4.Il sogno del Minotauro
(A minotaurusz álma)
(A minotaurusz álma)
Mi sei
familiare come il movimento lo è al guanto sfilato.
Come le sue dita vuote, ferme sopra il tavolo.
Risuoni in me come la coscienza vigile nel corpo riecheggiante
no, mai, o all’improvviso eppure tanto.
Come le sue dita vuote, ferme sopra il tavolo.
Risuoni in me come la coscienza vigile nel corpo riecheggiante
no, mai, o all’improvviso eppure tanto.
Invece sei
familiare come la febbre del debutto serale lo è alla falena.
O il fruscio delle fronde lo è all’acacia amputata sul marciapiede vuoto.
Tunnel circolare, casa priva di occhi e di bocca.
Da dove devo cominciare. Potresti continuare da lì?
O il fruscio delle fronde lo è all’acacia amputata sul marciapiede vuoto.
Tunnel circolare, casa priva di occhi e di bocca.
Da dove devo cominciare. Potresti continuare da lì?
C’era una
volta, c’era la terra di nessuno dell’infanzia.
Tra i cespugli del giardino ricolmo di grida, la notte accidentata.
Poi anche il sogno, la terra di nessuno silenziosa, piena di neve sciolta.
La stagione degli inverni permanenti che gela, disgela, cade, si ricompatta.
Tra i cespugli del giardino ricolmo di grida, la notte accidentata.
Poi anche il sogno, la terra di nessuno silenziosa, piena di neve sciolta.
La stagione degli inverni permanenti che gela, disgela, cade, si ricompatta.
Stammi a
sentire. Quello che racconto adesso, è pronto dall’inizio anche dentro di te.
È lungo e impraticabile, perché è stato inventato così.
Non mi interrompere poi come la mano sospesa nel guanto sfilato.
Sarà tortuoso, oscuro come il sogno del Minotauro.
È lungo e impraticabile, perché è stato inventato così.
Non mi interrompere poi come la mano sospesa nel guanto sfilato.
Sarà tortuoso, oscuro come il sogno del Minotauro.
(continua)
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