giovedì 14 maggio 2020

I.ITALIA.2.Sandro Penna..a.Com'era l'onda






I.ITALIA

2.Sandro Penna (1906-1977)
Nato a Perugia. visse soprattuto a Roma, svolgendo vari 
mestieri, quali il ragioniere, il traduttore, il mercante d'arte. 
Nel 1938 iniziò la sua attività di scrittore con il volume
Poesie.Poeta di grande rilievo, autore di  versi scritti con
particolare ricchezza di linguaggio, pervasi di ironia, in
un'atmofera di sogno, ha pubblicato anche  Una strana 
gioia di vivere, Croce e delizia, oltre al libro di racconti 
Un po' di febbre.

a.Com'era l'onda

Com'era l'onda sullo scoglio aperta
così su quella fronte a me diletta
era il mio amore, e non sapevo quanto
ne gioisse lo scoglio o fosse in pianto.
 

(Sandro Penna, Poesie Inedite)


Sandro Penna
da “Poesie (1927-1938)”, in “Sandro Penna, Poesie”, Garzanti, 1987

Un lirismo tutto mediterraneo il suo, che si radica  
nella lirica della Grecia classica,come ha già affermato
Angela Biancofiore,capace di mettere in relazione col
suo canto l’essere umano con il cosmo.
E’ sempre la studiosa francese ad affernare poi che 
l’arricchimento della sua poesia continua mediante 
la relazione con la tradizione latina per giungere fino 
alle tappe contemporanee rappresentate in Italia dalla
vicinanza in cui si pone con quella linea di sviluppo 
che va da  Leopardi a Pascoli, fino a Ungaretti e 
Quasimodo.Ma bisogna riconoscere che la poesia di
Sandro Penna si rivela particolarmente vicina 
stilisticamente e tematicamente là dove il poeta celebra
la forza dell’Eros. L’amore è una forza che esondando
spezza il ritmo della quotidianità,introducendo una sorta
di sentimenti opposti, contraddittori,ossimorici.Il suo
verso esprime attraverso il canto il moto del cuore,le
erranze,la solitudine,la gioia e la disperazione che 
finiscono per comporre un equilibrio instabile che lo
caratterizza. Penna vede nell’essere amato emergere un
dio pagano.Poesia insomma di forme,ma anche di forti
pulsioni:Eros, spesso associato al vento o all’onda,
rappresenta  la forza segreta che anima il cosmo.La 
poesia canta insomma quell’amore che in Penna può
presentarsi sotto la forma di amore universale.Il ragazzo
che incarna l’idea di bellezza in un mondo dove è la
bruttezza a dominare,è la sua proposta,che permetterebbe 
di vivere in modo meno difficile di quello senza bellezza 
come l’attuale.Il suo canto si erge,a suo modo,contro i 
valori dominanti.Contro il tempo della produzione il 
poeta celebra il tempo dell’amore;contro la bruttezza
esalta la bellezza;contro le verità prestabilite vive nel 
cuore di un sogno confuso.La parola resta inerte,fragile,
contraddittoria:il verso si modula su un ritmo oscillatorio
talora  ciclico.Gli elementi della natura partecipano a
questo senso di inesattezza,d’imprecisione ,d’indefinito:
fra la vita e la morte,fra il sogno e la veglia,fra il sole e 
l’ombra,fra la gioia e la tristezza. L’enjambement 
contribuisce a sospendere il senso dei versi, a spezzare
il ritmo delle frasi.Ci obbliga a non passare rapidamente
attraverso il linguaggio,l’enjambement è una sosta che il
poeta vuole ,un silenzio inatteso per interrompere il solito
ritmo della lingua. L’endécasyllabe scandisce il ritmo del
poema:ritmo lento,inesorabile,una specie di movimento 
siderale,simile all’orbita dei pianeti,vicina alla respirazione
animale.L’orchestrazione prosodica del  poema riflette la 
cadenza del mondo, le allitterazioni,  le assonanze e alcune 
rime costruiscono la struttura di un canto. La parola poetica
di Penna, pur non sottomessa alle regole tradizionali della
prosodia, resta profondamente musicale: la storia del cuore
umano può essere raccontata solo con il canto. La poesia
è allora quell’universo dove il mondo ritrova il suo senso,
e il poeta riesce ad esprimere nei suoi versi l’alienazione
del genere umano.Il canto poetico si erge contro la 
burocratizzazione dell’esistenza;in realtà il nostro poeta ha
esercitato fra le altre attività il lavoro di contabile,ha dunque
conosciuto di persona la lontananza dal vivere poetico.La sua
scrittura,in qualche modo,come la sua lotta si mobilitano
contro l’aridità e la monotonia dell’esistenza ordinaria.Ecco
perché allora le sue poesie sono costruite come degli eventi:
lo sguardo poetico opera una sorta di nuovo incantesimo del
mondo perché il poeta possiede quella capacità  di sorprendersi,
di meravigliarsi là dove lo sguardo ordinario non coglie che il 
banale dell’esistenza.I particolari più umili della vita costituiscono
questo lessico incantato che compone il poema.perché la  poesia
non è nel gioco sofisticato delle figure stilistiche,quanto in quello 
sguardo nuovo sulle cose.Penna ,con la sua parola,riesce a ridar
vita al ricordo,è capace di ricreare mondi,di rievocarli con 
sfumature leggere,bagliori,sonorità,profumi.Ridesta i sensi e li
chiama nientemeno che a dire l’esistenza,a ricostruire il mondo.
E’ nel cuore della nostra poetica mediterranea che ritroviamo il
mistero sotto i riflettori:nelle pagine di Valéry, Sikelianòs, Kavafys, 
Quasimodo, Camus, Pasolini questo nuovo straordinario soggetto
lirico riesce a penetrare nelle pieghe più segrete della realtà,facendo
così sbocciare i mondi poetici attraverso la parola lirica radicata 
nella storia.Penna non dimentica mai la dimensione storica della
esistenza, anche se la condizione sociale dei personaggi appare
come a distanza,immersa in un’immagine intertemporale:un rifiuto
del poeta del discorso esplicito sulla storia,sull’ideologia, in un 
mondo in cui bisognava prender posizione,dove l’impegno dello
intellettuale era al centro del dibattito culturale italiano ed europeo.
Penna non rinuncia così all’ impegno. Si impegna a suo modo,se 
possibile in modo ancor più radicale,estremo a vivere esclusivamente
la dimensione poetica dell’esistenza.

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