I.POESIA BENGALI.
a.Rabindranath
Tagore (1861.1941)
Nasce a
Calcutta ed è il poeta più conosciuto nel mondo
per
il fascino dei suoi versi e per la forza della sua personalità.
Poliedrico e
fecondo è stato oltre che poeta e musicista-scrisse
lui stesso la musica dei suoi cant-i.drammaturgo,saggista
memorialista,
estensore di diari dei suoi numerosi viaggi,ma anche
pittore,
educatore, riformatore e politico.
Nel 1913 vince il
Premio Nobel con la
raccolta Ghitanjali
.(Offerta di canti).
Ha detto di lui A. Huxley:”Ha cercato di vedere l’assoluto
nel
relativo,l’infinito nel finito,l’eternità obiettiva nelle
frazioni di tempo.”
2.Non lasciarmi ,non andartene
perché scende la notte.
La strada è deserta e buia,
si perde tortuosa.La terra stanca
è tranquilla,come un cieco senza bastone.
Sembra che io abbia aspettato nel tempo
questo momento con te
così accendo la lampada
dopo averti donato fiori.
Con il mio amore ho raggiunto
stasera
il limite del mare senza spiaggia
per nuotarci dentro e perderci in eterno.
Il nostro destino viaggia su un mare
mai attraversato ,dove le onde
si susseguono in un gioco incessante
di rimpiattino.
E’ l’inquieto mare del mutamento,
perde e perde ancora gli armenti
e batte le mani contro il cielo costante.
Al centro di questo mare travolgente,
tra l’alba e la notte,Amore,
tu sei l’isola verdeggiante dove il sole
bacia l’ombra vaporosa dove gli uccelli
sono amanti che cantano il silenzio.
Da “Passando all’altra riva “,in
Poesie d’Amore,a cura di Brunilde Neroni,
Guanda ed.in Parma,1996,collana I Poeti della Fenice.
Versi particolarmente rappresenttivi della voce del grande poeta che sa
rendere visibile con la ricchezza delle immagini la capacità dell’uomo di
vivere il “finito” (il limite del mare inquieto)continuando
tuttavia a cercare l’ ”infinito”(perdermi
in eterno),di immergersi nel “mare del mutamento”,guardando alla “costanza del cielo”e tra l’alba e la
notte,al centro di tutto,l’amore per la sua donna ,l’isola ombrosa baciata dal sole.
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