XXIX.CUBA.
64.Raùl Rivero Castaneda
nasce nel 1945 a Moròn, nel Camagüey (Cuba centrale).
Poeta e giornalista, dal 1973 al 1976 è
corrispondente
capo
della stampa estera cubana a Mosca; diventa anche
presidente dell’UNEAC, il sindacato nazionale
(filogovernativo)
degli scrittori e artisti, che lascia nel
1989. Nel 1991 firma
la
Lettera dei Dieci, una petizione per la liberazione di alcuni
prigionieri
politici e a favore di libere elezioni democratiche.
Da allora diviene inviso al governo, ma
ottiene riconoscimenti
all’estero.
Nel 2003, durante la Primavera Nera, è accusato
di
atti sovversivi e di collaborazionismo con diplomatici USA
Condannato a venti anni di carcere, viene rilasciato nel 2004
in seguito a forti sollecitazioni
internazionali. Vive in Spagna
e
ha ricevuto nel 2004 il premio UNESCO per la stampa
internazionale Guillermo Cano.
a.Rimedio
La notte è una macchia quasi eterna.
Io distribuisco tutta
La solitudine del mondo.
Mi salvo
Facendo un cigno d’ombra sulla parete
E raccontandogli la vita di Rubén Dario.
Subito dopo il poeta ci regala
Un’alba d’oro.
Raùl Rivero ,” Rimedio”,
da Versi tra le sbarre- antologia di poesia cubana dissidente,
a cura di William
Navarrete, Edizioni Il Foglio, 2006.
E oggi? Canta ancora Cuba? E per chi? L’isola
dalle mille anime,
la patria dei poeti, oggi
è raccontata soprattutto dalle parole
di chi vive altrove. Chi continua a starci, e non vorrebbe
andarsene,
sa che è diventato sempre più difficile leggere e
scrivere.
“ Che importa il freddo/
se uno s’inventa il suo calore nelle
parole” [1]?
si chiede una delle
poetesse* più apprezzate e rimasta in patria,
ma le cose sono cambiate
dai tempi della Casa de las Americas e
la fatica della sopravvivenza quotidiana
annulla per la maggioranza
della popolazione la
possibilità di acquistare un libro. Nei negozi
i libri sono cari, la
carta è scarsa, molti editori sono scomparsi e
l’offerta dell’usato è limitata a causa della
censura. Tanti gli autori
proibiti, infatti, anche stranieri; altri
autori sono in carcere, parecchi
ancora in esilio o si sono
allontanati volontariamente. La poesia
soffre senza libertà, ma se azzittita trova altre vie. Questo il rimedio
escogitato dal poeta-giornalista Raùl Rivero durante i
lunghi mesi di
carcere nel 2004:
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