domenica 31 maggio 2020

I.ITALIA.7.Saba.b. In riva al mare






I.ITALIA
7.Umberto Saba.
Nasce a Trieste nel 1883, il suo vero cognome era Poli.
La madre era ebrea e fu abbandonata dal padre prima 
della sua nascita. Anche per questo Saba  rinunciò al 
suo vecchio cognome e assunse l'altro, forse in omaggio alla balia,
forse perché il termine Saba, in ebraico, vuol dire pane.
Da tempo la critica ha colmato, per buona parte, quella distanza che
inizialmente  aveva posto tra sé e il poeta e ha scandagliato l'opera del
 poeta triestino, ponendola sempre più al centro del '900 italiano

b. In riva al mare
Eran le sei del pomeriggio, un giorno
chiaro festivo. Dietro al Faro, in quelle
parti ove s’ode beatamente il suono
d’una squilla, la voce d’un fanciullo
che gioca in pace intorno alle carcasse
di vecchie navi, presso all’ampio mare
solo seduto; io giunsi, se non erro,
a un culmine del mio dolore umano.

Tra i sassi che prendevo per lanciare
nell’onda (ed una galleggiante trave
era il bersaglio), un coccio ho rinvenuto,
un bel coccio marrone, un tempo gaia
utile forma nella cucinetta,
con le finestre aperte al sole e al verde
della collina. E fino a questo un uomo
può assomigliarsi, angosciosamente.

Passò una barca con la vela gialla,
che di giallo tingeva il mare sotto;
e il silenzio era estremo. Io della morte
non desiderio provai, ma vergogna
di non averla ancora unica eletta,
d’amare più di lei io qualche cosa
che sulla superficie della terra
si muove, e illude col soave viso.

in L’amorosa spina (1920)

Componimento articolato su tre ottave.L’autore,Umberto Saba,in questa 
poesia non fa uso di rime,ma rispetta con precisione la struttura della strofa
e del verso.Inoltre utilizza un linguaggio quasi discorsivo.Propone al lettore un’alternanza nell’esternazione dei suoi stati d’animo che ben si accorda
con  la descrizione dei luoghi e dei tempo reali.Nella prima strofa,quasi puntigliosamente descrive il tempo e il  luogo che alterna con il proprio
 stato molto doloroso;il porto della sua città dove un bimbo serenamente 
gioca a contrasto con se stesso, seduto accanto,carico del massimo fardello 
del dolore umano.Nella seconda strofa ,il poeta sembra rovistare sconfortato
 tra ricordi con le finestre aperte al sole,tra i sassi che usava per lanciarli
sul mare,ritrova una terracotta ormai sciupata e quasi informe.I luminosi 
colori dell’esterno contrastano con lo stato d’animo d’angoscia  che egli 
vuole comunicare(antitesi):sul finire della strofa ,l’autore esterna tale
angoscia,comparando la situazione dell’uomo tormentato a quel coccio 
consunto.Qualche attimo successivo a quel triste pomeriggio(terza strofa),
passò una barca con la vela gialla ,che tinse di giallo anche il mare e scese 
un totale silenzio.Un tocco di colore a identificare il momento disperato e
il dolore del suo ricordo riaffiorato.Quel silenzio quasi a sottolineare la 
drammaticità del fluire dei pensieri del poeta.La parte finale del testo”Io
della morte non desiderio provai…”rappresenta   la “chiave” della poesia.
L’autore si racconta,affermando che quel pomeriggio quasi desiderò la morte,vergognandosi di non riuscire ad amarla sopra tutte le cose della vita,
anche sopra un’entità che non intende nominare direttamente ,che vive,si
muove sulla terra, t’illude e(cioè la donna…ed,in particolare,una determinata 
donna )che attraverso il suo bel viso,ti fa innamorare illudendoti.




Nessun commento:

Posta un commento