martedì 26 maggio 2020

I.ITALIA.5.Quasimodo.b.S'ode ancora il mare








I.ITALIA

5.Salvatore Quasimodo
Modica,(20 agosto1901) –
Napoli (14 giugno1968)
E’ stato un poeta e traduttore italiano,esponente di rilievo dell’ermetismo
Ha contribuito alla traduzione di vari componimenti dell’età classica ,
soprattutto liriche greche,ma anche di opere teatrali di Molière e di William Shakespeare.E’ stato vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959.

b.S'ode ancora il mare

Già da più notti s'ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d'una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d'uccelli dalle torri, che l’aprile
sospinge verso la pianura. Già
m'eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora, di me un'eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.



“Personalmente amo il mare in qualunque stagione.
Che sia in estate,quando placido si lascia esplorare e placa le ansie, aiuta a
lavare via le preoccupazioni e anche i pensieri inutili, quando è carico dei 
desideri e delle promesse che regala il sole estivo, o in inverno, quando sfoga
la sua rabbia cieca e s’ingrigisce, quando diventa deserto e non t’accoglie più
nel suo grembo di specchio, quando ruggisce e par che nessuno lo ascolti, 
colmo dei pensieri dei romantici, dei poeti, dei musicisti e di chiunque veda 
la poesia nella sua rabbia invernale .M’è sempre piaciuto Quasimodo, così
malinconico, così romantico, toglie il fiato.”
Non  ho purtroppo l’autore di questa interpretazione appassionata. La casa, 
la madre, l’infanzia e soprattutto la nostalgia della terra siciliana, che nel 
ricordo si trasforma in un luogo mitico, sono i temi ricorrenti della intera
 raccolta di Acque e terre. In questa prima fase della sua attività poetica 
infatti è molto presente la rievocazione commossa dei paesaggi della sua 
terra, ormai decantati nella memoria, e un filo continuo di malinconia a
legare tutto. 
S’ode ancora il mare, in particolare,è una poesia di ricordi: 
il mormorio notturno del mare e  il  chiacchiericcio degli uccelli
nelle torri e negli alberi risvegliano l'eco di una voce dimenticata,
la rendono improvvisamente presente e rievocano così una figura
di donna amata un tempo.Esprime il desiderio che l’eco di lui la  
raggiunga come un mormorio leggero di acque di mare.La
memoria ha ricondotto al poeta, con la voce,il ricordo dei 
sentimenti e il desiderio pungente di essere ricordato a sua 
volta.Eco d’una voce chiusa nella mente che risale dal tempo.
Evoca immagini di un passato felice, ora rimpianto,ora negato,
tuttavia vivo, tangibile,tanto vicino da sentirne ancora i rumori,
l’eco delle parole,delle risate e di una felicità ora evanescente.
M’eri vicina tu.Il mare e una donna,l’amore e i ricordi,il rumore 
del mare e l’eco doloroso di un amore passato, ma che fa ancora 
rumore,tanto da essere assordante nella testa così come il mare
nelle deserte spiagge d’Aprile.

Ecco il vero volto di Quasimodo poeta di passione e protesta civile

Per certi versi la vicenda poetica di Salvatore Quasimodo rappresenta
ancora,per la storia della nostra letteratura, una piaga aperta, sulla quale
non si perde occasione di gettare sale, ogni qual volta un anniversario
o un determinato evento editoriale lo consentono. Certo,dopo la sequela
di ingiurie, accuse, silenzi che accompagnarono l' assegnazione del 
premio Nobel urge fare i conti per poter finalmente esprimere un giudizio 
critico esaustivo sul tanto discusso poeta siracusano. Riflessioni del 
genere vengono sollecitate dalla ripubblicazione, con l' aggiunta di 
due nuovi scritti, del testo critico "L' isola impareggiabile", significati
e forme del mito di Quasimodo (Flaccovio editore) Uno dei meriti de
 "L' isola impareggiabile", come recita la quarta di copertina,è quello
 di aver fatto registrare un passaggio dal «monografismo cronologico
consueto a un monografismo tematico», sapientemente sorretto da una 
ricerca conoscitiva e interpretativa dei fondamenti ideativi dell' universo 
poetico di Quasimodo,a cominciare dalla duplice genesi del tema isolano, fondamentale nel costituirsi della sua elaborazione poetica e dai significati 
e dalle forme delle «figurali nomenclature» del primo periodo siciliano 
della sua poesia, tutte rivolte ad un mondo ancestrale, aurorale. Ad imporsi
in questa fase sono il tema dell' esilio, inteso come allontanamento dalla
terra d' origine,ma anche come estraniamento psicologico, e quello della
 prigione, di una cattività duplice, fisica e metafisica. Questo tema isolano, 
che connota miticamente e realisticamente i versi del poeta, si vede meglio 
nel rapporto contraddittorio tra l' esperienza siciliana e quella lombarda; 
un rapporto che permette a Quasimodo di passare da un' immagine mitica 
dell' isola a una figurazione di essa più concreta, legata alla storia. Subito 
dopo l' attenzione dello studioso si ferma sulla poesia "Davanti al simulacro 
di Ilaria del Carretto",  che rappresenta il momento fondamentale tra il 
Quasimodo anteguerra e quello del dopoguerra,facendo registrare un
«mutamento negli accenni lirici e nelle intenzioni comunicative» del poeta.
 E nella «marcia di avvicinamento» di Tedesco alla comunicazione 
quasimodea che va mutando, le "Nuove poesie", in cui le mitologie personali
del poeta raggiungono una piena e felice oggettivazione, costituiscono proprio
il ponte di passaggio tra la produzione che precede la guerra e quella che
la segue. «Una produzione, quest' ultima, che pur nella continuità di alcuni
temi  di certe invenzioni formali - osserva Tedesco - fa comunque
registrare un mutamento e di temi e di invenzioni, passando dalla
attualizzazione del mito o dalla mitizzazione del proprio individuale
presente, alla traslazione del mito nel mondo contemporaneo,
preceduto però dal rilevamento cronachistico, ossia dalla registrazione
memoriale della più recente realtà storica». Ed ecco che quelle
figurali nomenclature del mondo ancestrale che avevano affollato le
prime raccolte di Quasimodo, vengono adesso incalzate dalle
figurazioni pubbliche della realtà sociale del suo tempo. Seguono
le pagine dedicate all' intrecciarsi delle istanze private e pubbliche,
dell' offerta e del prestito: un intrecciarsi che rappresenta, per
dirla con Tedesco, la «direzione fondamentale» della raccolta "Dare
 e avere", nella quale riescono a convivere la contemporaneità dei
miti e la miticità del presente. L' attenzione del critico si rivolge
anche all' influenza del naturalismo classico, agli influssi 
dell' intimismo crepuscolare, all' incontro coi greci prima e coi latini
poi, alla figura dell'alto veliero, nella quale Tedesco legge il bisogno 
della poesia di Quasimodo di «realizzarsi oltre i confini angusti del
 vivere usuale».Da tutto ciò si possono ricavare non solo il ritratto di
Quasimodo come «il poeta della passione umana e della protesta civile, 
della speranza e della vita», fortemente abbarbicato «all' inquietudine
del reale», ma anche le tappe di un affascinante itinerario conoscitivo
e letterario sicuramente tra i più esemplari della condizione dell'
intellettuale di casa nostra tra le due guerre e successivamente nel
primo venticinquennio della Repubblica.

SALVATORE FERLITA 30 giugno 2002 sez di Repubblica
















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