domenica 13 settembre 2020

XXXII.CINA 72.Wang Jingzhi .a.Distacco




XXXI. CINA

64.Wang Jingzhi

nasce nella provincia di Anhui nel1902 e muore nel 1996. 
È un protagonista del rinnovamento linguistico ed estetico locale 
già negli anni ’20. La sua prima raccolta,Vento di Hui, 
da cui è stata estratta la poesia ‘Distacco’,è del ’22. 
Prima insegnante in varie città della Cina, poi dal ’52,
consulente editoriale a Pechino. Subisce critiche, ma Au Shi 
ne loda la freschezza sincera.

Si dice che la poesia classica cinese dipinga visioni. 
Il rapporto tra idee e immagini, infatti, proprio per 
l’uso degli ideogrammi, è sempre stato profondo e, 
non a caso, da sempre l’elemento fondamentale nella 
poesia cinese è stato quello descrittivo1. Questo ha spinto 
i poeti a creare immagini dal contorno definito, essenziale,
 prive di connotazioni superflue come quando si dipinge 
con rapide pennellate. Per gustarle, però, bisogna anche
 ricordare la natura della lingua cinese e riflettere sulla potenza 
dell’ideogramma, che, in poesia, rende inutili le connessioni logiche 
(di tipo narrativo, temporale o consecutivo), che per noi occidentali 
sono fondamentali* . Il senso della poesia, infatti, qui nasce 
piuttosto da una serie di eventi linguistici: dall’accostamento
 di due ideogrammi che si fondono in un’unità e dalle immagini 
che essi sviluppano (cielo+terra= universo), dall’uso di sintagmi 
che formano espressioni simboliche (l’oca che vola=il rimpianto), 
dall’accostamento di due immagini ovvie che crea qualcosa di 
inatteso. Quindi, fondamentalmente, ciò che vediamo, 
attraverso le immagini, è quel che genera ciò che proviamo 
e capiamo, piuttosto che l’espressione verbale. L’ideogramma, 
insomma, è come un nodo di energia** in cui l’oggetto, l’azione 
e la descrizione sono un tutt’uno, in simultanea, e quello 
che viene rappresentato dell’oggetto stesso è la sua qualità vitale, 
non un ritratto statico o astratto. Questo aiuta il lettore a captare 
nella realtà i processi e le relazioni tra le cose, a cogliere il continuo
 divenire del reale2.
Nei versi non ci sono frasi principali e subordinate, 
non ci sono rapporti di gerarchia, tutto è sincronico,
 immediato, simultaneo. Il lettore con la sua intuizione 
scompone le frasi e comprende ciò che l’accostamento 
delle diverse immagini produce. Tutto è in movimento, 
e il testo va letto “con l’animo disposto a creare visioni interiori”,
 a ricreare la scena con la propria immaginazione3
E questo vale anche per il lettore che legge in traduzione. 
Sebbene le traduzioni di queste poesie dal“ sapore d’incompiuto”
 possano essere solo interpretative***. Se questo è vero
 per la poesia classica cinese, lo è anche per quella del Novecento 
in cinese moderno.
Già negli anni '30, la Cina aveva prodotto opere 
che si avvicinavano agli obiettivi delle avanguardie europee 
perseguiti nei primi decenni del secolo.**** Wang Jingzhi fu 
un protagonista del rinnovamento linguistico ed estetico locale, 
addirittura negli anni '20. Il suo atteggiamento nuovo
verso la composizione poetica, che gli fa cantare l'amore 
e condannare le forze oscure che tentano di distruggerlo, 
incontra ostacoli e aspre critiche, ma anche incoraggiamenti 
ed elogi per la sua freschezza e sincerità. 
Un esempio è la sua poesia del 1922:

a.Distacco


Chi amo sei tu,
la tua incomparabile dolcezza!
Come possa il tuo incanto essere così meraviglioso,
come… - non so dirlo.
Al mondo non vi è nulla che possa spiegarlo.

Sai tu che in un bacio mi regali una poesia?
Sai che questa poesia mi prende a morsi il cuore?
Con la poesia tu mi dai la passione,
e mi ubriachi completamente.

La scorsa notte ho sognato di baciarti,
oh che dolci labbra!
Svegliatomi non ho trovato la tua bocca;
spero mi invierai in sogno quel bocciolo.

La scorsa notte ho sognato una tua lettera,
di cui non comprendevo il senso,
solo riconoscevo la parola "amore",
spero mi scriverai in sogno chiaramente.

Quando dormo, vedo solo te dentro la zanzariera;
quando bevo, vedo solo te nel mio bicchiere;
quando leggo, non vedo le parole, vedo solo te;
a scuola, non vedo ciò che l'insegnante traccia sulla lavagna, vedo solo te;
Perché non fai altro che nasconderti,
ti lasci solo vedere e non ti lasci prendere?

Tuo padre in questi giorni è a casa?
Vorrei venirti a trovare,
ma ho paura del sapore del distacco;
ed alla fine non oserò incontrarti.
Se ti incontrassi come potrei poi separarmi da te?
No, anche se il distacco è sofferenza,
è una dolce sofferenza!
Dirò alla mia anima di venirti a cercare stanotte,
preparati a riceverla.


(da 'Vento di Hui', 1922)


a cura di Paola Dècina, 
 
da Poesia d’amore del Novecento,.

Mondadori, 2005.





          Poesia tutta percorsa da un alone romantico, idealistico,
pieno di candore, a rappresentare la grande speranza e fiducia
nell'era che si è così aperta. Ma negli anni '50 e '60 numerose
perturbazioni si sono susseguite ed hanno capovolto l'atmosfera
positiva iniziale. Ai Qing*  è severamente criticato e inviato a
riformarsi in una fattoria sperduta. Analoga sorte tocca a numerosi
poeti che, nel periodo della rivoluzione culturale*, perdono la libertà
e il diritto di scrivere, mentre vengono imprigionati o mandati a
lavorare la terra. Quando nel '76 la banda dei quattro*  viene arrestata,
al risveglio di tutta la società cinese si affianca la rinascita dei
pesci fossili*. La riabilitazione favorisce l' apparizione anche della
poesia d'amore che non aveva mai smesso di vivere nel cuore
della gente anche nell'epoca buia.
Verso la fine del 1978 un gruppo di poeti emergenti, tra cui Bei Dao[1],
Dai  Shu Ting* e Mang Ke*, sfida la forma poetica tradizionale
considerata stagnante, devitalizzata. Sono poeti che cercano di
riannodare i fili con la tradizione surrealista dei poeti della
dinastia T’ang e ripropongono le opere di Dai Wang Shu e Li Jinfa*
nell'intento di riavvicinare la poesia cinese a quella occidentale.
Segue un'aspra polemica, soprattutto negli anni '83/’84, durante
la quale si accusano i giovani poeti di atteggiamento individualistico
piccolo borghese, di anarchia irrazionale. Adesso, però, anche
i difensori si contrappongono per sostenere che i poeti Menglong*-
così sono stati chiamati i giovani innovatori - hanno indagato
con razionalità e sentimento i segreti della vita e che il loro linguaggio
è un risultato geniale della ricerca dei significati nascosti della parola,
che rompe necessariamente con la lingua e la logica della politica.
       Tornare a parlare d’amore, mentre si aspetta la fine di un
inverno che pare alludere ad altro, e il pronome noi  che non ha
più solo valore sociale: ecco due elementi nuovi di una delle poesie
di Bei Dao* uno dei poeti più popolari tra gli studenti  della fine degli
anni ‘80. Sono poesie – quelle dall’ ‘83 in poi -  dai toni pessimistici
che  comunicano delusione, alienazione e disgregazione mentre si
cerca di ritrovare, di ricostruire un senso, contro le pressioni
della società conformista della fine degli anni ‘80. Sono poesie –
quelle dall’ ‘83 in poi -  dai toni pessimistici  che comunicano delusione,
alienazione e disgregazione mentre si cerca di ritrovare, di ricostruire
un senso, contro le pressioni della società conformista.





*1966/1976,  periodo buio della storia cinese, durante il quale la repressione degli intellettuali fu radicale.
*Il gruppo, di cui fa parte la moglie di Mao, responsabile degli estremismi della rivoluzione culturale.
*Da una poesia di Ai Qing scritta ne ’78, dopo venti anni di censura, per indicare quei poeti ridotti al silenzio; metafora ancora efficace per definire la poesia cinese oggi sia pue arricchita da un aggettivo: Pesci Fossili Rinati, ripresa anche da Bei Dao. Due grandi poeti della Cina contemporanea: l’uno nato nel 1910 e l’altro nel 1949. Cfr. Un pesce fossile  rinato,op. cit.
*Bei Dao ( Isola del Nord) è lo pseudonimo di Zhao Zhenkai.Nasce a Pechino nel 1949. Poeta fondatore della rivista  Oggi, del gruppo post-Menglong. In esilio dopo i fatti di Tien’anmen del 1989.
*Dai Shu Ting nasce nel 1952 a Quanzhou, provincia del Fujian. Poetessa del gruppo post-Menglong che, adolescente, ha vissuto l’esperienza del lavoro agricolo.
*Mang Ke, pseudonimo di Jang Shiwei, nasce a Shenyang, nel 1950, si trasferisce poi a Pechino. Poeta cofondatore con Bei Dao della rivista Oggi e appartenente allo stesso movimento di sperimentazione.
*Poeti dell’avanguardia cinese degli anni  ’30.
*Ovvero  ‘Oscuri ’ come vengono chiamati i poeti sperimentatori le cui opere vengono conosciute successivamente alla rivoluzione culturale, alla fine degli anni ’70.
*Bei Dao, “Noi”, da Speranza fredda, traduzione e  cura di Claudia Pozzana, Einaudi, 2003.

 1*Produzione composta soprattutto da liriche di paesaggio.
2**Il sostantivo e il verbo diventano una cosa sola. Per es. in Occidente diciamo: ” l’albero è verde”, e per un cinese questa immagine è ferma, statica, morta. Nella lingua cinese questa frase diventa piuttosto: ”l’albero s’inverdisce”, cioè l’immagine diventa azione fluida.
3***La lettura diviene esperienza estetica, perché ci rende consapevoli dei processi dell’esperienza, attraverso l’uso dell’immaginazione e delle proprie capacità percettive.







Nessun commento:

Posta un commento