mercoledì 24 aprile 2013

Passeggiando per le regioni del mondo.Ungheria(44)





5.Ode ai cinquantenni
(Óda az ötvenes férfiakhoz)



Dove siete, voi uomini cortesi, innamorati
e dov’è, dov’è la vostra macchina da scrivere:
una volta piena di capelli che cadevano e di forfora
fra i tasti – in quale buio sta scrivendo il vostro cuore
che è alla fine adesso, o è questo silenzio che mormora la fine della strada?
Stavo guardando con le spalle allo specchio
il mio sedere, cosa posso dire, non è quello di una volta,
eppur  ti desidero ferocemente, chiunque tu sia,
sei sempre e soltanto tu,
tu mio caro quarantenne che lentamente
diventerai cinquantenne, la tua schiena lo avverte,
stai ingrigendo, e
se sorridi, si vede di sfuggita
che i tuoi canini stanno marcendo.
Le mie mani tremavano quando sei venuto
stavo in cucina a spalmare le fette di pane
Le tue mani tremavano e poi
anche la tua voce al telefono.
Perché sopravvivi in tutti i brutti
spilli di cravatta, in tutta la mia vita
trafitta, in tutti gli amori
vacui, in tutti gli appartamenti,
per tutte le scale, negli odori.
Il cinquantenne come
una foglia di pioppo sulla strada,
un fogliame secco che si infiamma lentamente e brucia con fumo bluastro,
ma risplende segretamente, come il fuoco autunnale in giardino,
ed è partecipe invisibile,
grisù nel sogno.







                                                                       (continua)

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