XXIX .CUBA
65.Nicolas Guillèn
nasce
a Camaguey nel 1902.Costretto a interrompere
gli
studi per la morte del padre, lavora come giornalista
e
tipografo. Durante la guerra civile spagnola, combatte
con
i combattenti repubblicani; aderì al Partito comunista.
Dal
1953 al 1958 visse in esilio, soprattutto a Parigi. Di ritorno
a
L'Avana dopo la caduta di Batista, nel 1959, fu eletto
presidente
dell'Unione nazionale degli scrittori di Cuba.
Muore
a L’Avana nel 1989.
a.Il nero mare
La notte livida sogna
sopra il mare;
la voce dei pescatori
bagnata nel mare;
spunta la luna grondante
dal mare.
Il nero mare.
sopra il mare;
la voce dei pescatori
bagnata nel mare;
spunta la luna grondante
dal mare.
Il nero mare.
In mezzo alla notte un son,
sta arrivando nel golfo,
in mezzo alla notte un son.
Le barche lo vedono passare,
in mezzo alla notte un son,
incendiando l’acqua fredda.
In mezzo alla notte un son,
in mezzo alla notte un son,
in mezzo alla notte un son...
Il nero mare.
—Ah, mulatta d’oro fino,
ahi, mia mulatta
d’oro e d’argento,
con rosolacci e zagare,
ai piedi del mare maschio e vorace,
ai piedi del mare.
Nicolas Guillen,” Il nero mare”
da In qualche punto della
primavera,
in Poesie d’amore, a cura di Dario Puccini,
Feltrinelli, UE, 1975.
Si dice che i Caraibi siano un solo
paese, diversi e uguali
nella
loro condivisione dell’eredità coloniale e del meticciato
culturale,che è la loro caratteristica più rilevante.
La comune
aspirazione di recupero
della propria identità storica e umana,
come sappiamo, ha sviluppato, nel tempo,
in tutta l’area, una
letteratura locale di grande originalità
-insieme ad altre forme
espressive, come la musica e il teatro,
altrettanto originali.
Cuba, però, è stata per tutti i paesi della
regione un punto di
riferimento essenziale, politico e culturale, molto prima che
fosse essa stessa dichiarata ufficialmente
indipendente*, ma
soprattutto, continuò a esserlo durante le lotte per
l’indipendenza
guidate da Josè Marti*, l’eroe-poeta che inviava agli
altri
cospiratori i
suoi messaggi avvolti in foglie di
tabacco. Suoi
i versi della
canzone che è ancora oggi la più
popolare dell’isola
o forse di tutto
il Caribe ispanico, “Guantanamera”*.
Tuttavia, ancora tra gli anni venti e trenta del
secolo scorso,
la presenza sempre più evidente degli Stati Uniti
nell’isola
aveva determinato
un enorme senso di frustrazione e ispirato
una
letteratura fortemente intimista. Fu allora che si
levò la
forte
nota identitaria della poesia creola e meticcia
di Nicolas
Guillèn.
I suoi versi parlarono subito al cuore
dei cubani. E non
solo.
È ancora oggi, infatti, un poeta
profondamente amato da
tutti
i caraibici.Discendente egli stesso da uno schiavo,cantava
il
dramma dello sfruttamento dei macheteros
nelle piantagioni
di
canna da zucchero e produceva opere
ispirate al folklore
cubano
e ancorate ai temi latino-americani. Un mulatto che
interpretava
l’anima e la storia dei negri*, ora schiavi degli
Americani
che avevano trasformato l’isola in bordello, e che,
ubriachi
di aguaardiente,affollavano le strade dell’Avana in
cerca
di spacciatori di cocaina. Quando
cominciò a scrivere,
si
vergognava ancora dei suoi lineamenti negroidi, e le sue
poesie
erano come canzoni, accompagnate da
tamburi. Le
chiamava
poesie-son*, con i loro versi dalla
cadenza sincopata
e
mescolati ad elementi di poesia surrealista, un po’ magiche
e
visionarie, un incontro casuale di
ritmi e sberleffi, che
ricordavano
i canti del sottoproletariato nero o mulatto,
pieni
di sensualità e richiamo costante per turisti danarosi:
Le scenette narrate si tramutavano talvolta in protesta contro
le compagnie dello
zucchero americane, oppure si tingevano
di malinconia, o
diventavano versi di desiderio e ottenebrante
passione, come in questo
canto per la sua donna, calda e
luminosa, in un freddo e
silenzioso pomeriggio di pioggia :
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