XXXVI.SUD AFRICA
78. Mazisi Kunene
nasce a Durban nel 1930, studia all’università di Natal.
Nel 1959 si reca a Londra per ricerche sulla poesia zulu,
per comporre un’opera epica secondo la tradizione zulu.
Produce, scrivendo soprattutto in lingua bantu, e pubblica
in parte in Sud Africa. Nel 1956 vince il premio per la
letteratura bantu.
a.Addio
Amata,addio …
Sostieni questi guizzanti sogni infuocati
Con le mani scheletriche della morte
Così che quando avanza l’arida notte
Tu possa sfidare i suoi ostinati intrighi
Non badare dove noi ci voltiamo e agitiamo
(Gli ululati potrebbero legarti al nostro dolore)
le cui zampe portano il dolore della vita.
Amata, addio
Anche il silenzio che ossessiona il meriggio
Canterà l’alterno tambureggiare della tua suprema gioia
dove sediamo accanto al focolare rievocando i ricordi
Disponendo le parti a completare ciascun giorno;
Con la consapevolezza tuttavia che il nostro è un ritorno di vuoto.
Addio,addio.
Mazisi Kunene,” Addio”,
in Voci d’Africa-poesia africana di lingua inglese .
A cura di Lucilla Sbicego; presentazione di Carlo Izzo,
Accademia-Sansoni ed., 197O.
La raccolta originaria di queste poesie, pubblicata nel 1963 –
Mazisi Kunene:Zulu Poems,Holmes & Meier -si ispira agli stessi
temi della poesia in lingua bantu, ma nella forma questi versi
rivelano l’influsso della poesia inglese contemporanea.
Sarebbe interessante analizzare con attenzione
e in profondità le diverse suggestioni che, se ci sembra
possano essere percepite immediatamente diverse
nel testo scritto di un poeta africaaner e nel canto
trascritto di un griot* bantu, possono invece riservare
ugualmente sorprese di originalità dai tratti diversi anche
quando l’autore della poesia, sia anglofono o francofono,
perché erede- portatore di due diverse sudditanze coloniali;
soprattutto occorre guardare in modo diverso a quei poeti
che usano una lingua europea in Africa, rispetto ai loro
omologhi anglofoni e francofoni della diaspora che,
metropolizzandosi, hanno finito per assorbire elementi
culturali non-africani e avere un rapporto di saudade[1]
col proprio paese di origine.
Intanto ho appena proposto un poeta che rappresenta
una delle due anime del Sud Africa che dovrebbero essere
subito percepite nella loro diversità profonda.Quella della
cultura popolare orale dei griot* bantu, anche se l’autore,
nel caso specifico, è uno studioso, che tuttavia si esprime
prevalentemente in quella lingua e si iscrive in quella
tradizione culturale:Mazisi Kunene.
**Saudade:nostalgia in portoghese
*Poeta e musicista africano nero, che compone canti orali.
78. Mazisi Kunene
nasce a Durban nel 1930, studia all’università di Natal.
Nel 1959 si reca a Londra per ricerche sulla poesia zulu,
per comporre un’opera epica secondo la tradizione zulu.
Produce, scrivendo soprattutto in lingua bantu, e pubblica
in parte in Sud Africa. Nel 1956 vince il premio per la
letteratura bantu.
a.Addio
Amata,addio …
Sostieni questi guizzanti sogni infuocati
Con le mani scheletriche della morte
Così che quando avanza l’arida notte
Tu possa sfidare i suoi ostinati intrighi
Non badare dove noi ci voltiamo e agitiamo
(Gli ululati potrebbero legarti al nostro dolore)
le cui zampe portano il dolore della vita.
Amata, addio
Anche il silenzio che ossessiona il meriggio
Canterà l’alterno tambureggiare della tua suprema gioia
dove sediamo accanto al focolare rievocando i ricordi
Disponendo le parti a completare ciascun giorno;
Con la consapevolezza tuttavia che il nostro è un ritorno di vuoto.
Addio,addio.
Mazisi Kunene,” Addio”,
in Voci d’Africa-poesia africana di lingua inglese .
A cura di Lucilla Sbicego; presentazione di Carlo Izzo,
Accademia-Sansoni ed., 197O.
La raccolta originaria di queste poesie, pubblicata nel 1963 –
Mazisi Kunene:Zulu Poems,Holmes & Meier -si ispira agli stessi
temi della poesia in lingua bantu, ma nella forma questi versi
rivelano l’influsso della poesia inglese contemporanea.
Sarebbe interessante analizzare con attenzione
e in profondità le diverse suggestioni che, se ci sembra
possano essere percepite immediatamente diverse
nel testo scritto di un poeta africaaner e nel canto
trascritto di un griot* bantu, possono invece riservare
ugualmente sorprese di originalità dai tratti diversi anche
quando l’autore della poesia, sia anglofono o francofono,
perché erede- portatore di due diverse sudditanze coloniali;
soprattutto occorre guardare in modo diverso a quei poeti
che usano una lingua europea in Africa, rispetto ai loro
omologhi anglofoni e francofoni della diaspora che,
metropolizzandosi, hanno finito per assorbire elementi
culturali non-africani e avere un rapporto di saudade[1]
col proprio paese di origine.
Intanto ho appena proposto un poeta che rappresenta
una delle due anime del Sud Africa che dovrebbero essere
subito percepite nella loro diversità profonda.Quella della
cultura popolare orale dei griot* bantu, anche se l’autore,
nel caso specifico, è uno studioso, che tuttavia si esprime
prevalentemente in quella lingua e si iscrive in quella
tradizione culturale:Mazisi Kunene.
**Saudade:nostalgia in portoghese
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