martedì 22 settembre 2020

XXXVI.SUD AFRICA .78. Mazisi Kunene.a.Addio.-


 XXXVI.SUD AFRICA


78. Mazisi Kunene


nasce a Durban nel 1930, studia  all’università di Natal.


Nel 1959 si reca  a Londra per ricerche sulla poesia zulu,


per comporre un’opera epica secondo la tradizione zulu.


Produce, scrivendo soprattutto in lingua bantu, e pubblica


in parte in Sud Africa. Nel 1956 vince il premio per la


letteratura bantu.


 

a.Addio


 Amata,addio …


Sostieni questi guizzanti sogni infuocati


Con le mani scheletriche della morte


Così che quando avanza l’arida notte


Tu possa sfidare i suoi  ostinati intrighi


 


Non badare dove noi ci voltiamo e agitiamo


 (Gli ululati potrebbero legarti al nostro dolore)


le cui zampe portano il dolore della vita.


 


Amata, addio


Anche il silenzio che ossessiona il meriggio


Canterà l’alterno tambureggiare della tua suprema gioia


dove sediamo accanto al focolare  rievocando i ricordi      


Disponendo le parti a completare ciascun giorno;


Con la consapevolezza tuttavia che il nostro è un ritorno di vuoto.


 


Addio,addio.


 


 Mazisi   Kunene,” Addio”,


 in Voci d’Africa-poesia africana di lingua inglese .


A cura di Lucilla Sbicego; presentazione di Carlo Izzo,


 Accademia-Sansoni ed., 197O.


La raccolta originaria di queste poesie, pubblicata nel 1963 –


Mazisi Kunene:Zulu Poems,Holmes & Meier -si ispira agli stessi


temi della poesia in lingua bantu, ma nella forma questi versi


rivelano l’influsso della poesia inglese contemporanea.


 


 


         Sarebbe interessante analizzare con attenzione


e in profondità le diverse suggestioni che, se ci sembra


possano essere percepite immediatamente  diverse


nel testo  scritto di un  poeta africaaner e nel canto


trascritto di un griot* bantu, possono invece riservare


ugualmente sorprese di originalità dai tratti diversi anche


quando l’autore della poesia, sia anglofono o francofono,


perché erede- portatore  di due diverse sudditanze coloniali;


soprattutto occorre guardare  in modo diverso a quei poeti


che usano una lingua europea in Africa, rispetto ai  loro


omologhi anglofoni e francofoni della diaspora che,


metropolizzandosi, hanno finito per assorbire elementi


culturali non-africani e avere un rapporto di saudade[1]


col proprio paese di origine.


       Intanto ho appena proposto un poeta che rappresenta


una delle due anime del Sud Africa che dovrebbero essere


 subito percepite nella loro diversità profonda.Quella della


cultura popolare orale dei griot* bantu, anche se l’autore,


nel caso specifico, è uno studioso, che tuttavia si esprime


prevalentemente in quella lingua  e si iscrive in quella


tradizione culturale:Mazisi   Kunene.


 


 


 


 **Saudade:nostalgia in portoghese


*Poeta e musicista africano nero, che compone canti orali.

 


78. Mazisi Kunene

nasce a Durban nel 1930, studia  all’università di Natal.

Nel 1959 si reca  a Londra per ricerche sulla poesia zulu,

per comporre un’opera epica secondo la tradizione zulu.

Produce, scrivendo soprattutto in lingua bantu, e pubblica

in parte in Sud Africa. Nel 1956 vince il premio per la

letteratura bantu.

 

a.Addio

 

Amata,addio …

Sostieni questi guizzanti sogni infuocati

Con le mani scheletriche della morte

Così che quando avanza l’arida notte

Tu possa sfidare i suoi  ostinati intrighi

 

Non badare dove noi ci voltiamo e agitiamo

 (Gli ululati potrebbero legarti al nostro dolore)

le cui zampe portano il dolore della vita.

 

Amata, addio

Anche il silenzio che ossessiona il meriggio

Canterà l’alterno tambureggiare della tua suprema gioia

dove sediamo accanto al focolare  rievocando i ricordi      

Disponendo le parti a completare ciascun giorno;

Con la consapevolezza tuttavia che il nostro è un ritorno di vuoto.

 

Addio,addio.

 

 Mazisi   Kunene,” Addio”,

 in Voci d’Africa-poesia africana di lingua inglese .

A cura di Lucilla Sbicego; presentazione di Carlo Izzo,

 Accademia-Sansoni ed., 197O.

La raccolta originaria di queste poesie, pubblicata nel 1963 –

Mazisi Kunene:Zulu Poems,Holmes & Meier -si ispira agli stessi

temi della poesia in lingua bantu, ma nella forma questi versi

rivelano l’influsso della poesia inglese contemporanea.

 

 

         Sarebbe interessante analizzare con attenzione

e in profondità le diverse suggestioni che, se ci sembra

possano essere percepite immediatamente  diverse

nel testo  scritto di un  poeta africaaner e nel canto

trascritto di un griot* bantu, possono invece riservare

ugualmente sorprese di originalità dai tratti diversi anche

quando l’autore della poesia, sia anglofono o francofono,

perché erede- portatore  di due diverse sudditanze coloniali;

soprattutto occorre guardare  in modo diverso a quei poeti

che usano una lingua europea in Africa, rispetto ai  loro

omologhi anglofoni e francofoni della diaspora che,

metropolizzandosi, hanno finito per assorbire elementi

culturali non-africani e avere un rapporto di saudade[1]

col proprio paese di origine.

       Intanto ho appena proposto un poeta che rappresenta

una delle due anime del Sud Africa che dovrebbero essere

 subito percepite nella loro diversità profonda.Quella della

cultura popolare orale dei griot* bantu, anche se l’autore,

nel caso specifico, è uno studioso, che tuttavia si esprime

prevalentemente in quella lingua  e si iscrive in quella

tradizione culturale:Mazisi   Kunene.

 

 

 

 **Saudade:nostalgia in portoghese

*Poeta e musicista africano nero, che compone canti orali.

 




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