mercoledì 23 settembre 2020

I.ITALIA.1..Francesco Petrarca. a Passa la nave mia colma d’oblio.




                                                                         La rocca di Federico II a San Miniato di Pisa



Ed ora, a conclusione dell’ultima proposta, vorrei offrirci qualche tuffo 
che ci immerga in un tempo più lontano,ma non meno interessante del 
passato,alla ricerca di versi che sempre intreccino le tre parole Notte,
oceano,mare”con le quali costruire affascinanti suggestioni,sempre 
attenta a nn fermarmi in un solo paese.



I.ITALIA.

1.Francesco Petrarca

Arezzo, 20 luglio 1304 Arquà, 19 luglio 1374)
è stato uno scrittore, poeta, filosofo e filologo italiano, 
considerato il precursore dell'umanesimo 
e uno dei fondamenti della letteratura italiana, 
soprattutto grazie alla sua opera più celebre, 
il Canzoniere, patrocinato quale modello di eccellenza .

a. Passa la nave mia colma d’oblio.

Passa la nave mia colma d’oblio
per aspro mare, a mezza notte, il verno,
enfra Scilla e Cariddi; ed al governo
siede’l signore, anzi’l nimico mio;


a ciascun remo un penser pronto e rio
che la tempesta e’l fin par ch’abbi a scherno;
la vela rompe un vento umido, eterno
di sospir’, di speranze e di desio;


pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni
bagna e rallenta le già stanche sarte,
che son d’error con ignoranza attorto.


Celansi i duo mei dolci usati segni;
morta fra l’onde è la ragion e l’arte:
tal ch’incomincio a desperar del porto.


In questo sonetto – che nella redazione cosiddetta Chigi 
del Canzoniere (1359-63) costituiva parte di un trittico 
dedicato al tema del viaggio – Petrarca costruisce l’allegoria 
della navigazione per rappresentare il suo percorso esistenziale 
e poetico.prossimo al naufragio. Qui la navigatio marina consente
al poeta di rappresentare il proprio travagliato mondo interiore, 
la cui condizione non è quella dell’andare verso una meta sicuro 
dell’approdo  , la navigazione al contrario conduce la nave dell’io 
a una condizione di possibile naufragio.
Come rivela tra l’altro il riferimento metaforico ai mortali scogli 
Ulisse navigatore, che rende inevitabile il riferimento al precedente
dantesco. anche se l’imbarcazione dell’Ulisse di Dante forza
le colonne d’Ercole, facendo del viaggio l’espressione della sete 
di conoscenza dell’uomo che volge il proprio sguardo intellettuale
all’esterno. Al contrario la nave di Petrarcache ha assunto le sembianze
di quell’Ulisse compie il proprio itinerario verso l’interiorità, e non
consegue nessuna conoscenza, non giunge a nessuna certezza: spalanca,
piuttosto, gli abissi dell’ignorantia (al v. 11: il vocabolo compare 
solo in questo punto del Canzoniere, e per di più accanto a errore, 
termine programmatico della poesia petrarchesca). Oblio, errore,
ignorantia sono le forze irrazionali che governano il viaggio
esistenziale del poeta, in balia del dispotico amore per Laura 
che tiene saldo il timone della sua barca. Errore che finisce per
identificarsi con lo stesso errare senza rotta della nave petrarchesca, 
piccolo vascello di un candidato naufrago le cui fragili parti 
(vela, sartia) sono esposte a una tempesta di elementi che 
diventano tutt’uno con le forze emotive del poeta: il vento 
dei sospiri, la pioggia delle lacrime e la nebbia degli sdegni (vv. 8-9).
Si ricorda che anche Dante nel Canto l dell’Inferno (vv. 22-27) 
propone una metafora marina per designare la situazione di chi
– lui stesso – si era trovato a un passo dal medesimo naufragio-morte
di Ulisse. Nel caso di Dante però interviene un fatto provvidenziale 
che lo porta a invertire la rotta. Per il Petrarca protagonista di 
Passa la nave mia, invece, questo intervento provvidenziale è 
mancato. Nel prologo della Commedia il protagonista ha superato
il rischio di naufragio e può guardarsi indietro con la rasserenante
consapevolezza di esserne ormai fuori; al contrario, nel sonetto
petrarchesco il poeta si trova per l’appunto nel pieno del pericolo,
con una salvezza che appare lontana e problematica da raggiungere.
Quindi si potrebbe quasi dire che il mito-modello di Ulisse sia 
molto più vicino alla realtà petrarchesca che a quella dantesca: 
se Dante appare dunque una sorta di anti-Ulisse, Petrarca vede 
rispecchiata completamente  nell’eroe greco la propria condizione
di errante senza meta e senza pace.Petrarca definisce così molto
travagliato il suo stato morale e mentale: egli si sente in una 
condizione di spirito disperata, in completa balia della passione amorosa,
che non solo annulla la sua volontà, ma lo porta all’autodistruzione,
attraverso ogni sorta di pensieri negativi.La continua sofferenza, 
l’alternarsi di speranze e delusioni,  hanno fiaccato le forze positive
e razionali del suo animo, travolte da una lunga serie di errori e 
dalla consapevolezza di non saper gestire la sua passione.Nulla ormai
lo può salvare da questa sua morbosa condizione esistenziale: 
la vista di Laura, da cui solo attende salvezza, gli è negata ed 
egli si rende conto di non essere in grado di controllare la propria vita,
così che ormai non spera quasi più di poter recuperare serenità e pace. 
 
 
Mi scuso con i miei/mie amici/che lettori/trici delle regioni vicine e lontane
 del pianeta per gli orari di pubblicazione quotidina dei posts che mi vedo
 costretta ad accettare mio malgrado che mi vengno imposte senza che a me
 sia concessa nessuna opzione dalla nuova interfaccia,molto pretenziosa,
ma dispersiva ,con pochi elementi liberamente utilizzabili,quindi molto 
limitante e non funzionale.Intanto fanno insistenti pressioni perchè i post
 accolgano annunci pubblicitari e almiolavoro di sempliceofferta di versi
si impedisceperfino la scelt dell'or di pubblicazione.Non so se troverò una
 soluzione alternativa,temo che dvremo adattarci.
 Se qualcuno/a  di voi vorrà farmi sapere eventualiconsigli o desideri di
 lettura finora inespressi,io continueròa controllare l'area "commenti" e 
cercherò una risposta.Grazie della comprensione e buona ricerca anche 
all'interno dei numerosi posts del passato.
Maria Gabriella Bruni .
 
 



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