I.ITALIA
d.Giovanni Pascoli
nasce
a San Mauro di Romagna nel 1855. Il padre, amministratore
di una
tenuta agricola, viene ucciso in un agguato lasciando orfani
i suoi otto figli.
Pascoli ha allora dodici anni e sta seguendo gli
studi in un collegio di
Urbino.Gli eventi tragici della perdita
precoce con breve intervallo dei genitori lo porta a
riproporre
spesso il tema del “nido”.tra
i temi ricorrenti nella sua produzione
lirica :frequenti sono quelli
ispirati alla poetica del “Fanciullino”.
5.Mare
M'affaccio
alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?*
vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?*
(Giovanni Pascoli, Myricae)
Figure Retoriche
Parole onomatopeiche
v. 2: “tremolano”; v. 4:
“guizzo”;
Personificazione
v. 4: “un guizzo chiama,
un pulpito risponde”;
v. 5: “sospira l’acqua, alita il vento”;
v. 5: “sospira l’acqua, alita il vento”;
Metafore
v. 4: “un guizzo chiama,
un pulpito risponde”;
v. 5: “sospira l’acqua, alita il vento”;
v. 5: “sospira l’acqua, alita il vento”;
Apostrofi
v. 7: “Ponte gettato sui
laghi sereni”;
Parallelismi
v. 2: “vanno le stelle, tremolano l’onde”;
v. 3: “vedo stelle passare,
v. 2: “vanno le stelle, tremolano l’onde”;
v. 3: “vedo stelle passare,
onde passare”; v. 4: “un guizzo chiama, un pulpito
risponde”;
v. 5: “sospira l’acqua, alita il vento”;
v. 5: “sospira l’acqua, alita il vento”;
Epanalessi
v. 3: “Vedo stelle
passare, onde passare”;
vv. 6-7: “sul mare è apparso un bel ponte d’argento./ Ponte”;
vv. 6-7: “sul mare è apparso un bel ponte d’argento./ Ponte”;
Allitterazioni
delle consonanti
liquide “r” ed “l”: vv. 1-2:
“M’affaccio alla finestra, e vedo il mare:/
vanno le stelle, tremolano l’onde.”;
della “t”: vv. 6-7: “sul mare è apparso un bel ponte d’argento./
Ponte gettato sui laghi sereni”;
“M’affaccio alla finestra, e vedo il mare:/
vanno le stelle, tremolano l’onde.”;
della “t”: vv. 6-7: “sul mare è apparso un bel ponte d’argento./
Ponte gettato sui laghi sereni”;
della “f”: v. 1: “M’affaccio
alla finestra”; della “s”:
v. 3: “Vedo stelle passare, ondepassare”.
Nella raccolta Myricae (parola
latina, che significa “piccoli v. 3: “Vedo stelle passare, ondepassare”.
arbusti”, citazione virgiliana), Pascoli canta i motivi del mondo della
natura, caricandoli di significati simbolici. Infatti, la sua poetica, detta
“del fanciullino” (dal titolo di un saggio di poetica, da lui pubblicato
nel 1897), consiste nel sapere trovare la poesia negli oggetti quotidiani,
nella campagna e nella natura che ci circonda, osservandoli con lo stupore
e la meraviglia di un bambino, che consentono di riscoprirne i lati segreti
e la purezza originaria. Si tratta di componimenti generalmente brevi e
lineari, che rappresentano quadretti di vita campestre che si caricano di
significati misteriosi e spesso evocano l’idea della morte.È in quest’ottica
che la celebrazione delle piccole cose e del “nido” si può leggere come un
baluardo che il poeta erige contro le forze inquietanti e minacciose.
La
poesia Mare è molto semplice e lineare e presenta
ancora una
descrizione naturalistica di
un paesaggio marino, sembra che
il poeta
voglia lentamente guidarci nella contemplazione della vastità del
panorama, anche grazie alle frequenti cesure; il tema dell’affacciarsi
alla
finestra è frequente in Pascoli, in quanto da un lato si concilia bene
con la figura
del poeta-fanciullino che guarda ogni cosa con interesse
e stupore, come se la
vedesse per la prima volta, dall’altro indica il
distacco sofferto di Pascoli dalla
natura, alla cui bellezza non può
partecipare appieno e i cui significati
nascosti sono insondabili per
la mente umana. Alla fine, infatti, non resta altro che una domanda
la mente umana. Alla fine, infatti, non resta altro che una domanda
angosciosa sul destino ultimo delle cose. Tutta la natura
descritta in
questa lirica è caratterizzata da un incessante movimento, di cui,
tuttavia, il poeta ignora la direzione e il senso: non ci sono risposte,
solo interrogativi che restano sospesi.
tuttavia, il poeta ignora la direzione e il senso: non ci sono risposte,
solo interrogativi che restano sospesi.
Inizialmente
la scena è quieta e tranquilla, com’è tipico dell’ora serale;
gli elementi
naturali sembrano
rispondersi l’un l’altro in una superiore
armonia, poi la tranquillità è interrotta
dall’immagine del ponte che si
inserisce all’improvviso, spezza l’unità di
cielo e mare e suscita
interrogativi, poiché non si sa né dove porti né per chi sia stato creato,
lasciando la conclusione insoluta.
interrogativi, poiché non si sa né dove porti né per chi sia stato creato,
lasciando la conclusione insoluta.
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