mercoledì 9 settembre 2020

XXXI.CANADA.68.Mark Strand,a.Mare nero .







XXXI.CANADA

68.Mark Strand,

nato nel 1934 a Summerside in Canada, è cresciuto
 e vive negli USA ed è considerato un impotante
intellettuale statunitense.. Autore di molti libri di
 poesia, racconti, saggistica e libri per bambini, ha
 vinto il premio Pulitzer nel 1999 il Wallace Stevens
 Award nel 2004. Insegna alla Columbia University
 e vive a New York. La personalità più interessante
nel panorama odierno è quella del poeta e narratore
 Mark Strand[1],  considerato sicuramente il maggior p
oeta americano vivente.

a.Mare nero[2]

Una notte chiara, mentre gli altri dormivano, ho salito
le scale fino al tetto della casa e sotto un cielo
fitto di stelle ho scrutato il mare, la sua distesa,
il moto delle sue creste spazzate dal vento, divenire
come pezzi di trina gettati in aria. Sono rimasto nella lunga
notte piena di sussurri, aspettando qualcosa, un segno, l’avvicinarsi
di una luce lontana, e ho immaginato che tu venivi vicino,
le onde scure dei tuoi capelli mescolarsi col mare,
e l’oscurità è divenuta desiderio, e desiderio la luce che approssimava.
La vicinanza, il calore momentaneo di te mentre rimanevo
su quell’altezza solitaria guardando il lento gonfiarsi del mare
rompersi sulla riva e in breve mutare in vetro e scomparire …

Mark Strand,”Mare nero”,
da Man and Camel, pag.25,
apparsa in italiano nel n° 34 di Nuovi Argomenti
e tradotta da Damiano Abeni, Uomo e Cammello,
Mondadori, 2007.


Una poesia metafisica e negativa la sua, venata di assurdo,
in cui un’ umanità sperduta in una realtà nebbiosa, priva
di senso, notturna,  vive una sorta di incubo . Qualcosa accade,
o meglio minaccia di accadere,  ai personaggi  infelici dei suoi
versi. C’è un’impostazione narrativa del discorso poetico, ma
non si racconta una storia, piuttosto un evento, un accadimento
in “un’ epoca di banalità ininterrotta”*. È la poesia di “un tempo
penultimo: una fine che non finisce di finire”[3] . Una poetica in
transito tra  poesia, traduzione e pittura*. Poesia e prosa insieme,
ritmate dal respiro:

Perché ho creduto che saresti venuta uscita dal nulla? Perché con
tutto quello che il mondo offre saresti venuta solo perché io ero qui?
La contemplazione della normalità, in apparenza rassicurante, si
colora  di un senso di attesa di qualcosa o di qualcuno, reso tattile,
come nei quadri di Eduard Hopper[4]. La minaccia è nella cosa
che si avvera e corrisponde al desiderio che le cose non finiscano
mai. E come per il grande poeta americano Wallace Stevens, la
poesia diventa per Strand un paradiso di felicità provvisoria.



.

*Cfr. Marco Belpoliti, op. cit.
[4] Eduard Hopper(Nyack,NY, 1882-New York,NY, 1967),pittore statunitense che ritrasse scene di vita quotidiana caratterizzate da un vuoto esistenziale. Indicativa una sua affermazione: ”Non dipingo quello che vedo,ma quello che provo».

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