mercoledì 30 settembre 2015

82.Ancora Tagore

 Con te sono partite le nostre

fuggenti ore d’amore,

cerco di sapere in quale luogo

le preservi dalla polvere

che lentamente s’accumula.

Nella mia solitudine non trovo

che il tuo canto;

è morto sulle tue labbra,

ma ha lasciato

risonanze infinite.

I sospiri delle tue ore annoiate

li scopro nella pace dei tramonti

d’autunno, i tuoi stessi desideri

tornano a ossessionare

la mia anima, dal fondo del tuo passato.

Immobile, ascolto frusciare le loro ali...

- da Petali sulle ceneri -

martedì 29 settembre 2015

Dédiée à tous mes amis lecteurs francophones.



Tunisia:il fascino dei contrasti .
Il bianco abbagliante delle sue architetture interrotto dall'esuberanza profumata dei fiori e dall'azzurro costante di porte e finestre...
...L'ingresso discreto  dalla porta massiccia semiaperta nel patio misterioso .....

...la vita segreta difesa dagli schermi in filigrana delle moucharabiehs

Amina   Saïd
Elle est née à Tunis en 1953.Elle vit à Paris où elle est enseignante.D'expression francophone ,elle est l'une des grandes voix de la poésie maghrébine.Elle a reçu le prix Charles Vildrac et le prix Jean Malrieu.Le texte qui suit me semble d'une actualité poignante.



les saisons ont passé
vois: j'habite tantô à là la naissance des vagues
tantôt sur l'aile d'un désert seule
sous le poignard fourbe de la lune
et la poussière qui tombe  des étoiles
le même cavalier blanc traverse nos rêves
emportant  la nuit sur sa jument
et le vieillard au bord du grand fleuve 
qui noie  le temps sous le pied  des chevaux
et la plainte sésulaire échappée au tombeau
ensemble nous avons marché sur nos traces
ni vivants ni morts simplement éveillés
 car nous fûmes de ce voyage sans  fin
en plein midi il pleuvait des pierres  et encore
des pierres sur mon corps de sable
que cherchions-nous que devinions-nous 

vois:je n'ai plus d'ombre ne suis de nulle rive
la terre n'est plus ma terre
il n'est plus de pays pour ma liberté
habitons-nous encore la maison de l'âme
notre vie est-elle ici est-elle ailleurs
que laisserons-nous dans le coeur des hommes
qui ne deviendra cendre
existe.t-il encore un mot pour l'impossible
où donc est le poème à quand le dernier vers
pour un être un lieu un amour le temps vient
de mourir le temps vient de renaître
vois:je ne sais plus qui j'aime et qui m'aime
ni qui manque à mes sources
comment trouver alors le chemin
qui mène à l'occident de moi-même

D'après :La Douleur des seuils.© La Différence.


Nata a Tunisi nel 1953.Vive a Parigi dove insegna.D'espressione francofona,è una delle grandi voci della poesia maghrebina.Ha ricevuto il premio Charles Vildrac e  il premio Jean Malrieu.Il testo che segue mi sembra toccare forte le corde di un'attualità sorprendente.


le stagioni sono passate
 vedi:abito ora  all'origine delle onde
ora sull' ala d'un deserto sola
sotto il pugnale furbo della luna
e la polvere che cade dalle stelle
lo stesso cavaliere bianco traversa i nostri sogni
 portando via la notte sulla sua giumenta
e il vecchio sull'argine del gran fiume
che annega il tempo sotto il piede dei cavalli
e la supplica secolare sfuggita alla tomba
insieme abbiamo camminato sulle nostre tracce
né vivi né morti semplicemente desti 
perché noi fummo di questo viaggio senza fine
in pieno mezzogiorno piovevano pietre
e ancora pietre sul mio corpo di sabbia
che cercavamo che indovinavamo

vedi: non ho più ombra non sono di nessuna riva
la terra non è più la mia terra
non c'è più paese per la mia libertà
abitiamo ancora la casa dell'anima 
la nostra vita è qui è altrove
che lasceremo nel cuore degli uomini
che non  diverrà cenere 
esiste ancora una parola per l'impossibile
dov'è dunque la poesia a quando l'ultimo verso
per un essere un luogo un amore il tempo viene
di morire il tempo viene di rinascere
vedi::io non so più chi io amo e chi mi ama
né chi manca alle mie fonti
come trovare allora il cammino 
che conduce all'occidente di me stessa 

81.Ancora Tagore.



 .Non è soltanto un semplice gioco d’amore
quello che c’è tra noi, mio caro.
Troppe volte sono calate su di me
notti tempestose, seguendo la lampada,
e dubbi tenebrosi, nascondendo ogni stella,
si sono ammassati nel mio cielo.
Troppe volte il fiume ha travolto gli argini,
i miei raccolti sono stati cancellati
da acque vorticose, squarciando
da cima a fondo
il mio cielo con le lacrime e la disperazione.
Ho imparato questo: tristi colpi prepara
il tuo amore,
il gelo apatico della morte non conosce.
- da L’offerta di frutta -

lunedì 28 settembre 2015

80.Ancora Tagore



Ero una fra le tante donne

occupate nelle umili faccende

di casa. Perché m’hai scelto

e tolto dal quieto rifugio

della vita comune?

L’amore inespresso è sacro.

Splende come gemma, nella

profondità buia del cuore.

Oh, tu hai vinto la timidezza

del mio cuore e trascinato

il mio tremante amore all’aperto,

demolendo per sempre l’angolo

ombroso dove nascondeva

il suo nido.

Le altre donne sono sempre

le stesse, nessuno ha indagato

nella profondità del loro essere,

ed esse stesse non conoscono

il loro segreto. Con leggerezza,

sorridono e piangono,

chiacchierano e lavorano.

Ogni giorno vanno al tempio,

accendono le loro lampade,

attingono acqua al fiume.

Speravo che al mio amore

fossero risparmiate le umilianti

vergogne dei derelitti, ma tu

hai rivolto altrove il tuo viso.

Sì, la tua strada è aperta

davanti a te, ma a me hai

tagliato la via del ritorno

e lasciato nuda davanti al mondo,

che mi fissa notte e giorno,

con i suoi occhi senza palpebre.

- da Il Giardiniere –

domenica 27 settembre 2015

79.Ancora Tagore.

Un ironico sorriso sembra errare nei tuoi occhi,
quando vengo da te per salutarti.
Tu pensi che tornerò tra poco, come ho fatto tante volte.
In verità anch’io ho lo stesso dubbio.
Perché torna di anno in anno la primavera,
e la luna piena ci dice addio, e poi di nuovo
viene a visitarci, e i fiori tornano a germogliare sugli alberi,
così è probabile che io m’allontani
solo per tornare poi da te.
Conserva però l’illusione per un po’ di tempo,
non affrettarti a cacciarla via.
Quando ti dico che ti lascio per sempre,
accetta come vere le mie parole e versa qualche lacrima,
che renderà più profondo il cerchio scuro dei tuoi occhi.
Poi sorridi pure finché vuoi, ironicamente,
quando torno da te.
- da Il Giardiniere -

sabato 26 settembre 2015

78.Ancora Tagore

 Di mattina gettai la rete in mare.
Pescai dal profondo abisso cose
d’aspetto bizzarro e di strana bellezza:
alcune brillavano come sorrisi,
altre luccicavano come lacrime, altre
ancora erano rosa come le guance d’una sposa.
Quando, col carico del giorno sulle spalle,
tornai a casa, il mio amore sedeva in giardino,
sfogliando lenta i petali d’un fiore.
Esitai un momento e, standomene silenzioso,
deposi ai suoi piedi tutto quello che avevo pescato.
Lei guardò distratta e chiese: «Che strani
oggetti sono questi? Non capisco a cosa
possano servire».
Chinai per vergogna la testa, pensando:
«Non ho lottato per averli, non li ho comprati
al mercato, perciò non sono doni degni di lei».
Per tutta la notte li gettai
a uno a uno nella strada.
Al mattino passarono dei viandanti; li raccolsero
e li portarono in paesi lontani.
- da Il Giardiniere -

venerdì 25 settembre 2015

77.Ancora Tagore.

 Giorno dopo giorno, egli viene
e va via. Tieni, amico mio,
dagli il fiore che ho
tra i capelli.
Se ti domanda chi è
che glielo dona
non dirgli il mio nome, ti prego:
perché egli non fa che venire
e andare via.
Siede per terra sotto l’albero.
Fagli un sedile di fiori e foglie,
amico mio.
I suoi occhi sono tristi e portano
malinconia al mio cuore.
Non rivela mai i pensieri della sua
mente, egli viene soltanto,
poi se ne va.
- da Il Giardiniere -