SOTTO IL BAOBAB E DINTORNI
A ZONZO PER IL CONTINENTE NERO : UNA NAVE
CARICA DI...POESIE.
È stato
bello rilassarsi un po’, mangiare loro due da soli evitando il momento in cui
tutti i viaggiatori sono accorsi nelle
zone ristoro e poi stare ancora insieme in cabina a parlare un po’, ad
ascoltarsi e ad amarsi teneramente. Ora, però, non possono mancare alla
presentazione dell’antologia della poesia africana contemporanea. Zoé è
incuriosita dalla piccola e audace casa editrice sudafricana UNICORN che ha scelto questa occasione come
vetrina delle sue ultime proposte. La poesia africana, poi, la interessa
particolarmente.
L’editore è stato talmente contento dell’invito alla crociera per la
promozione che si è portato tutto lo staff a sostegno del curatore che sta per
cominciare la presentazione. Ed è più che mai fiero della visibilità ottenuta e
dell’interesse suscitato dalla sua
iniziativa, che per la prima volta si è occupata di raccogliere testi e di
documentare,in modo articolato e ricco,lo stato della poesia africana
contemporanea. Anche Gordon e Zoé sono, dunque,
nella grande sala conferenze, e come loro molti altri, curiosi di
saperne un po’ di più di quell’oggetto misterioso che è la poesia del
continente nero.
-Per far conoscere il cuore
dell’Africa profonda non abbiamo potuto prescindere dalla poesia orale
-comincia in tono sommesso,quasi
scusandosi, l’anziano studioso,appena il brusio di fondo è diventato un
silenzio pieno di attesa.
-…
quella poesia, cioè, accompagnata dal mvet[1], a
proposito della quale Herbert Pepper ,
il famoso etnomusicologo, aveva sentito
dire che alcuni poeti del Continente Nero erano capaci, nello spazio di una
notte, di cantare un’opera integrale di loro composizione. È grazie a questa
suggestione che egli è poi riuscito a
registrare il poema epico di Zwé Nguema[2],in un remoto villaggio del Gabon, non lontano
dalla Guinea equatoriale, che il poeta stesso ha cantato, accompagnandosi con
il suo strumento, durante una veglia.
Eh,
già, i notturni africani, sotto la chioma frondosa del baobab, dove la comunità
del villaggio si raccoglie seduta sulle radici che disegnano una enorme
ragnatela legnosa, dove gli Africani
raccontano, parlano, progettano, dove il
genio africano si rivela nel
divertimento collettivo.
Cercherò
di tracciare per voi le linee - guida del poema epico di Zwé Nguema per meglio
permettervi di seguire il frammento originale che vado a proporvi.
“ Il prologo ci presenta il popolo di
Engong, i suoi antenati, i suoi valorosi guerrieri, il suo mago. E i due
fratelli, personaggi di spicco: il condottiero che ha scelto l’orgoglio e il
signore che ha scelto la ricchezza. Un giovane guerriero di un territorio
vicino si sente da loro minacciato. La bellissima figlia del ricco signore,
insensibile a migliaia di spasimanti chiede allo zio condottiero di deporre le
armi, perché non p....otrà vivere se non sposerà il giovane avversario.
Per tradizione una richiesta così
determinata non può essere rifiutata e la ragazza, .accompagnata dalla madre,
si avvicina al paese del giovane di cui è innamorata che, pur irritato, si
mette in marcia con la moglie adorata, per incontrarla.
La stravagante giovinetta, sotto le
pressioni dei parenti e dell’intero villaggio ha intanto ceduto i suoi favori
all’ennesimo affascinante pretendente,a condizione però che lui sia l’amante di una sola notte. Incurante
del rifiuto esplicito di un rapporto
stabile, egli tuttavia si prepara a
difendere la fanciulla che vuol fare sua. Gli attacchi cruenti e incrociati
provocano una sorta di carneficina
progressiva, con le teste tagliate della moglie innamorata, della
fanciulla capricciosa,nonché dei
guerrieri di entrambi i fronti.”
Fuoricampo, la voce di Zwé Nguema intona i suoi versi
accompagnato dal suo mvet, mentre sullo schermo scorre la traduzione del
frammento del canto[3] con la notte d’amore tra l’eccentrica giovane donna
che si concede al suo ennesimo pretendente ponendo precise condizioni :
Frammento da Un
Mvet:
“Nkudang Medza M’Otughe andò a
guardare a lungo Nsure Afane Obame per dirgli: non ti amo come un futuro sposo,
non sei per me che un amante. Non sono
venuta per te , piango per uno solo, uno solo, uno solo che è Zong Midzi
Mi Obame. Mamma, dove vedrò il figlio di
Obame? Nua a nyuo a nano a nano anano na mi. O mamma, o giovane del clan Okane,
dove mi trovo?”
Nsure Afane Obame la prese per il braccio. Poi se
ne andò con Nkudang Medza M’Otughe,
tenendola sempre per il braccio alla ricerca di una capanna conveniente nel
villaggio. Nsure Afane Obame aprì una grande capanna , spingendo il battente
con il piede destro. Il battente cade nella capanna. Entrò nella capanna nello
stesso tempo che il battente cadeva. Si tolse i vestiti che aveva e li appese.
Quando Nsure Afane ebbe tutto levato e
tutto messo a posto,tu sai che prese
Nkudang Medza M’Otughe per il braccio, la fece piroettare come un gran
lottatore lo strumento durante i sui
esercizi, e tu vedi che tutti e due caddero
lunghi distesi nello stesso tempo sul letto . Lui prese la sua grossa gamba, la posò sulle
sue cosce. La spinse dietro il letto, la spinse, e si potevano vedere soltanto
due teste posate una accanto all’altra sulla traversa di bambù. Tiiziii!
Un assistente. – Ecco il vero
mvet!
Seme Zok ha finito per suonare
dolcemente.
Ebbene! Amico mio, finiranno per
amarsi! Che c’è?Non si vedono più che le teste.
Non era che un capriccio di donna che lei ci mostrava lì. Oh! È così che le
donne hanno l’abitudine di fare agli
uomini del mondo intero. Fanno agli uomini del mondo intero quel che noi
facciamo a una scimmietta: tu l’insulti dicendole che ha una codina, che ha
piccole orbite e un tronchettino magro,
ma quando è cotta, non si fanno storie (la si mangia con appetito).
Nsure Afane Obame dice (alla sua
compagna):”Nel villaggio ho più decine di donne, sono del clan Yemveng. Nella ottava decina ci sono già nove donne, ma fin qui non avevo
mai sposato una donna carina come te. Nkudang Medza M’Otugh , di’ al tuo cuore che tu sei la mia
sposa. Non voglio sposarti qui a Mikue e Menyung Eko Mbé, non ti voglio di
nascosto. Andrò con te fino a Engong Zoc
Mebeghe Me Mba. Andrò a dire a tuo padre: ’Dammi tua figlia!’Se rifiuta,
ebbene, io ti prendo senza il suo consenso. È spesso così che io agisco. Se il
padre di una ragazza crea difficoltà ,io rapisco. Se una ragazza si prende
gioco di me, io la sposo”.
Nkudang gli dice: ” Smetti di
parlarmi, chiudi la bocca,taci … Conosci
i miei fratelli? Conosci Obang Medza,
M’Otughe, nipote del clan Ekoo Elaa Mvele?”
La
pulsione del desiderio, l’amplesso sono pudicamente evocati, coperti dalla
traversa del letto che lascia vedere solo le due teste affiancate -riprende
lentamente il presentatore- L’evocazione eufemistica dell’atto sessuale è una
costante nella poesia della tradizione
orale africana , la cui cultura considera la sessualità non un assoluto, ma
una funzione naturale alla stregua del
respirare o del bere, che non ha
quindi bisogno delle luci della ribalta.Interessante è piuttosto la
caratterizzazione del personaggio maschile, sconcertato, intrigato, ma anche
piccato per l’atteggiamento inconsueto della fanciulla cedevole e, insieme,
decisamente riottosa.
Tipico
di una comunità stanziale con gerarchie ben precise, che è assolutamente
straordinario vedere violate.
(continua)
[1].Strumento che Hornbostel designò
con il nome di arpa-cetra
mvet gabon.wmv -
YouTube
AU COMMENCEMENT ETAIT LE MVETT ... - YouTube
AU COMMENCEMENT ETAIT LE MVETT ... - YouTube
► 45:42
www.youtube.com/watch?v=xRCGGC6R0IE
[2] “Un Mvet” di Zwé Nguema,poema epico orale con accompagnamento musicale,trascritto e registrato da Herbert Pepper,in un remoto villaggio del Gabon.
[2] “Un Mvet” di Zwé Nguema,poema epico orale con accompagnamento musicale,trascritto e registrato da Herbert Pepper,in un remoto villaggio del Gabon.
[3] Di Zwé Nguema,da: “Un
MVET”,Association des Classiques Africains et O.R.S.T.O.M.- Armand Colin
éd. – Paris, 1972.Trad.di M. G. Bruni.
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