NOTTURNO IN TRAM A
BERLINO
Berlino, ottobre 1961
La vecchiaia la
solitudine e io e poi una malinconia tutti
e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci
ciascuno cammina solo ma
siamo l'uno a fianco dell'altro
che cosa non avremmo dato
gli uni e gli altri per non sentire
il rumore dei passi gli uni degli altri
il rumore dei passi gli uni degli altri
dentro di noi abbiamo
pietà imprechiamo gli uni contro
gli altri ma ci amiamo perchè non crediamo gli uni negli altri
gli altri ma ci amiamo perchè non crediamo gli uni negli altri
che cosa non avremmo dato
per arrivare a un incrocio e infilare presto
quattro strade diverse ma non so se uno di noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti
quattro strade diverse ma non so se uno di noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti
la vecchiaia la
solitudine e io e poi una malinconia tutti e
quattro camminiamo fianco a fianco
quattro camminiamo fianco a fianco
la notte prendiamo il
tram i tram che non sappiamo dove vadano
la notte i tram puliti
larghi a tre vagoni ci portano in
qualche luogo con stridori sferragliamenti
qualche luogo con stridori sferragliamenti
a un tratto si levano
davanti a noi dei muri bruciati e sotto
il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi
il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi
delle finestre appaiono
davanti a noi e vengono in folla verso
di noi schiacciandosi l'una con l'altra
di noi schiacciandosi l'una con l'altra
finestre che non hanno né
vetri né infissi che non sono finestre
delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
passiamo davanti alle
porte senza battenti le porte che aprono su nulla
sui marciapiedi degli
uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram
sono appoggiati sui loro
bastoni dalle punte di gomma
non so se tutti i muti
sono anche dei sordi ma certo la maggior parte dei ciechi sono dei ciechi con
gli occhi aperti e le luci dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si
rendono conto che la luce cade nei loro occhi
vecchie bigliettaie
stanche fanno salire i ciechi sui tram
donne che mi avete
guidato teneramente tenendomi per mano
a quasi tutte voi non ho
dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza
sono grato a voi tutte
traversiamo le tenebre
degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce
i tram traversano le
piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti
e le pietre bruciate
spezzate si somigliano talmente che la testa
ci gira e giriamo in tondo
ci gira e giriamo in tondo
questa città è tutta
bucata perchè ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città
ho visto città rase al
suolo avevano mandato i loro soldati a distruggere altre città e i soldati
delle altre città le avevano rase al suolo
ho visto città che
preparavano i loro soldati per mandarli
a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
dei violinisti salgono in
tram con le scatole dei violini sotto
il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
nascondere la loro calvizie
il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
nascondere la loro calvizie
questo agosto è forse
l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno dei violinisti alla bigliettaia in una
lingua che non conosco
sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera
sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera
credo ch'essi stessi non
sappiano perchè e contro chi sono in collera
che ora sarà adesso
all'Avana amore mio sarà notte o giorno
le ragazze scendono dai
tram
le loro gambe sono abbastanza
ben fatte
senza fare un gesto
seduto dove sono le seguo e sotto il ponte
di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla senza ch'io sappia dov'è
di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla senza ch'io sappia dov'è
i suoi capelli son paglia
d'oro le sue ciglia azzurre
il suo collo bianco è
lungo e rotondo
alle fermate vecchie
donne terribili con cappelli di
paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
l'uomo seduto alla mia
destra s'è inabissato dentro se stesso
s'è perduto dentro se stesso
s'è perduto dentro se stesso
è così lo so è così che
la vecchiaia comincia
tuttavia non è in mio
potere non cadere nelle onde tristi
così comincia la
vecchiaia
l'uomo seduto alla mia
destra è caduto ancora nelle onde tristi
alla porta del deposito
siamo scesi dall'ultimo tram
rientriamo a piedi
tutti e quattro
la vecchiaia la
solitudine e io e poi una malinconia
quando arriviamo
all'albergo il sole comincia a spuntare
nella nostra stanza
apriamo la radio
parla dei vascelli
cosmici.
***********************
(continua)
In vista della prossima offerta di una serie di poesie ungheresi, ho pubblicato in questo stesso blog in data 16/marzo 2013,la ricetta di un dolce tradizionale ungherese a loro dedicata:la palacsinta.
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