Una vita tormentata che tuttavia bisogna conquistare con
l’impegno,con l’amore perché è comunque bella per Hikmet
“Il vento cala e se ne
va, lo stesso vento non agita
Due volte lo stesso ramo
di ciliegio,
gli uccelli cantano
nell’albero, ali che vogliono volare
la porta è chiusa bisogna
forzarla
bisogna vederti amor mio,
sia bella come te, la
vita
sia amica e amata come te
so che ancora non è
finito il banchetto della miseria
ma finirà …”
Sono cent'anni che non ho visto il suo viso
che non ho passato il braccio
attorno alla sua vita
che non mi son fermato nei suoi occhi
che non ho interrogato
la chiarità del suo pensiero
che non ho toccato
il calore del suo ventre
eravamo sullo stesso ramo insieme
eravamo sullo stesso ramo
caduti dallo stesso ramo ci siamo separati
e tra noi il tempo è di cent'anni
di cent'anni la strada
e da cent'anni nella penombra
corro dietro a te
che non ho passato il braccio
attorno alla sua vita
che non mi son fermato nei suoi occhi
che non ho interrogato
la chiarità del suo pensiero
che non ho toccato
il calore del suo ventre
eravamo sullo stesso ramo insieme
eravamo sullo stesso ramo
caduti dallo stesso ramo ci siamo separati
e tra noi il tempo è di cent'anni
di cent'anni la strada
e da cent'anni nella penombra
corro dietro a te
Anche
questa mattina
Anche
questa mattina mi sono svegliato
e il muro la coperta i vetri la plastica il legno
si son buttati addosso a me alla rinfusa
la luce d’argento annerito della lampada
e il muro la coperta i vetri la plastica il legno
si son buttati addosso a me alla rinfusa
la luce d’argento annerito della lampada
mi si
é buttato addosso anche un biglietto di tram
e il giallo della parete e tre righe di scritto
e la camera d’albergo e questo paese nemico
la metà del sogno caduta da questo lato s’è spenta
e il giallo della parete e tre righe di scritto
e la camera d’albergo e questo paese nemico
la metà del sogno caduta da questo lato s’è spenta
mi si
è buttata addosso la fronte bianca del tempo
i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto
la nostra separazione e quello che siamo
i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto
la nostra separazione e quello che siamo
mi sono svegliato anche questa mattina
e ti amo.
e ti amo.
Benvenuta, donna mia, benvenuta!
Benvenuta, donna mia, benvenuta!
Benvenuta, donna mia, benvenuta!
certo
sei stanca
come potrò lavarti i piedi
non ho acqua di rose né catino d’argento
come potrò lavarti i piedi
non ho acqua di rose né catino d’argento
certo
avrai sete
non ho una bevanda fresca da offrirti
non ho una bevanda fresca da offrirti
certo
avrai fame
e io non posso apparecchiare
una tavola con lino candido
e io non posso apparecchiare
una tavola con lino candido
la mia
stanza è povera e prigioniera
come il nostro paese.
come il nostro paese.
Benvenuta,
donna mia, benvenuta!
hai
posato il piede nella mia cella
e il cemento è divenuto prato
e il cemento è divenuto prato
hai
riso
e rose hanno fiorito le sbarre
e rose hanno fiorito le sbarre
hai
pianto
e perle son rotolate sulle mie palme
e perle son rotolate sulle mie palme
ricca
come il mio cuore
cara come la libertà
è adesso questa prigione.
cara come la libertà
è adesso questa prigione.
Benvenuta, donna mia, benvenuta
Continua con una serie di poesie di Nâzim Hikmet
dall’esilio.
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