Zacinto
ITALIA.
2.Ugo Foscolo
nato Niccolò Foscolo: a Zante (l'antica Zacinto), al cui ricordo dedicherà
il sonetto A Zacinto,.una delle isole Ionie allora
appartenente a Venezia,
il 6 febbraio 1778 da padre italiano e madre
greca e muore il
10 settembre
1827, in Turnham Green,Londra,Regno Unito.E’ stato un poeta,
scrittore
e traduttore italiano, uno
dei principali letterati del neoclassicismo e del
preromanticismo Sotto l'influsso delle idee giacobine, Foscolo si avvicina
anche alla
politica, coltivando gli ideali di libertà e indipendenza nazionale
a."A Zacinto"
Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque
Cantò fatali, ed il diverso esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura.
Il sonetto dove il poeta
esprime tutta la tensione che
produce in lui il dolore dell’esilio,
tema foscoliano per
eccellenza..tensione che anima il ritmo inquieto di
questi versi che compose
negli ultimi mesi del 1802 e
nei primi del 1803.
Proprio del 1803 è l’edizione definitiva
delle sue poesie: è il canzoniere più breve della
letteratura
italiana, poiché conta appena dodici sonetti e due odi. Una
personalità eroica, furiosa ed Questo sonetto, rivendica
soprattutto la necessità
di una patria spirituale (oltre che
fisica) perché Zante (Zacinto) era la sua terra natia
e luogo
della sua infanzia. I
due modelli di Dante ed Omero. Foscolo ,
deluso storicamente da quella patria
che non riusciva a formarsi,
senza rinnegare la
grandezza dantesca, guarda però ancora più
indietro e glorifica al
suo posto il padre della cultura occidentale,
il leggendario poeta Omero, cui dedicherà il commosso finale
del carme Dei sepolcri. Omero narra dell’eroe
cercatore per
eccellenza, il ramingo Ulisse,
cui Foscolo si sente legato per
il comune destino di
sventura, e per la ricerca di pace.
Tuttavia questa pace, il sonetto rivela, sarà conquistata solo
Tuttavia questa pace, il sonetto rivela, sarà conquistata solo
con la morte e sarà proprio il suo canto a
sopravvivergli.
Un sonetto A Zacinto, denso di temi classici e di forza espressiva.
«Questo sì è un sonetto
tutto senso, tutto colori, tutto cose viste
coll’occhio!» (G. Manacorda, Studi foscoliani).L’intero
componimento
è giocato sui temi
più cari al poeta , primo fra tutti quello dell’esilio.
Le tre negazioni in climax
sembrano quasi rivelare un ragionamento
intimo del poeta che
prorompe nell’incipit lasciando dietro
di sé tutta la parte implicita. Proprio in quegli anni
infatti
aveva affrontato
disavventure politiche, amorose, familiari–
giovane, bello e dannato, come il suo Ortis – ...
La patria e l’urgenza di
appartenere ad una nazione.L’esilio
segnava la perdita di quella
che si rivelava un'ulteriore
illusione foscoliana,: la patria, il senso di
appartenenza a una
nazione, e quindi la difesa assoluta della sua
identità poetica
e spirituale. Zacinto è come la tomba di
queste speranze «ove
il mio corpo fanciulletto giacque», dice il
poeta, utilizzando un
verbo che ricorda in modo quasi esplicito la morte, perché gli
infanti giacciono in una
posizione orizzontale, di perpetuo riposo,
essendo incapaci di reggersi in piedi.
Tuttavia la terra genera e
inghiotte in un ciclo senza fine, ed è probabile che Foscolo qui
ricordi un passo lucreziano: «il bimbo, simile
al marinaio che i
flutti furiosi hanno
rigettato sulla riva, giace, tutto nudo, per
terra (…) dall’ora in cui,
gettandolo sulle rive bagnate dalla luce,
la natura lo strappa, è
la chiave di volta della poesia che imprime
un respiro di eternità a tutto ciò
che è caduco. Il rischio di affondare,
di naufragare nell’oblio è
terribile., tutt’altro che liberatorio per chi
crede che una patria
occorra ancora costruirla, e non per sé stessi,
ma per chi verrà: Foscolo si ostina a parlare di morte e di tombe,
di oblio e di Nulla,
perché la vera lotta dell’uomo si gioca contro il
cieco meccanismo del suo destino mortale; cerca, quindi
con
ostinata coerenza, di
salvare l’intervento dell’uomo nella storia:
cerca il significato, il segno
della sua esistenza nel mondo E
la concretezza dei temi
foscoliani sembra la soluzione trovata.
Una soluzione davvero emblematica: la patria è lontana,
irraggiungibile fisicamente e spiritualmente; l’azione
dell’uomo
è messa in pericolo dal continuo scacco della morte; dalla morte
si
arriva presto al nulla cosmico.La tomba è l’unico segno di
quell ’ esserci stati; ma più ancora lo è la poesia, il canto di
Ulisse e di
Achille, di Venere ci impregna, tutto nel nome di
Omero il cui «inclito verso» che ancora oggi
risuona.
La soluzione foscoliana è
quanto di più laico e luminoso si
possa concepire, uno splendente sorriso
delle Grazie.
Spero di aver trovato la soluzione per aggirare gli assurdi orari
di pubblicazioni imposti dal sistema.Devo provare a postare
quotidianamente poco dopo la mezzanotte per ottenere una
scelta oraria automatica e utile per tutti i fusi orari del pianeta.
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