venerdì 11 settembre 2020

XXXI.CANADA 70.Anna Hébert.a.Pioggia


XXXI.CANADA
70.Anna Hébert

nasce a Sainte- Catherine-de-Fossambault, Québec, Canada
nel 1916 e dopo una lunga permanenza in Francia,
muore a Montréal, Québec, Canada, nel 2000.

a.Pioggia *

Pioggia sulla città che si scrolla, i cavalli di pietra nelle fontane, zoccoli,
criniere, bei grifoni, fumano le strade bagnate, scorrono le banchine corrose,

Tu, la tua forza e il tuo sonno, il tuo sogno sotto la palpebra chiusa,
mandorla nera nelcuore della notte, il tuo braccio sui miei reni, come una cintura,

Pioggia sul vetro, fili, aghi liquidi, grandi telai vibrano, a comporre
il tuo destino e il mio, tessitori ciechi, ruscelli, fiumi, la notte, spola e
 fusi, si dipana, foreste di foglie scosse,

Tu, la tua risata, il tuo sguardo d’uccello, il tuo volto che splende;
l’amore si stende su di me,

Pioggia, di lontano il bagliore giallo dei platani, felci dai tronchi neri, piazze
popolate di collere brevi, grezzi formicai dove la saggezza annoda e snoda
un sottile filo segreto,

Tu ed io, isola nella città, sotto la pioggia, messi al mondo, mescolati insieme
come la terra e l’acqua prima della separazione,

Pioggia sul vetro. Se abbandono il tuo corpo e me ne vado anch’io in sogno,
innalza arcate di pioggia, lascia il calore del letto, assapora il sale dell’acque
marine all’orizzonte avvolte, tutta la terra accessibile, simile a un tappeto,

Tu la parola e  il tuo silenzio, la tua vita, la tua bellezza, il tuo amore mi riportano
senza posa, come selvatica rosa accesa nella notte, sotto la pioggia.

       Un componimento circolare che inizia e finisce
con la stessa parola del titolo:  pioggia ”, il cui
incessante cadere viene graficamente offerto
dalla serie quasi ininterrotta - l’unico punto
e virgola è quello al verso 7- di virgole/gocce
di pioggia che dividono e legano le diverse immagini
delle otto strofe,  in una fusione di sogno e realtà.
L’esterno, il mondo fuori della finestra (aldilà del vetro),
nelle strofe che iniziano con la parola  pioggia ”, 
si intreccia con le immagini associate all’interno
(aldiquà del vetro) dove sono i due amanti,nelle strofe
che iniziano con il pronome Tu. La visione  della città
personificata si espande fino alle foreste. Le gocce
sul vetro disegnano fantastici ghirigori e diventano
arcana scrittura del destino dei due amanti. Nell’isolamento
della loro unione, essi sono come isole nella città, ma 
la fusione dei due corpi diviene, comunque, fusione
con la natura tutta, e questo provoca un sentimento
di pace profonda che pulsa come “selvatica rosa accesa ”.
        La terra rimane un mito anche per i poeti dell’Ovest**
negli anni Settanta, ma sono loro che per primi  cercano
nuovi modi di guardare la realtà, trovando un equilibrio
tra contenuto e sperimentazione di un nuovo linguaggio poetico.
Si distaccano, dunque, dall’accademico formalismo dei poeti
dell’Est,*** costruendo un linguaggio basato sul suono, sulla voce,
sul respiro, sulla sillaba, sulle rotture sintattiche e sui grafismi.La
letteratura diventa con loro  esperienza sensoriale integrata,
dove corpo, mente, orecchio e occhio partecipano all’atto
creativo e alla sua fruizione[1], fino a trattare le lettere, le sillabe
e le parole come oggetti concreti, con una esistenza propria
che rafforza il loro significato. Scrivere è percepito da pb Nichol,
per esempio, come un atto soprattutto visivo e da questo nascono
i suoi paesaggi di lettere o parole fluttuanti. La linea del disegno
e il verso della poesia si confondono, i confini tra arte visiva e
letteratura quasi scompaiono e la poesia diviene, così, un oggetto
da toccare, che è un modo di toccare fisicamente il lettore.


*Anne Hébert,”Pioggia”, da Poèmes anciens, 1961/1980,
in Caterina Ricciardi e Liana NissimParole sull’acqua, op.cit.;
trad. Valeria Pompeiano.
**Vancouver e British Columbia
***Toronto e Montréal



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