domenica 26 aprile 2020

II.Poesia hindi..f.Agghyeya.2.





II. POESIA HINDI.



f. S.H.Vatsyayan<<Agghyeya>>



Nasce a Kassiya (Uttar Pradesh) Nome d’arte e di battaglia(“colui del quale
non si può sapere”) di  Saccidanand Hiranand  Vatsyayan.Laureato in scienze 
e letteratura inglese,è uno degli iniziatori dello sperimentalismo nella moderna
poesia hindi. Terrorista durante il dominio inglese dovette entrare in clandestinità
e prese in quella circostanza lo pseudonimo che poi sempre volle conservare.In 
carcere per motivi politici,compose in prigionia una raccolta di poesie in inglese
(”Prison’s days and others poems”).Poliglotta, la  perfetta padronanza  dell’uso

di quelle lingue conferisce ai suoi componimenti una concisione  tipica che gli ha
permesso di stringere vincoli saldi e fecondi con la letteratura occidentale. Oltre
alle numerosissime raccolte di poesie dove  meglio esprime la propria personalità,
ha scritto ottimi saggi in difesa delle sue convinzioni estetiche e inoltre racconti,
romanzi stimolanti e discussi,volumi infine  sulle sue esperienze di viaggiatore.



2.Notte di luna d’autunno



E’ inganno il  bianco chiaro di luna .

Non vera – quella profonda, infinita distesa del cielo.

e’ inutile la pace della notte di luna d’autunno.

Lontani  - pace,bianco splendore ,balsamica distesa del nulla.

Qui – solo le scintillanti

stelle,nel pugno di densa nebbia, morbido di veleno,

rabbrividiscono gli zoppi,monchi

nudi,brulli alberi sfortunati.

Noi ,vicino,-due cupole rotte,

un minareto,come un grido che penetra la tenebra;

una lacera stuoia di bambù;penzolano

da una colonna brandelli di una sciarpa consunta .

più vicino – il balcone che sta per crollare;

dietro,nel cerchio bagnato d’urina,

su tre zampe,a testa bassa,l’asino che disprezza se stesso,simbolo di pazienza;

vicinissimo,con il dorso incurvato,immobile,ma pieno di tentazioni,

sta all’erta un gatto selvatico;

dietro – un mucchio puzzolente di letame!

ha cantato il “ciaran”,poi,supplicando il guerriero,

si è addormentato tranquillamente.

Ed  ha già cantato il devoto,facendo balenare la sua adulazione scontata.

ha già cantato infine l’amante della sofferenza, indolente, assonnato,

recipiente dell’affetto della fantasia,

il poeta,

preso dai sentimenti!

Ma ora – fissa,nobile,

intensa l’espressione degli occhi;

lo sfogo volgare è stato quasi strappato alla timida lingua!

E’ inganno il bianco chiaro di luna.

Non vera – quella profonda ,infinita distesa del  cielo.

E’ inutile la pace della notte di luna d’autunno.







Da “POESIA MODERNA INDIANA” ,Guanda ed.

Testi e note a cura di Maria Gabriella Bruni





Qui invece la notte torna ad essere elemento dissonante per noi occidentali.

Una notte portatrice di pace,illuminata dalla luce brillante della luna d’autunno

Anche se è inutile perché nei versi successivi  sono elencati tutta una serie di

elementi negativi,sgradevoli della vita dove anche il menestrello di corte non

ha la funzione di rallegrare,perché ha già cantato e ora dorme. Persino il poeta

si  è lasciato strappare alla sua timida lingua lo sfogo volgare.



*Ciaran:menestrello di corte.




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