venerdì 18 settembre 2020

XXXIII.SENEGAL75.Léopold Sédar Senghor c.Mi sono svegliato.


     
XXXIII.SENEGAL

75.Léopold Sédar Senghor

 nasce da agiata famiglia a  Joal, poche centinaia di chilometri
a sud di Dakar,Senegal, nel 1906 e muore a Verson, Normandia,
Francia, terra natale della moglie, nel 2001.
Son rimasto a lungo,e ruminando i miei pensieri i tuoi pensieri
Cantando le tue ultime parole, e il sorriso del fazzoletto,
Mi  sono svegliato nelle gole dei tuoi profumi fruscianti, squisiti.

c.Mi sono svegliato[1]
Io mi sono svegliato sotto la pioggia tiepida, stanotte

Nella notte delle mie angosce, fra le pantere alate gli squali anfibi
I granchi gialli che precisamente mi mangiavano il cervello
La tua voce di bronzo e di giunco, la tua voce d’olio e di bimbo
Come il sole risuonava al mio vetro,nella frescura del mattino.
E salivano intorno,facendo sgorgare luce dall’ombra,bianchi e rosa i tuoi odori
di gelsomino selvatico: il Feretia apodanthera

Che nella notte le mie lacrime avevano irrorato.

          Va anche ricordata l’importanza  fondamentale per  la sua emozione,
che era in questa parola-universo:il paesaggio.Costituisce per lui infatti un
piano da cui far  rimbalzare l’investigazione dell’Uomo. Così può tessere
le trame delle allusioni[2].Mi piace ancora una volta sottolineare la diversa
reazione rispetto al paesaggio dei due amici fraterni: tanto solare e lirico
Senghor, con venature anche nostalgiche, perfino quando ci immerge in
paesaggi del Nord – Europa[3], quanto critico, aggressivo e epigrammatico
Césaire, che vede nell’immagine oleografica da cartolina della sua isola,
diffusa in Europa, un ulteriore sfruttamento menzognero del colonizzatore.
Ad es.la parola mare che a  Césaire non può che ricordare la condizione
miserabile in cui la colonizzazione tiene la sua isola ,per Senghor non può
non essere uno degli elementi che  compongono il Paesaggio della cui
importanza per le sue emozioni ha più volte detto.
Un’altra parola importante è il colore Nero che non accompagna che
un’idea di perfezione estetica e di  glorificazione.
E ancora Sangue che è principio di trasmissione della vita Elemento
fondamentale, dunque, irriducibile dell’uomo fedele alla sua stirpe e
 fiero di esserne un pollone sempre vivace e vitale. ”La mia linfa vitale –
dirà Senghor – è un vino vecchio che non inacidisce, non il vino di
palma d’un giorno”.
E infine cuore, sole, occhio, terra, leone e baobab - emblemi del Senegal –
termini tutti tangibili, che assicurano alla sua poesia una struttura fisica,
fondendo il tutto in un amalgama di Africanità”.
     


[1] Léopold Senghor,”Mi sono svegliato”, dalla raccolta Lettres d’hivernage -1972 - in ‘Argument’:Je me suis reveillé, in  Poèmes  di Léopold Senghor,Op.Cit. La traduzione dal francese è di Maria Gabriella Bruni.
[2]Cfr. Senghor:” ...L’orrore era allo zenit …”, allusione allo spavento dei pastori all’ora degli Spiriti, in cui appaiono loro i miraggi.
[3] Cfr.  Ethiopiques: ’Epistole alla Principessa’, prima citata – 1956 – dove ogni testo è accompagnato dall’indicazione dello strumento da utilizzare.

1 commento:

  1. Mi scuso con i miei amici lettori se nei prossimi giorni troveranno qualche irregolarità e complicazione nella pubblicazione dei post.
    E' stata cambiata l'interfaccia che non solo è dispersiva e molto meno articolata della precedente,malgrado le apparenze,ma non c'è verso di individuare l'icona "pubblica"e quella "aggiorna"è decisamente bloccata.Le date dunque sono opinabili e la programmazione non sono sicura che funzioni a dovere,normalmente.Maria Gabriella Bruni.

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