lunedì 30 settembre 2019

G:Poesie sparse.1,Madrigale.Garcìa Lorca.








G.POESIE SPARSE.

1.MADRIGALE:

O Lucia di Granada,
ragazzina bruna,
che vive ai piedi di Torres
Bermejas !...Se le tue mani
… le tue mani …

[Luna  piena]

O ragazza d’aprile,
o Melisendra,
dalle alte torri
e dalla rocca!
Se i tuoi seni …, i tuoi seni …

[Mezza  luna]

O donna della mia bianca
adolescenza,
tigrata e feconda
Eva!
Nelle mie braccia ti contorci
come i rami secchi
della quercia nella danza
del focolaio.

E  il mio cuore?
Era  di cera?
Dov’è?
E le mie mani?
E …?

[Luna  cieca]







domenica 29 settembre 2019

1.Luna nera.Garcìa Lorca



.     
    1.  LUNA NERA.


Nel cielo della strofa
spunta la luna nera
sulle nuvole brune..

E sul suolo della strofa
ci sono dei giunchi neri che aspettano
di tingere di rosso la luna.


 Dal poema del Cante jondo




1     

sabato 28 settembre 2019

F.Dal poema del CANTE JONDO.Garcìa Lorca






F.DAL POEMA DEL CANTE JONDO

Prefazione

In una conferenza de 19 febbraio 1922 pronunciata presso 
il Centro Artistico di Granada,Lorca spiega in questi termini
cosa sia il cante jondo;”Si dà il nome di cante jondo a un
gruppo di canzoni andaluse il  cui tipo genuino e perfetto è
la siguririya gitana ,da cui derivano altre canzoni ancora come malaguenas,granadin,rondenas connservate dal popolo,come polos,martinetes,carceleras e soleares.Le coplas dette malaguenas,granadin,rondenas,petenersa,ecc.non possono 
essere considerate se non come la deivazione di quelle appena citate,e per la loro architettura  come per il loro ritmo differiscono dalle altre. Queste sono le cosiddette flamencas.”Dopo  aver sottolineatola differenza tra flamenco e cante jondo ( più antico,
orientale per origine,questo,definito nei suoi termini strutturali nel XVIII s. quello) Lorca continua;”Il cante jondo ,vicino in ciò ai primitivi sistemi musicali dell’India,è quasi solo un balbettio,è un’emissione più acuta o più bassa della voce,è una meravigliosa
ondulazione boccale,che rompe le celle sonore della nostra scala temperata,che non  rientra nel pentagramma rigido e freddo della nostra musica attuale,e apre in mille  petali i fiori ermetici dei semitoni . Il cante jondo non procede per ondulazioni,ma  per salti;ha un ritmo sicuro come nella nostra musica, ed è nato
quando già da secoli  Guido d’Arezzo aveva dato nome alle note.
Il cante jondo si avvicina al trillo del  passero,al canto del gallo  alle musiche naturali del bosco e della fonte. E’ un rarissimo
esemplare di canto primitivo,il più vecchio di tutta l’Europa,
che reca nelle sue note la nuda e commossa emozione delle prime razze orientali.”


venerdì 27 settembre 2019

1.Danza della luna a Santiago.Garcìa Lorca.



1.DANZA DELLA LUNA  A SANTIAGO.

Guarda quel bianco galante,
guarda il suo corpo gelato !

E la luna che danza
sulla Piazza dei morti.

Guarda il suo corpo gelato,
nero dombre e di lupi.

Madre:la luna danza
sulla piazza dei morti.

Chi ferisce un puledro di pietra
alle porte stesse del sogno?

E la luna!E la luna
sulla Piazza dei morti!

Chi fissa i miei vetri grigi
con gli occhi pieni di nubi?

E la luna! E la luna
 sulla Piazza dei morti!

Lasciami morire nel letto
sognando fiori dorati.

Madre:la luna sta danzando
sulla Piazza dei morti!

Ah, figlia,con laria del cielo
ora divento tutta bianca!

Non è laria,è la luna triste
sulla piazza dei morti.

Chi grida con questo lamento
triste dimmenso bue?

Madre:è la luna.,la luna
sulla piazza dei morti.

Sì,la luna,la luna
incoronata di giunchi
che danza,danza,danza
sulla Piazza dei morti.



 in lingua galiziana:
Danza da  lúa en Santiago

¡Fita aquel branco galán,
olla seu transido corpo!

 É a lúa que baila
na Quintana dos mortos.

Fita seu corpo transido,
negro de somase lobos.

Nai:A lúa está bailando
na Quintana dos mortos.

¿Quén fire potro de pedra
na mesma porta do sono?

¡ É a  lúa ¡ É a lúa
na Quintana dos mortos!

¿Quén fita meus grises vidros
cheos de nubens seus ollos?

¡ É  a lúa,é a lúa
na Quintana dos mortos!

Déixame morrer no leito
soñando con flores douro.

Nai:A lúa está bailando
na Quintana dos mortos.

¡Ai filla ,co ar do céo
Vólvome branca pronto!

Non é o ar,é a triste lúa
uintana dos mortos.

¿Quén brúa co-este xemido
dimenso boi melanconico?

Nai: É  a lúa,é a lúa
na Quintana dos mortos.

¡Sì,a lúa,a lúa
coronada de toxos,
que baila,e baila,e baila
na Quintana dos mortos.






[1] 
La Residenza si poneva il compito iniziale di supportare l’insegnamento universitario attraverso la creazione di un ambiente intellettuale e  di convivenza fra studenti e insegnanti, fra gli uomini delle arti e quelli delle scienze, con un marcato stampo umanistico, e di essere il centro  di accoglienza delle avanguardie europee. Lorca, Dalí e Buñuel furono tra i residenti più prolifici. Lo scrittore Miguel de Unamuno, il compositore Manuel de Falla, i poeti Juan Ramòn Jimènez, Pedro Salinas e Rafael Alberti, il filosofo Josè Ortega y Gasset -per citarne solo alcuni- si potevano spesso incontrare agli appuntamenti della strapiena agenda culturale della casa. Anche Albert Einstein, Paul Valery, Marie Curie, Igor Stravinsky, John M. Keynes, Walter Gropius, Henri Bergson, Le Courbusier vi passarono per scambiare conoscenze e impressioni. La casa si trovava in una zona tranquilla di Madrid, su un colle battezzato dai poeti come Colina de los Chopos (Colle dei Pioppi). Aveva una cinquantina di camere, molto austere e semplici (letto di pino, vaso da notte, libreria, scrivania e due sedie). Le occupavano giovani, dai 15 anni in avanti per i quali i genitori, o loro stessi, avevano scelto una educazione alternativa a quella dell’Università Centrale. La Residenza si finanziava con gli affitti pagati dagli studenti, anche se dopo qualche anno una parte dei fondi furono destinati a creare borse di studio per i meno agiati. Come unico lusso, in mezzo a questo clima di silenzio e austerità, c’era un pianoforte nel salotto del piano terra. Lo suonava spesso Lorca dopo la cena. Nella loro vita quotidiana, gli studenti adottavano le abitudini inglesi, considerate più adatte allo sviluppo della creatività, con pasti anticipati sugli usi spagnoli e tè in giardino alle cinque di pomeriggio. La poesia è stata forse l’attività che si è sviluppata tra quelle mura nel modo più bello e profondo. Raramente era il centro della vita collettiva, tranne nella camera di Lorca, che invitava spesso gli amici a letture di versi. Nella residenza nacque la cosiddetta Generazione del ‘27, che raccoglieva un gruppo di poeti rinnovatori. Erano giovani, quasi sempre colti, benestanti, repubblicani e di sinistra. Hanno scritto una delle pagine più importanti della letteratura spagnola. È qui che Lorca,Alberti e Salinas scrissero ‘El Manifesto de la Colina’.









giovedì 26 settembre 2019

E.Sei poesie galiziane.Presentazione.Garcìa Lorca.





E.SEI POESIE GALIZIANE

               1935

Presentazione



Ricorda J.L.Cano :l viaggio in Galizia[1932]fu particolarmente interessante per Federica e ne sarebbero derivati i Seis Poemas galegos. Tenne diverse conferenze a La Coruna e a Santiago. In ques’ultima città, soprattutto,quel pugno di giovani inquieti che
 in ogni provincia spagnola tiene vivo l’amore per la poesia e per l’arte,lo accolse con entusiasmo. Ne facevano parte, tra gli altri, Arturo Quarado,il pittore Maside,lo sfortunato poeta Feliciano Rolàn – alla cui morte prematura Federico dedicò alcune belle parole- Ernesto Pérez Guerra, Carlos Martinez Barbeito,Domingo Garcìa Sabell,Luis Manteiga,Alvaro Ruibal,il pittore Seoane.Con loro passeggiò instancabilmente per le strade  di Santiago,ammirò ogni meraviglia della città,e andò a deporre fiori sulla tomba di Rosalia Castro,nel convento di Santo Domingo,e non fu un semplice gesto di protocollo,perché Federico amava la poesia di Rosalia e collocava la poetessa galiziana al più alto vertice della nostra lirica del XIX  s. Più tardi avrebbe confessato a un giornalista di Buenos Aires ?Porto la Galizia nel cuore,perché 
lì ho sognato e vissuto molto.I aeis poemas gallegos furono lomaggio alla terra della saudade e di Rosalia.

Secondo Antonio Melis  ,Garcia Lorca?la stessa scelta del gallego indica una volontà persistente di sperimentazione,che 
si rivolge qui soprattutto nella direzione di nuovi effetti musicali.

Del resto conosciamo la cultura musicale di Garcia Lorca che:
in quella straordinaria comunità di  maestri,che frequentarono quella particolarissima comunità di artisti senza leader che fu la “Casa de los Chopos[1],della “Generazione del ‘27”-uno strano raggruppamento di poeti,pittori,cineasti,musicisti e architetti che condividevano la tensione per il rinnovamento non a caso era Federico che intratteneva i presenti, mettendosi volentieri al piano.










[1] La Residenza si poneva il compito iniziale di supportare l’insegnamento universitario attraverso la creazione di un ambiente intellettuale e  di convivenza fra studenti e insegnanti, fra gli uomini delle arti e quelli delle scienze, con un marcato stampo umanistico, e di essere il centro  di accoglienza delle avanguardie europee. Lorca, Dalí e Buñuel furono tra i residenti più prolifici. Lo scrittore Miguel de Unamuno, il compositore Manuel de Falla, i poeti Juan Ramòn Jimènez, Pedro Salinas e Rafael Alberti, il filosofo Josè Ortega y Gasset -per citarne solo alcuni- si potevano spesso incontrare agli appuntamenti della strapiena agenda culturale della casa. Anche Albert Einstein, Paul Valery, Marie Curie, Igor Stravinsky, John M. Keynes, Walter Gropius, Henri Bergson, Le Courbusier vi passarono per scambiare conoscenze e impressioni. La casa si trovava in una zona tranquilla di Madrid, su un colle battezzato dai poeti come Colina de los Chopos (Colle dei Pioppi). Aveva una cinquantina di camere, molto austere e semplici (letto di pino, vaso da notte, libreria, scrivania e due sedie). Le occupavano giovani, dai 15 anni in avanti per i quali i genitori, o loro stessi, avevano scelto una educazione alternativa a quella dell’Università Centrale. La Residenza si finanziava con gli affitti pagati dagli studenti, anche se dopo qualche anno una parte dei fondi furono destinati a creare borse di studio per i meno agiati. Come unico lusso, in mezzo a questo clima di silenzio e austerità, c’era un pianoforte nel salotto del piano terra. Lo suonava spesso Lorca dopo la cena. Nella loro vita quotidiana, gli studenti adottavano le abitudini inglesi, considerate più adatte allo sviluppo della creatività, con pasti anticipati sugli usi spagnoli e tè in giardino alle cinque di pomeriggio. La poesia è stata forse l’attività che si è sviluppata tra quelle mura nel modo più bello e profondo. Raramente era il centro della vita collettiva, tranne nella camera di Lorca, che invitava spesso gli amici a letture di versi. Nella residenza nacque la cosiddetta Generazione del ‘27, che raccoglieva un gruppo di poeti rinnovatori. Erano giovani, quasi sempre colti, benestanti, repubblicani e di sinistra. Hanno scritto una delle pagine più importanti della letteratura spagnola. È qui che Lorca,Alberti e Salinas scrissero ‘El Manifesto de la Colina’.