XXXI.CANADA
71.Catherine
Lalonde
nasce a Montréal, Québec, Canada, nel 1974.
Autrice precoce
pubblica
il suo primo libro a 16 anni), critica e poeta, insegna
educazione fisica e danza contemporanea. Nel 2009
le è stato
conferito il premio Èmile Nelligan.
a.Ti
mostro me stessa e la mia decorazione interiore
Ti mostro me stessa e la mia
decorazione interiore
i tappeti rossi sesso
e lingua
per accoglierti da re
i bruchi delle stie gli incendi fertili
le piccole sfere di legno trascinate dalla corrente
l’aurora boreale la notte in cui
Petronilla ha partorito
i cuccioli di terra molle
le immagini rimaste bendate nell’arco della mia infanzia
e il bersaglio della mia morte
io ti mostro la tire* Santa
Caterina
impiastricciata nelle mie trecce
la collezione di alberi morti di mio padre i gran
falò di San Giovanni che davano riflessi rossi ai capelli
la riserva dei Gran Giardini quella foresta difforme
i suoi alberi bruciati nel mio ventre ma rimasti in piedi
il suolo raro che dovrebbe essere altrove ma
che lascia risalire fossili e ricordi il mio
Giardino personale carne delle
Meraviglie e delle Angosce
la notte appende la sua luna
unica palla di Natale alla tua finestra
io ti mostro a casa mia gli arazzi degli inconsci
successivi
il palo del calvario piantato nella mia lingua di donna
scheggia trasmessa da donne di prima
le brute senza scuola né libri che parlavano
dei possibili fra bucato Dio e
dodici figli
non godere sui muri
vengo da un paese dove le donne si sgravano ciò
lascia tracce
nodi nei capelli.
-… una poesia in cui segrete sensibilità
femminili si intrecciano
ai
ricordi del Passato; tutto reso attraverso illuminazioni improvvise
e
mediante una lingua a metà strada tra poesia e prosa. Come
se
la Desautels volesse farci cogliere la sfasatura tra macrostoria
e
piccole storie personali che continuano a intrecciarsi su piani
temporali
diversi. I luoghi legati alla storia
nazionale sono diventati
luoghi
del quotidiano, di piccoli gesti, luoghi di solitudine e follia, con
un sentore di distruzione e morte. Se
vogliamo, ancora una poesia
intimistica, ma come in esilio nel suo
stesso paese … È una sorta
di
poesia dell’erranza.
Una
regione strana, la provincia del Québec,
che attrae e respinge
a
un tempo, per il fascino delle molteplici contraddizioni, eredità
di
un passato recente, difficile, povero e chiuso, contro un presente
liberato, che però ne conserva ancora le cicatrici. È emblematico,
a
questo proposito, il testo di Catherine Lalonde:
versi che sembrano
rappresentare in modo molto originale
quella realtà,
stratificata e composita. La poetessa scompone
infatti il senso
logico e la costruzione sintattica della frase
introducendo enjambements che la disarticolano :”Ti faccio
vedere me stessa e la
mia decorazione interiore/i tappeti rossi sesso
e lingua /per
accoglierti da re”, dove il senso è: ti faccio vedere la
mia decorazione
interiore, i tappeti rossi, sesso e lingua per accoglierti
da re.La comprensione
immediata diventa quindi impossibile. Il lettore
è obbligato a compiere
un lavorio interpretativo per ripristinare la
logica della frase. Questo lavorio potrebbe
corrispondere al travaglio
psicanalitico che lei
stessa ha dovuto compiere per disfarsi dai traumi,
dalle remore, dalle
limitazioni tramandate da secoli di oppressione
della donna nel suo
paese, che pure ama e che le ha lasciato anche
teneri ricordi, che
sono appunto l’oggetto della poesia.
Uno
strumento che ha finito per fare parte integrante della scatola
degli
attrezzi della poesia contemporanea,
che alcune scrittrici,
che
volevano esprimere nuove realtà,hanno scelto
per ottenere
uno
dei suoi più ricorrenti effetti speciali.
La
scrittura al femminile è stata prevalentemente scrittura dell’intimo,
ma
quando il nuovo rapporto con il proprio corpo diventò poi
rivendicazione.
Che dire del rapporto del testo con la realtà?
A volte è stato stravolto il codice linguistico altre
volte, ci si è espressi
addirittura aldilà dei codici, in un continuo
adattamento …”
Versi che sembrano
rappresentare in modo molto originale
quella realtà,
stratificata e composita. La poetessa scompone
infatti il senso
logico e la costruzione sintattica della frase
introducendo enjambements che la disarticolano :”Ti faccio
vedere me stessa e la
mia decorazione interiore/i tappeti rossi sesso
e lingua /per
accoglierti da re”, dove il senso è: ti faccio vedere la
mia decorazione
interiore, i tappeti rossi, sesso e lingua per accoglierti
da re.La comprensione
immediata diventa quindi impossibile. Il lettore
è obbligato a compiere
un lavorio interpretativo per ripristinare la
logica della frase. Questo lavorio potrebbe
corrispondere al travaglio
psicanalitico che lei
stessa ha dovuto compiere per disfarsi dai traumi,
dalle remore, dalle
limitazioni tramandate da secoli di oppressione
della donna nel suo
paese, che pure ama e che le ha lasciato anche
teneri ricordi, che
sono appunto l’oggetto della poesia.
Uno
strumento che ha finito per fare parte integrante della scatola
degli
attrezzi della poesia contemporanea,
che alcune scrittrici,
che
volevano esprimere nuove realtà,hanno scelto
per ottenere
uno
dei suoi più ricorrenti effetti speciali.
La
scrittura al femminile è stata prevalentemente scrittura dell’intimo,
ma
quando il nuovo rapporto con il proprio corpo diventò poi
rivendicazione.
Che dire del rapporto del testo con la realtà?
A volte è stato stravolto il codice linguistico altre
volte, ci si è espressi
addirittura aldilà dei codici, in un continuo
adattamento …”
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