I.ITALIA
4. Giosuè Carducci
nasce il 27 luglio 1835 a Valdicastello in provincia di Lucca,
muore il16 febbraio 1907,a Bologna.bre 1853.
Trascorse gran parte dell'infanzia in Maremma, dove il padre
svolgeva la professione di medico. Si trasferì successivamente
a Firenze e poi a Pisa per frequentare la Scuola Normale
Superiore dove, nel 1856, conseguì la laurea in Lettere.
Poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano,
è’ stato il primo italiano a vincere il Premio Nobel
per la letteratura, nel 1906.
b.In riva al mare
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo
E di tempeste, o grande, a te non cede:
Con l’immagine delL’anima mia rugge ne’ flutti,
E a tondo suoi brevi lidi e il piccol cielo fiede.Tra le sucide schiume anche dal fondo
Stride la rena: e qua e là si vede
Qualche cetaceo stupido ed immondo
Boccheggiar ritto dietro immonde prede.
La ragion da le sue vedette algenti
Contempla e addita e conta ad una ad una
Onde e belve ed arene in van furenti:
Come su questa solitaria duna
L’ire tue negre a gli autunnali venti
Inutil lampa illumina la luna.
Stride la rena: e qua e là si vede
Qualche cetaceo stupido ed immondo
Boccheggiar ritto dietro immonde prede.
La ragion da le sue vedette algenti
Contempla e addita e conta ad una ad una
Onde e belve ed arene in van furenti:
Come su questa solitaria duna
L’ire tue negre a gli autunnali venti
Inutil lampa illumina la luna.
in RIME NUOVE
Nella produzione poetica di Carducci è possibile verificare
una costante: la ricerca d'un possibile equilibrio tra due
concezioni diverse di poesia, tra l'idea di una poesia civile
e quella di una poesia come ricerca di bellezza formale,
come mezzo di evasione dal presente.
Nella raccolta trovano spazio sfumature più intime e dolorose.
Sono componimenti nei quali il paesaggio della natura non
evoca più immagini felici di un passato perduto e un futuro
ideale, ma apparizioni tristi e nostalgiche che riducono a
nulla il senso del vivere.Subito nell’incipit di questo sonetto
dedicato al “suo mare” l’analogia tra la condizione tempestosa
del Mar Tirreno che il poeta solitario contempla da una duna e
il suo petto,ugualmente agitato da turbamenti che stridono come
fanno le onde quando rimuovono la rena dal fondo.Analogamente
continua con la similitudine dello scontro abituale tra prede e
predatori.Nelle due terzine del sonetto il culmine dell’amarezza
in cui si palesa la consapevolezza che tutte le valutazioni razionali
della difficile comune condizione non sono risolutive:come
quando la luna inutilmente illumina le sue furie tempestose.
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