venerdì 22 maggio 2020

I.ITALIA.4.Pascoli.b.Il naufrago.





I.ITALIA

4.Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 1855. Il padre,
amministratore di una tenuta agricola, viene ucciso in un agguato
lasciando orfani i suoi otto figli. Pascoli ha allora dodici anni e sta
seguendo gli studi in un collegio di Urbino.Gli eventi tragici della
perdita precoce con  breve intervallo dei genitori lo porta a riproporre
spesso il tema del “nido”.tra i temi ricorrenti nella sua produzione
lirica  frequenti sono quelli ispirati alla poetica del “Fanciullino”.

b.Il naufrago

Il mare, al buio, fu cattivo. Urlava
sotto gli schiocchi della folgore! Ora
qua e là brilla in rosa la sua bava.

Intorno a mucchi d’alga ora si dora
la bava sua lungi da lui. S’effonde
l’alito salso alla novella aurora.

Vengono e vanno in un sussurro l’onde.
Sembra che l’una dopo l’altra salga
per veder meglio. E chiede una, risponde

l’altra, spiando tra quei mucchi d’alga...

Chi è? Non so. Chi sei?Che fai?Più nulla.
Dorme?Non so.Sì non si muove”.E il mare
perennemente avanti lui si culla.

Noi gli occhi aperti ti baciamo ignare.
Che guardi? Il vento ti spezzò la nave?
Il vento vano che, sì, è, né pare?

E tu chi sei? Noi, quasi miti schiave,
moviamo insieme, noi moriamo insieme
costì con un rammarichìo soave...

Siamo onde, onda che canta, onda che geme...

Tu guardi triste. E dunque tua forse era
la voce che parea maledicesse
nell’alta notte in mezzo alla bufera!

Non siamo onde superbe, onde sommesse.
Onde, e non più. L’acqua del mare è tanta!
Siamo in un attimo, e non mai le stesse.

Ora io son quella che già s’è franta.
Ed io già quella ch’ora là si frange.
L’onda che geme ora è lassù, che canta;

l’onda che ride, ai piedi tuoi già piange.

Noi siamo quello che sei tu: non siamo.
L’ombre del moto siamo. E ci son onde
anche tra voi, figli del rosso Adamo?

Non sono. È il vento ch’agita, confonde,
mesce, alza, abbassa; è il vento che ci schiaccia
contro gli scogli e rotola alle sponde.

Pace! Pace! È tornata la bonaccia.
Pace! È tornata la serenità.
Tu dormi, e par che in sogno apra le braccia.

Onde! Onde! Onda che viene, onda che va...

(Giovanni Pascoli,
Nuovi Poemetti)
Quattro strofe di endecasillabi a rima alternata  per uno 
tra i più bei poemetti di Giovanni  Pascoli, in cui la realtà 
sfuma nel simbolo. Notte di tempesta. Il mare, al buio,
 pareva un mostro furente che urlava sotto i guizzi schioccanti 
delle folgori. All'alba si calmò. Sulla spiaggia sono ora mucchi
di alghe che l'aurora tinge di rosa e d'oro insieme con la schiuma
del mare in bonaccia.Tra i mucchi d'alghe c'è un morto, e le onde,
scorgendolo, pensano che sia  il naufrago che nella notte si sentiva
inveire contro la bufera. Gli si fanno affettuosamente vicine, lo
accarezzano e gli baciano gli occhi aperti. Nel loro mormorio 
sommesso gli dicono che sono schiave del vento e anche esse 
muoiono sulla sponda del mare dove anche lui giace nel gelo della
morte. Come loro così lui e gli uomini tutti sono gioco di una forza
ignota  che senza posa crea forme di una realtà apparente, di 
molto breve durata ed estremamente  mobili.




Nessun commento:

Posta un commento