XXXIV. NIGERIA.
76.Christopher
Okigbo
nasce nel 1932 a Ojoto, Nigeria Orientale.
Completa gli studi
all’ Università di Ibadan. Prima insegnante, poi
direttore
di una casa editrice in Nigeria, muore in Biafra
in combattimento,
nel 1967.
a.Fanciulla
marina [1]
OCCHI APERTI sul mare,
Occhi aperti, del prodigo;
in alto verso lo zampillo del cielo
da dove cadranno le stelle.
Il segreto che non ho detto a nessun orecchio,
salvo ad una
buca a terra, perché lo conservasse,
non perché fosse sommerso -
il segreto che
ho piantato dentro la rena della spiaggia
ora si rompe
la bianca-salata
cresta dell’onda sulle rocce e su di me,
E GAMBERI E CONCHIGLIE
con un profumo denso di iodio-
fanciulla del vuoto salino,
compli-cremosa,
il cui segreto ho coperto con la sabbia …
Ombra di pioggia sulla spiaggia assolata,
ombra di pioggia sull’uomo con la donna
FULGIDA
Con il bagliore d’ascella di una leonessa
lei risponde,
tutta vestita di bianca luce;
e le onde la scortano,
la mia leonessa,
coronata di luce lunare.
UN’APPARIZIONE -
una miccia nel fiato del vento -
Un’apparizione di specchi.
Si tuffa …
Le onde la distillano;
messe d’oro
che sprofonda non colta.
Fanciulla d’acqua del vuoto salino,
cresciute sono le spighe del segreto.
ED IO che son qui abbandonato,
conto i granelli di sabbia abbandonata dalla furia
dell’onda,
conto la sua benedizione, mia bianca regina.
Ma il mare che è passato riflette
Sul suo volto pieno di specchi
Non la mia regina, un’ombra spezzata.
Così io che conto nella mia isola i momenti,
conto le ore che mi porteranno
nel vento con la cenere degli angeli la mia perduta
regina.
LE STELLE sono scomparse,
il cielo con il monocolo
sorveglia il mondo di sotto
le stelle se ne sono andate,
ed Io –dove sono Io?
Allungatevi, allungatevi, o antenne,
per stringere forte quest’ora,
riempiendo ogni momento in una
spezzata monodia.
Tutte le poesie di Okigbo sono state pubblicate
postume
nella raccolta Labyrinth, Heinemann,
African Writers Series,
1971. *Christopher Okigbo,”Fanciulla marina”, da Heavensgate
(1961-62), in Voci d’Africa-poesia africana di lingua inglese .
A
cura di Lucilla Sbicego; presentazione di Carlo Izzo, Accademia-
Sansoni
ed., 197O.Le nuove
generazioni, successive a Senghor e
a Césaire,
pur mantenendo la negritudine come punto di riferimento imprescindibile,non
sono sembrate più unanimi nel fornire piena
adesione.E,a
questo proposito, abbiamo ben ascoltato il punto di
vista di
Dereck Walcott. Una convinzione che si
era diffusa anche
nel
Continente Africano,da subito,soprattutto in area anglofona,
dove alcuni
poeti come Christopher Okigbo, erano arrivati anche
a criticare
aspramente il movimento della negritudine, visto come
un mito con
motivi pericolosi di retorica e genericità. Anche lui ha,
tuttavia,
usato l’inglese per la sua produzione poetica e si è impegnato
politicamente
fino alla morte in combattimento in Biafra.[2]
Le generazioni successive
ancora finiscono per prendere le distanze
da un’ideologia che
considerano ormai improponibile. La poesia non
prescinde dal fatto che le condizioni
storico-culturali siano mutate.:
.. Nei brevi versi
liberi di ”Fanciulla marina”, l’inglese
è usato con
musicalità insolita, e
con frequenti allitterazioni. Il ritmo
presenta
leggeri accenti di staccato africano e
l’intero componimento possiede
una magica capacità evocativa. I riferimenti
all’acqua e alla luce lunare
accostano la Fanciulla marina alla
dea-madre Idoto della religione Igbo,
collegata
a sua volta alla dea Iside, che aveva il titolo di “Leonessa della
Sacra
Assemblea”.
La sua raccolta più
nota, Heavensgate, ruota intorno al sogno tumultuoso
in cui si rivela “la mia
leonessa”, del verso 23 di “Fanciulla
marina”. I
sentimenti si nascondono
dietro il linguaggio oscuro che mostra l’influenza
della poesia modernista
americana e europea, ma il fascino delle
sue liriche
d’amore nasce soprattutto dal fatto che, dietro la lingua inglese
da lui usata
si sente palpitare una
vita in cui la mitologia tribale africana si accompagna
alla musica e ai ritmi
nigeriani.
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