III.POESIA CANARESE.
g.Cennavir Kanavi (1928)
Autore canarese .Funzionario dell’università
del Karnatak a Dharvar,ha al suo attivo
parecchi volumi di poesie.
Oceano d’occidente.
I.
Quest’oceano
quel cielo
a bocca aperta si contemplano per ingoiar l’infinito.
Quanti giorni e quante notti
sul dorso delle onde
avanzano per annegar la deserta terra del dolore.
Tutte le stagioni insieme han tuonato
dalla bocca dei fiumi.
Le montagne son rimaste indietro,
ignote come un mistero.
Sale e scende quaggiù l’impero del verde.
Guarda! L’oceano,specchio
infinito,
riflette lo splendore del cielo.
Abbiamo i due termini del confronto,
altri pretesti non servono.
II.
Guarda là!
Si è
alzata l’isola,fermandosi per respirare.
Dorme profondamente l’azzurro.
Libere spiegando le vele,
le barche hanno cavalcato le onde
e, fendendo la corrente ,sono salite fino all’orizzonte.
La ferita sull’acqua
scompare in un attimo.
Oggi che profondo silenzio
in questa riva d’occidente!
Una baia
o una nave che oscilla.
Il suo cuore
accoglie mille onde di speranza di vari paesi.
E quei
cavalloni spumosi
scrivono sulla porta il loro diario.
III.
E’ la festa delle barche,giunte dopo aver cavalcato flutti e flutti:
il grido di gioia del pescatore,
il pesce che salta,
il pesce che danza.
Guarda,quel pesce che faceva le beffe è finito anche lui nella
rete!
Il gabbiano con un pesce nel becco è volato via.
Invano guizza il prigioniero nella rete
I ragazzi dei pescatori gli son sopra;
posson prendere solo quei doni che l’oceano
vuole offrire.
IV.
Pare che proprio ieri ci sia stata una guerra
per distruggere la dinastia d’Adamo.
Pare che il cielo sia venuto a runare
la pace del mondo intero.
come se non bastassero poi la terra ed il cielo,
anche nell’oceano è caduta una scintilla .
Dobbiamo protegger noi stessi.
Una galleria solca l’acqua nascosta .
Emozione nelle navi.
Intorno parecchi cannoni.
Lassù dal cielo la civiltà
ha fatto cadere una pioggia di bombe.
Pare che il cielo si squarci.
Un’esplosione ha violato anche la riva del mare.
La mia lingua ha provato
le munizioni della guerra.
Non basta ancora tutto questo?
V.
Quest’oceano
quel
cielo
stanno a bocca aperta per ingoiar l’infinito.
per cancellare l’età della geografia:
non sono per annegarsi l’un l’altro?
Da “POESIA MODERNA INDIANA” ,Guanda ed.
Testi e note a cura
di Maria Gabriella Bruni
Nei poeti
indiani difficilmente troviamo il
termine “mare”.Tutti i cittadini del subcontinente infatti non sono
circondati che dall’oceano., che con i
suoi remoti orizzonti sollecita evidentemente il loro familiare misticismo.
Ed ecco l’oceano divenire lo specchio del cielo
capace di riflettere la sua infinitezza. Per meglio sottolineare la
straordinaria suggestione di tanta meraviglia le strofe a contrasto sul quotidiano dei pescatori ,dei
pesci degli uccelli,tutti intenti a prendere i doni che
l’oceano vuole offrire. Poi,inatteso,il salto drammatico della vita sulla terra :i
suoi abitanti han fatto scoppiare la guerra ,
con tutte le sue atrocità. E quell’oceano e quel cielo che stavano a bocca aperta per ingoiar
l’infinito guardano attoniti l’orrendo spettacolo .Che valga annegarsi reciprocamente per
cancellare con la geografia una visione tanto insensatamente crudele?
con tutte le sue atrocità. E quell’oceano e quel cielo che stavano a bocca aperta per ingoiar
l’infinito guardano attoniti l’orrendo spettacolo .Che valga annegarsi reciprocamente per
cancellare con la geografia una visione tanto insensatamente crudele?
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