lunedì 1 giugno 2020

I.ITALIA.7. Saba.c.Ulisse





I.ITALIA
7.Umberto Saba
Nasce a Trieste nel 1883, il suo vero cognome era Poli. 
La madre era ebrea e fu abbandonata dal padre prima che
 nascesse. ... Anche per questo Saba rinunciò al suo vecchio
 cognome e assunse l'altro, forse in omaggio alla balia, forse
 perché il termine Saba, in ebraico, vuol dire pane.
Da tempo la critica ha colmato, per buona parte, quella distanza
 e ha scandagliato l'opera del poeta triestino, ponendolasempre 
più al centro del '900 italiano.

c.Ulisse

Nella mia giovinezza*ho navigato
lungo le coste dalmate*,. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede*,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi.* Quando l’alta
marea e la notte li annullava,* vele
sottovento* sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia.* Oggi* il mio regno
è quella terra di nessuno.* Il porto*
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore*.

*Giovanezza: giovinezza.
* Dalmate: della Dalmazia, sul mar Adriatico.
*Intento a prede: in cerca di prede
*Coperti... smeraldi: gli attribuiti si riferiscono agli Isolotti, 
qui descritti nella loro solitudine marina, al contempo 
affascinanti (belli come smeraldi: il color verde smeraldo è
 dato dalle alghe affioranti) e pericolosi (scivolosi).
*Li annullava: li nascondeva alla vista del navigante, coprendoli 
d'acqua.
*Sottovento: dalla parte opposta a quella da cui spira il vento.
*L'insidia: il rischio di naufragare sugli scogli.
*Oggi: anche oggi, nonostante sia trascorso tanto tempo.
*Quella terra di nessuno: il paesaggio disabitato descritto nei 
versi precedenti; il poeta, contrapponendovi il porto, cioè il luogo 
della sicurezza e della tranquillità, dichiara di averlo eletto a proprio 
regno.
*Il porto: simbolo della vita quieta.
*Doloroso amore: l'amore per la vita è doloroso, perché l'esistenza
 offre agli uomini affanni e dolori in quantità.
La poesia Ulisse è l’ultima della sezione Mediterranee, presente 
nel Canzoniere, la raccolta completa di liriche di Umberto Saba
Ulisse è stata composta tra il 1945 e il 1946 e pubblicata nel 1948. 
Con essa, Saba si ricollega al tema del viaggio, rivisto in chiave 
unica e personale, lasciando ai lettori una sorta di testamento 
spirituale. I temi trattati sono l'identificazione del poeta con l'eroe
antico, il desiderio di nuove scoperte e avventure anche in età matura.
Con il Canzoniere Saba decise di unificare tutta la sua produzione per
lasciare ai lettori una sua autobiografia in versi. Un esperimento lontano
dalla nuova poetica ermetica, che si collega invece direttamente alla
tradizione letteraria italiana. Il Canzoniere è stato pubblicato per l
a prima volta nel 1921, per un totale di cinque edizioni. L’ultima, 
quella postuma, è del 1961.
È diviso in tre volumi di 26 sezioni: la poesia Ulisse si trova nel
 terzo volume, che comprende i testi dell’edizione postuma scritti
 tra il 1933 e il 1954 ed è divisa in quattro sezioni (Parole, Ultime 
 cose, Mediterranee, Quasi un racconto). Il Canzoniere include sia
tematiche familiari sia soprattutto l’analisi del proprio io rappresentata
 nel rapporto del poeta con la realtà. Inoltre, il poeta ritorna all’utilizzo
 di una metrica tradizionale, rifiutando le sperimentazioni e scegliendo
 di pubblicare una poesia onesta.
Con Ulisse, Saba si ricollega al tema del viaggio, rivisto in chiave
personale, lasciando ai lettori una sorta di testamento spirituale. 
L'analogia che vi è tra Saba e Ulisse si estende a molti degli elementi
 presenti nel testo. Per esempio, gli isolotti  che emergono sul pelo 
dell'acqua, che paiono belli come smeraldi alla luce del sole, ma in 
realtà micidiali per le navi durante l'alta marea notturna, alludono 
all'isola delle sirene.Queste, nella mitologia classica, erano rappresentate
con il corpo metà di donna e metà di volatile, forse adombrate nell'uccello
intento a prede,erano causa di morte per i marinai incautamente attratti dal 
loro canto fascinoso ma fatale; perciò le vele devono fuggirne l'insidia.
Saba introduce gli scogli come un emblema delle difficoltà dei pericoli 

della vita, da cui si sente affascinato, malgrado le insidie che nascondono
 (scivolosi
Quand'ero giovane,racconta il poeta, ho navigato lungo le coste della 
Dalmazia.
Qualche volta si intravedevano nel mare isolotti ricoperti di alghe affioranti,

scivolosi, che alla luce del sole sembravano smeraldi, raramente su di essi 
qualche uccello si posava in cerca di prede.
Quando il navigante non riusciva a vederli a causa dell'alta marea o della 

notte, le vele erano posizionate per tenerci a distanza da essi per evitare
il rischio di naufragare sugli scogli.
Tutt'ora il mio regno è rimasto disabitato. Il porto riesce ad attirare molti

naviganti ma non me che possiedo uno spirito indomabile e l'amore 
per la vita, che ,seppure dolorosa, mi porta ancora più al largo.
Il  poeta si identifica con il personaggio di Ulisse. L'eroe greco rispecchia

lo stato d'animo attuale di Saba e la sua disposizione di spirito: l'autore è 
infatti nella tarda maturità (ha superato i sessant'anni), ma sente di non 
avere esaurito la propria parabola esistenziale; anzi, la vita può ancora 
offrirgli verità da scoprire, purché non si accontenti dell'approdo, ma 
si metta in viaggio per raggiungere altre mete (i temi riguardanti il porto 
e il viaggio sono ricorrenti nel Canzoniere).
Nella seconda parte, introdotta dall’avverbio “
oggi” al verso 9, il poeta 
è ormai vecchio e non si accontenta più di raggiungere il porto ma 
vorrebbe viaggiare ancora. Vorrebbe spingersi al largo proprio come
 fa l’Ulisse dantesco(nel XXVI canto dell’Inferno)) che riparte per
 l’ultimo viaggio senza fare più ritorno..
Il tema dominante della poesia è quello del viaggio come metafora
 della vita. Gli isolotti verde smeraldo rappresentano anche delle insidie
 di notte: sono i pericoli della vita. L’arrivo al porto rappresenta una quiete
 che però non interessa al poeta. Egli invece vorrebbe spingersi a conoscere 
nuove sponde. Si ricollega quindi sia alla tradizionale visione dell’Ulisse 
omerico, che ritorna ad Itaca alla fine del travagliato viaggio di ritorno a 
casa, sia all’Ulisse dantesco che decide di sfidare gli dei per oltrepassare 
le colonne d’Ercole senza fare mai più ritorno.
Si può notare anche un altro rimando letterario al verso 12 con l’accenno
al “non domato spirito”. Esso richiama alcuni versi di Ugo Foscolo 
(Alla sera e A Zacinto )

Scelta metrica: endecasillabi sciolti.
Lo stile della poesia è classico. Sono presenti molti njambements 
(v. 2, v. 5, v. 6, v. 7, v. 9, v. 10, v. 11) ma vi sono poche rime,
bilanciate con le molte assonanze e rime interne. Il lessico è 
uotidiano, fatta eccezione per alcuni arcaismi, come il termine 
giovanezza” al v. 1.
Nel complesso la lirica Ulisse è l’espressione dello spirito vitale 
 del poeta Umberto Saba che, sebbene sia ormai anziano, continua 
a provare un grande amore per la vita, nonostante tutte le sofferenze 
che ha vissuto nel corso della sua esistenza.
Confrontandosi con Ulisse, l'eroe viaggiatore dell'antichità, Saba fa
 un bilancio della propria vita. Anche lui ha conosciuto delusioni e 
drammi; tuttavia non si è fatto prendere dalla disperazione, né dalla
 tentazione di un pigro riposo: ha scelto, pur con fatica, di continuare 
il viaggio fino ai confini del mondo, cioè, fino ad abbracciare la vita
tutta intera e fino alle radici segrete del proprio io.
Anche il poeta sente di avere un regno, come Ulisse che era Re di

Itaca.Il poeta è "sospinto ANCORA al largo dal non domato spirito",
 così come Ulisse, uccisi i Proci, riparte verso terre lontane invece 
di godersi la vecchiaia insieme i suoi cari, anche il poeta conserva 
uno spirito di meraviglia e d'avventura pur essendo in un'età di maturità
letteraria.

Enjambements = vv. 1-2; 2-3; 3-4; 5-6; 6-7; 7-8; 8-9; 9-10; 10-11; 11-12. 

Quasi tutta la poesia presenta gli enjambements, difatti si va molte volte a 
capo spezzando la frase come se vi fossero degli ostacoli (gli isolotti).
Allegoria = il titolo "Ulisse" è l'autore.
Allegoria = il "viaggio" è la vita.
Allegoria = gli "isolotti" (v. 2) sono le insidie e difficoltà .
Allegoria = le "vele" (v. 7) sono gli altri uomini più scaltri
Allegoria = il "porto" (v. 10) è la tranquillità.
Iperbato = "della vita il doloroso amore" (v. 13).
Epifora = "largo" (v. 8-11), cioè il mare aperto e quindi il desiderio di

conoscenza e di ricerca.

Non vi sono rime ma consonanze.
Anche Ulisse parte per la sua grande avventura in giovinezza, desideroso

 di scoprire il mondo (fatti non
foste a viver come bruti...) ed incurante di ciò che lascia a casa.
L'insidia degli isolotti rimanda all'episodio di Scilla e Cariddi.
.La lirica è formata da una strofa di 13 endecasillabi sciolti. È intitolata

all’eroe dell’Odissea, Ulisse. Il personaggio della mitologia greca diventa
 l’espediente per raccontare la giovinezza del poeta, trascorsa sugli isolotti 
delle coste dalmate, lavorando come mozzo in un mercantile.  L’elemento autobiografico viene subito trasfigurato e diventa il simbolo di 
considerazioni più generali riferite alla vita.
Nei primi nove versi il poeta racconta della sua navigazione per le coste
 della Dalmazia (regione della Croazia). Gli isolotti vengono descritti 
con molti dettagli. Su di essi sostavano gli uccelli, erano coperti di alghe
 e scivolosi al tatto, il verde conferiva loro il colore degli smeraldi. 
Quando erano coperti dalla marea, le navi si muovevano dalla parte 
opposta proprio per sfuggire dal pericolo di urtarci contro.
Dal verso nove in poi la narrazione si sposta al periodo della vecchiaia 
del poeta. Il suo regno non è più quello del mare ma è una terra dove 
nessuno osa avventurarsi perché piena di pericoli.
Come si è potuto notare, la lirica può essere divisa in due parti, che si 
riconoscono anche dall’utilizzo dei tempi verbali. Il passato per la prima
 parte; il presente per la seconda.
Nella prima parte il poeta paragona le sue avventure giovanili a quelle 
di Ulisse, eroe mitologico protagonista dell’Odissea che però non viene 
mai nominato apertamente.

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