per avere notizie del figlio. Ana Achmatova, La corsa del tempo.
Gaia peccatrice di Cárskoe Seló, quel che sarebbe stata la tua vita: in piedi, con un pacco,
trecentesima sotto Le croci, fondendo il ghiaccio dell’anno nuovo con le tue lacrime
cocenti. Dondola il pioppo della prigione laggiù, e non un suono … ma quante vite
innocenti lì hanno fine … (1938) . La scelta dunque di rifiutare l’esilio si è rivelata folle
e sacra nello stesso tempo. Chi avrebbe potuto raccontare nel segreto della memoria
altrui se non lei, chi meglio di lei la rovina che si stava abbattendo sull’amata Russia?
Introduzione. Ciò accadeva quando sorrideva solo il morto, lieto della propria pace.
E accanto alle sue carceri Leningrado penzolava come una vana appendice. E quando,
impazzite dal tormento, già marciavano schiere di condannati ed un canto laconico di
addio cantava il fischio delle vaporiere. Sopra di noi le stelle della morte, e innocente
la Russia si torceva sotto stivali insanguinati, sotto le gomme di nere marúsi. E chi
dunque meglio di lei per narrare gli attimi veloci in cui si era consumato l’arresto e
definitiva era diventata la separazione, chi i passi sordi sul selciato del marciapiede
che conduceva alla prigione nella speranza di ottenere qualche notizia, chi meglio
di lei i secondi angosciosi dell’attesa trascorsi gomito a gomito con amiche sconosciute?
Ti hanno condotto via all’alba, ti andavo dietro come ad esequie, nella buia stanza
piangevano i bimbi, gocciava il cero sull’altarino. Sulle tue labbra il freddo dell’icona. 
Un sudore  di morte lungo la fronte … Non si scorda! Come le mogli degli strelizzi,
ululerò sotto le torri el Cremlino. (1935, Autunno. Mosca. Diciassette mesi che grido,
ti chiamo a casa. Mi gettavo  ai piedi del boia, figlio mio e mio incubo. Si è confuso 
tutto per sempre, e non riesco a comprendere chi è una belva, chi è un uomo, e se 
attenderò a lungo il supplizio. Rigogliosi  fiori soltanto, tintinnio del turibolo e
tracce chissà dove, nel nulla.  E mi fissa dritto negli occhi e minaccia prossima morte
 un’enorme stella. (1939). Volano lievi  le settimane, non capisco quel che è stato.
Come le notti bianche, figlio, ti guardavano in  prigione, come guardano di nuovo 
con l’occhio ardente di un rapace, e della tua alta croce e della morte parlano. 
(Primavera 1939) .E sul momento della sentenza, che sembra recidere per sempre
il filo della speranza: la sentenza .E sul mio petto ancora vivo piombò la parola di
pietra. Non fa nulla, vi ero pronta, in qualche modo ne verrò a capo. Oggi ho da fare 
molte cose: occorre sino in fondo uccidere  la memoria, occorre che l’anima impietrisca, 
occorre di nuovo imparare a vivere. Se no,oltre la finestra,l’ardente fremito dell’estate
 come una festa. Da tempo lo presentivo: un giorno radioso e la casa deserta. (Estate 
1939. Casa della Fontanka) .
Alla morte Tu verrai comunque: perché dunque non ora? Ti attendo, sono sfinita. 
Ho spento il lume e aperto l’uscio a te, così semplice e prodigiosa. Prendi per questo
l’aspetto che ti aggrada, irrompi come una palla avvelenata, o insinuati furtiva come
un provetto bandito, o intossicami col delirio del tifo. O con una storiella da te
inventata e nota a tutti fino alla nausea: che io veda la punta di un berretto turchino 
o il capopalazzo pallido di paura. Ora per me tutto è uguale. Turbina lo Eniséj,
risplende la stella polare. E annebbia un ultimo  terrore l’azzurro bagliore di occhi
dorati. (19 agosto 1939. Casa della Fontanka) Già ha coperto metà dell’anima La 
follia con la sua ala, e un vino di fuoco mesce e in una nera valle chiama. Ed io ho
compreso che devo concederle la vittoria, dando ascolto al mio  delirio come se 
ormai fosse di un altro. E nulla consentirà che con me io porti via (per quanto possa 
implorarla e annoiarla con preghiere): né gli occhi terribili del figlio pietrificato
dolore né il giorno in cui venne la bufera, né l’ora dell’incontro in prigione, né il
dolce refrigerio delle mani, né le ombre scosse dei tigli, né un lontano, lieve suono:
le parole dei conforti estremi. (4 maggio 1940). “
È di fronte a tanta disperazione che, laicamente, il pensiero va allora a Maria, icona 
del  dolore di tutte le madri che perdono il figlio …

II.

Scorre placido il placido Don,
entra in casa una gialla luna,
il cappello a sghimbescio, entra,
vede un’ombra la gialla luna.
Questa donna è malata,
questa donna è sola,
morto il marito,
in carcere il figlio,
pregate per me.


  da "La luna allo zenit"                                                                

mercoledì 3 luglio 2019

57 Lunario. Vittorio Giovanni Rossi




EUROPA

ITALIA

La luna   di Vittorio  Giovanni Rossi
L’uomo sulla luna:perché mai? Semplicemente  perché la vita
 dell’uomo assume valore solo quando accetta e soprattutto
vince sfide  prima impossibili, mostrando di sapersi superare.

57. Vittorio Giovanni Rossi 
 Nasce a Santa Margherita Ligure l’8-1-1898,muore a Roma
 il 4-1-1978. Giornalista e scrittore italiano.

      A Capo Kennedy, il giorno della luna
Era la mattina di quel giorno, il 16 luglio. L’Apollo 11 era davanti
a me, a 5500 metri di distanza; pareva il campanile di S. Marco
in Venezia, con l’angelo sopra. Intorno c’era la landa sconfinata
 e selvaggia; c’erano le palme tropicali, gli arbusti, le lepri e i
 conigli selvatici che si divertivano a scappare, ad avere paura;
c’erano gli uccelli marini, i pellicani, i cormorani, i caimani nell’acqua
 degli stagni; c’era l’oceano, il suo silenzio; c’erano strati leggeri
 di nuvole bianche, nuvole grigie, il sole saliva nel cielo e le nuvole a
 poco a poco se ne andavano. Da allora sono passati pochi giorni, e la
gente sulla terra è vissuta facendo i conti del tempo che era passato
e di quello che restava da passare. Sono stati quattro giorni molto
lunghi nella storia dell’uomo sulla terra. Sono stati anche i quattro
giorni più nuovi di tutta la storia dell’uomo, dove tutti i giorni sono
nuovi. Pochi giorni fa, quei tre uomini erano qui, su questa landa
selvaggia. Li ho visti per un piccolo attimo, passavano, andavano a
imbarcarsi. Erano le sei e quaranta del mattino, si era appena levato
il sole; essi erano chiusi nella loro armatura, respiravano un’aria che
non era più la nostra aria, camminavano sui loro chiusi pensieri. E
ora due di essi sono stati sulla luna, ora tutto quello che l’uomo ha
 fatto finora, sembra piccolo.
E l’uomo antico che è dentro di noi resiste al fatto, si rifiuta di crederlo,
dice che è tutta una favola.
Mancavano due ore alla partenza, e io pensavo a quelli che erano
nell’Apollo 11. Erano Armstrong, Collins, e Aldrin, ma c’erano anche
 altri, e alcuni di essi erano vestiti in uno strano modo antico;
erano Leonardo, Copernico, Galileo, Newton, Volta, Faraday, Maxwell,
 Einstein e altri.
A un tratto mi domandai perché andavano sulla luna. Tante cose
sembra di saperle; poi, quando è il momento, non si sanno. Mi dissi
che andavano sulla luna per quelle pietre; prendere un po’ di quelle
 pietre della luna e portarle sulla terra. “E’ per le pietre”, mi dissi.
Intanto altri minuti importanti della storia dell’uomo erano passati,
e io continuavo a pensare a quelle pietre. Saranno le pietre più preziose
 che mai siano state sulla terra, mi dicevo; nessun tesoro di re, imperatore
 o maharagia dell’India delle favole potrà essere paragonato a quei chili di
pietre. Anche se un giorno l’uomo della terra avrà a disposizione tutte le
pietre della luna, quei chili di pietre continueranno a essere i chili di pietre
più preziose che saranno sulla terra. Perché esse rappresentano quello che
 l’uomo ha fatto, e in tutta la sua lunga storia sulla terra l’uomo ha fatto di
dei suoi sogni è diventato pietra, quei chili di pietre.
Ma c’è chi dice che non ne francava la spesa. In dieci anni di
 esperienze, assaggi, preparativi, questo viaggio alla luna è costato
 una massa smisurata di denaro. Si sa quanto è la somma: è un
numero tanto grande, che non dice più niente, come i numeri che
 riguardano le stelle; denaro americano, denaro russo. E quel
denaro, si dice, poteva essere speso meglio; ci sono sulla vecchia
 terra dell’uomo strazianti bisogni umani, cioè fame, malattie, miserie.
Ma perché l’uomo lo ha fatto? Perché è andato sulla luna? La risposta
 è ancora quella, la vecchia risposta: lo ha fatto perché è uomo.
Sulla vetta del monte Everest non c’era niente da prendere, niente
che  valesse la pena; per avere quello che c’era, bastava entrare in
una gelateria, era più comodo e costava di meno,  però la gelateria
 non era a 8850 metri sul livello del mare.
      E l’uomo c’è andato per andarci, semplicemente perché è uomo.
      E quelli sono i grandi giochi dello spirito umano; e sono misteriosi
       come tutto quello che esce dall’uomo.
L’uomo non è uomo per quello che si mette in bocca o in tasca; le cose
più grandi e belle che lui ha fatto, sono quelle che lo hanno separato un
po’ di più dagli altri animali; e sono quelle che lui ha fatto per farle, e
facendole non si metteva in tasca o in bocca niente di più.
E questo si chiama poesia della vita, cioè la poesia delle cose difficili, e
quella dell’uomo che rincorre i suoi fantasmi; e senza di lei, la vita è
 una contabilità idiota.
E’ lei che ha fatto luce all’uomo, quando l’uomo è uscito dalla caverna,
e ha smesso di fare soltanto l’animale carnivoro. E se la luna non fosse
 altro che quei chili di pietre, lui doveva provare a se stesso che
 poteva andare a prenderle. Anche per quello e nient’altro; perché è

uomo.