I.ITALIA
6. Giuseppe
Ungaretti
Le
tappe essenziali della vita del
poeta Giuseppe Ungaretti.
Nacque
nel 1888 ad Alessandria d'Egitto da genitori lucchesi
che vi si trasferirono in
cerca di lavoro negli anni in
cui
cominciò lo scavo del canale di
Suez. In seguito nel 1912
si trasferì a Parigi per studiare alla Sorbona.
c.I Ricordi
I ricordi, un inutile infinito
Ma soli e uniti contro il mare, intatto
In mezzo a rantoli infiniti..
Il mare,
voce d’una grandezza libera,
ma innocenza nemica dei ricordi,
rapido a cancellare le orme dolci
d’un pensiero fedele…
Il mare, le sue blandizie accidiose
Quanto feroci e quanto, quanto attese,
e alla loro agonia,
presente sempre, rinnovata sempre
nel vigile pensiero l’agonia..
I ricordi,
il riversarsi vano
di sabbia che si muove
senza pesare sulla sabbia,
echi brevi protratti,
senza voce echi degli addii
a minuti che parvero felici…
Poesia pubblicata
inizialmente il 7 aprile del 1946 su
Il Costume Politico Letterario,
rivista nata a Roma sotto la direzione di
Velso Mucci.
Ungaretti poeta dell’avanguardia italiana:è un’etichetta attribuita
soprattutto per il suo modo di manifestare, fin dalla prima raccolta
(“Porto Sepolto” 1914), emozioni forti,
con componimenti brevi a
volte costituiti da un solo verso. Queste emozioni
infatti hanno
bisogno di immediatezza espositiva e Ungaretti le sottolinea con
l’eliminazione
della punteggiatura,con l’uso di
analogie ,strumenti
che finiscono per aprire la breccia alla poesia ermetica.
Con la pubblicazione della
raccolta “Allegria” del 1919 Ungaretti
rivendicava la radicale novità della propria scrittura, del proprio verso,
della
propria essenzialità, ben lontani da quella “manata di parole
essenziali”
elargite da Marinetti nel Manifesto del Futurismo.
Nel 1947 vengono
pubblicate le liriche che fanno parte de “Il dolore”.
Questa raccolta nasce da
eventi drammatici vissuti dal poeta come la
deportazione dei suoi connazionali
nei campi di concentramento durante
la seconda guerra mondiale, la perdita
del ruolo di poeta “ufficiale” e
la sospensione dalla cattedra universitaria,ma soprattutto la
morte del
fratello e successivamente del figlio di nove anni avvenuta del 1939.
In un’intervista televisiva Ungaretti afferma difatti che questa raccolta
sia
stata scritta dolendo e piangendo, ma nonostante ciò dichiara sia il
libro che
più ama.I “ricordi” è una delle sei sezioni de “Il dolore”, da
cui prende inoltre il nome della poesia esaminata.
Qui, lo stile pare essere dimesso, quasi
prosastico, in cui il poeta si mette
a tu per tu con il lettore. La poesia “I
ricordi” è stata pubblicata inizialmente
il 7 aprile del 1946 su Il Costume
Politico Letterario, rivista nata a Roma
sotto la direzione di Velso Mucci.
La struttura è quella
apparentemente tradizionale della canzone,
genere
metrico composto da un numero variabile di strofe di endecasillabi e
settenari.L’obiettivo di Ungaretti era tuttavia quello di chiudere alla
metrica tradizionale, da realizzare con l’uso del verso libero, Innovazione
metrica novecentesca che implicava l’eliminazione della rima - ne“I ricordi”
si
può rilevarne la quasi totale conclusiva.E’ interessante
sottolineare la
natura semplice,per non dire umile del lessico che
determina un registro
linguistico
informale alla poesia,a parte quasi il vezzo di un arcaismo-
<blandizie>.
Due i campi semantici a
tessere le restanti immagini dei ricordi e del
mare.Ungaretti vuole con questa
costruzione creare reti logiche per
esprimere al massimo delle possibilità il senso. Le parole
del campo
semantico dei ricordi sono <un pensiero fedele> e <vigile pensiero>;
le parole del
campo semantico del mare sono <una
grandezza libera>,
<il riversarsi> (immagine del mare
che si riversa sulla riva) e
la <sabbia>
(implicanza del
mare).La semplicità sintattica di questa poesia si può
identificare
sostanzialmente con l’uso della paratassi nella scrittura
delle prime tre strofe, dove i periodi sono
uniti dalle congiunzioni
<ma> ed <e> e dalla
punteggiatura,mentre nell’ultima strofa sceglie
di utilizzare una
costruzione ipotattica, un periodare più
lungo dove
una subordinata viene
introdotta dal pronome relativo che (<che si
muove>),all’interno
della quale si notano verbi all’infinito,all’indicativo,
al participio passato. Giuseppe
Ungaretti è ricordato soprattutto come
grande evocatore di emozioni con la sua
scrittura. Ne “I ricordi” a
questo proposito si
può sottolineare come le strutture di ripetizione
siano usate per
enfatizzare il concetto
che il poeta vuole trasmettere.
Caratteristico della sua scrittura - e che ritroviamo anche nel
poema
proposto - è l’uso molto ricco di allitterazioni che, oltre a dare una
musicalità al componimento,
generano sensazioni nella mente del
lettore.L’allitterazione della lettera I nella prima strofa per suggerire
un senso di chiarezza
che, combinata con la ripetizione della
R e
della T,produce suoni rigidi e
netti. Un secondo esempio lo si può
notare nell’ultima strofa di questa poesia
dove la presenza reiterata
della lettera S: <Senza peSareSullaSabbia> produce un senso di fluidità
al verso ,ma anche al significato che l’immagine raffigura.Evidente è
inoltre in questo testo la presenza dell’anafora.<I ricordi> del primo
verso
sono in rapporto anaforico con <I ricordi> del verso
14; <Il mare>
del verso 4 è in rapporto anaforico con<Il mare> del verso 9.Altra
figura di ripetizione viene messa
in evidenza al verso 10 con la ripresa
del vocabolo <quanto> per ben due
volte: si tratta dell’epanalessi.
Ne “I ricordi” sono
presenti infine caratteri contrastanti che confluiscono nell’ossimoro: <inutile infinito> (v.1; non è paradossalmente assurdo
che sia di scarso valore qualcosa di incommensurabile?),
<soli e uniti> (v.2), <brevi protratti> (v.18). A conclusione la
dialettica
dei significati di cui i versi sono portatori.<<I ricordi … infiniti>> qui
i ricordi sono incommensurabili,rappresentano qualcosa di eterno
(<infinito>) per il
poeta, a cui tuttavia egli affianca
l’aggettivo <inutile>,
quindi essi sono
infruttuosi,forse perché, per la loro
natura astratta, non
possono concretamente aiutarci. I ricordi, soli, ma uniti, vanno
contro
il mare.Quindi il mareper Ungaretti sembra
essere una forza talmente
potente che,
anche se “assalito” da un’altra potenza (quella
dei ricordi),
non viene alterata,anzi rimane immutata (<intatto>).
vv.4-8: <<Il mare … fedele qui il mare è la voce
di una potenza senza
fine.Questa voce, questo
suono sciolto e autonomo (<libera>) è
dato
dal frequente incombere di
enormi acque. Il mare somiglia allora al
fluido cammino che la
memoria compie, che con le sue correnti non
lascia traccia dei
“pensieri”.E’ un ribadire la concezione
del mare
come una forza, che seppur
inconsapevole delle sue azioni (<innocenza>)
è
in grado di annientare,
di offuscare i ricordi con la musicalità delle
sue onde.vv.9-13: <<Il mare …
l’agonia>> il mare assume inoltre un
ruolo feroce che,con le sue <blandizie accidiose>, quindi
con la capacità
delle sue onde di persuadere e
di trarre a sé le menti, è capace di
annichilire un pensiero fino ad allora rimasto
presente (<d’un pensiero
fedele>). È
come se i suoi frangenti, i suoni che
essi rilasciano,
confondessero le
memorie del poeta.
E nonostante Ungaretti gli attribuisca una
funzione crudele (<feroce>),
perché implica tormenti,
il mare e le sue onde rimangono elementi tanto
desiderati e bramati che sussistono nei
suoi pensieri. La sabbia come i
ricordi
vv.14-20: <<I ricordi … felici…>> nell’ultima strofa i ricordi sono presentati
come un <riversarsi vano di
sabbia che si muove senza pesare sulla sabbia>.
Essi sembrano essere un continuo e inutile irrompere di memorie che però
non gravano nella mente (particolarmente
felice la scelta di questa figura
della sabbia che così sottile com’è non fa
sentire il suo peso ).È come se la
sabbia rappresentasse la
memoria che, nonostante venga continuamente
riempita di ricordi, non appesantisce la mente. Quasi che per lei ci fosse
sempre uno spazio mai
colmato. Per l’appunto, i ricordi costituiscono un
riecheggiare di breve durata, ma esteso nel tempo e nella
memoria. Echi
di addii, di saluti che mancano di voce .. I
ricordi sono inoltre riproposizioni
di
momenti (<a
minuti>) che un giorno rendevano felice il poeta e che nel
momento della scrittura è possibile gli
recassero un profondo dolore.