venerdì 25 settembre 2020

I.ITALIA. 4. Giosuè Carducci.a.San Martino

 




I.ITALIA.

4. Giosuè Carducci

nasce il 27 luglio 1835 a Valdicastello in provincia di Lucca
 muore il16 febbraio 1907,a Bologna.bre 1853.
Trascorse gran parte dell'infanzia in Maremma, dove il padre
svolgeva la professione di medico. Si trasferì successivamente
 a Firenze e poi a Pisa per frequentare la Scuola Normale
Superiore dove, nel 1856, conseguì la laurea in Lettere.
Nella produzione poetica di Carducci è possibile verificare una
costante: la ricerca d'un possibile equilibrio tra due concezioni
 diverse di poesia, tra l'idea di una poesia civile e quella di una
poesia come ricerca di bellezza formale, come mezzo di evasione
 dal presente. poeta, scrittore, critico letterario e accademico
 italiano,è’ stato il primo italiano a vincere il Premio Nobel per
la letteratura, nel 1906.:

a.San Martino

La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Questa poesia si compone di quattro quartine, ognuna composta
a sua volta da settenari. Lo schema delle rime si ripete uguale per
ogni strofa: il primo verso è libero, il secondo è il terzo rimano tra
di loro e il quarto (sempre  tronco) rima col verso finale di tutte le
altre strofe.Questa poesia racconta, in pochi versi, un mondo intero;
si tratta di un confronto tra il paesaggio malinconico di una natura
tempestosa e grigia, tipica della stagione  autunnale e la felicità nel
borgo che aleggia tutto intorno al poeta.L’atmosfera festosa nel
paesello maremmano (fatto coincidere o con Bolgheri o con
Castagneto) deriva dalla giornata in corso, San Martino, che porta
 le strade  a riempirsi del buon odore di vino e carne succulenta cotta
allo spiedo. I pensieri di Carducci, però, volano lontano da questa
atmosfera festosa e la figura del cacciatore  riporta il lettore alla
 malinconia iniziale, caratteristica dell’ora del tramonto e del volo
degli uccelli migratori, che in questo caso sono come pensieri che
vagano, simbolo di irrequietezza, affanno e insoddisfazioni tipici
della natura umana.Nella prima strofa di “San Martino” il poeta
descrive il paesaggio rurale, colmo di tristezza per la stagione in
 corso (nebbia, pioggia, tempesta), che si contrappone con la quieta
 festosità del borgo nel giorno di San Martino descritta dall’autore
nella  strofa successiva.Il “ma” presente nella seconda strofa assume
un valore doppio, segnando non solo il cambiamento di luogo ma
anche quello del sentimento suscitato. Inoltre la lirica  è piena di
 notazioni visive e di colori, che contribuiscono a rendere ancora più
forte il contrasto nell’animo del poeta rispetto a ciò che vede.L’ultima
 strofa vede  il paragone tra gli stormi di uccelli neri che volano
all’orizzonte con i pensieri fuggenti dell’uomo, rivelando così un partire
dal concreto per arrivare all’astratto caratteristico del componimento.
La poesia è musicale grazie allo schema delle rime e alle molte figure
retoriche presenti come l’allitterazione. L’estate di San Martino è un
tema in generale molto caro ai poeti dell’800, infatti  anche Pascoli
ha dedicato nella sua la poesia “Novembre” una riflessione a questo
periodo dell’anno. “San Martino” è stata pubblicata nel terzo libro di
Rime Nuove, la più completa raccolta di poesie di Giosuè Carducci,
poeta verista e sostenitore del classicismo. Le Rime nuove seguono i
metri tradizionali della poesia italiana, contemplano tutta la  varietà
dei temi carducciani e sono spesso ispirate dalle impressioni suscitate
dalla lettura dei classici della letteratura o dalla rievocazione nostalgica.

Nessun commento:

Posta un commento