XXXIII.SENEGAL
75.Léopold Sédar Senghor
nasce
da agiata famiglia a Joal, poche
centinaia di chilometri
a
sud di Dakar,Senegal, nel 1906 e muore a Verson, Normandia,
Francia,
terra natale della moglie, nel 2001.
a.Notte di
Sine[1]
Donna posa sulla mia fronte le tue mani balsamiche,
le tue mani più dolci di una pelliccia.
Lassù le palme che ondeggiano fanno un lieve rumore
nell’alto della brezza notturna
Appena. Neppure la ninnananna della nutrice.
Che ci culli,
il silenzio ritmato.
Ascoltiamo il suo canto ,ascoltiamo battere il nostro
sangue scuro,
Ascoltiamo battere il polso profondo dell’Africa nella
bruma dei villaggi perduti
Ecco che declina la luna stanca verso il suo letto di
mare tranquillo
Ecco che si assopiscono le risate, che i narratori anche loro
Dondolano il
capo come il bimbo sul dorso materno
Ecco che i piedi dei danzatori si appesantiscono,
che si
appesantisce la lingua dei cori alternati
È l’ora delle stelle e della notte sognante
che si affaccia da questa collina di nuvole,
appesa nel suo
lungo perizoma di latte
I tetti delle
capanne luccicano teneramente.
Che dicono di così confidenziale alle stelle?
Dentro, il focolare si spegne nell’intimità di odori
acri e dolci
Donna, accendi la lampada al burro chiaro,
che parlino gli avi come i genitori, i bambini a
letto.
Ascoltiamo la voce degli Anziani d’Elissa. Come noi
esiliati
Non han voluto
morire,
che si perdesse attraverso la sabbia il loro torrente
seminale .
Che io ascolti ,nella capanna piena di fumo che un riflesso
d’anime propizio visiti
La mia testa sul tuo seno caldo come un DANG * all’uscita dal fuoco e fumante
Che io respiri l’odore dei nostri Morti,
he io raccolga e ridica la loro voce vivente,
che io impari a vivere prima di scendere,
al di là di colui che si tuffa, nelle alte profondità
del sonno.
[1] Léopold
Senghor,”Nuit de Sine”, da Poèmes,
La traduzione dal francese è di Maria Gabriella Bruni
Quale può essere considerato il lessico che sta alla base
dell’architettura poetica di Senghor, che ci permette a
anche di decifrare la sua idea di poesia?
Il passaggio dal concreto interiore, il vissuto personale,
ad una espressione che miri all’universale implica
necessariamente sintesi che
comportano una parte fatale
di interpretazione e di stravolgimento. ...“ che muoia la poesia –
ha esclamato una volta il poeta -si disintegri la sintassi, che
s’inabissino le parole che non sono essenziali!”
Sì, ma quali sono per lui le parole essenziali? È possibile
dire qual è per lui il lessico fondamentale?
Ma certo. Egli manifesta la sua forza più che nella soppressione
di parole-rapporto, di parole- legame, di segni di interpunzione,
la manifesta, la sua forza, dicevo, nell’uso più nudo di quelle
parole–cemento che costituiscono la
base, il fondamento
della sua poesia.
degli Arabi dell’Africa Bianca. Notte
nel seno materno, tenebre
della morte, temi in lui contigui,
un filo di continuità con il quale
collega gli Antenati coi viventi futuri e saluta un principio di rinascita,
alla ricerca di un’illuminazione interiore.Il mezzogiorno evoca,
nell’opera di Senghor una paura
reverenziale, che sembra aver
le sue radici in quel “sole allo zenit”, che i pastori
della sua terra
temono, in effetti, sommamente, quando non c’è benessere, non
esiste possibilità di procurarsi riposo né sollievo e i miraggi
appaiono loro all’avvicinarsi dell’ora degli spiriti.Se la notte
è più veridica del giorno, non è solo per una ragione fisica
quanto piuttosto perché appartiene alla notte il tempo
in cui il genio africano si rivela, nel divertimento collettivo,
come nella passione d’amore, che sono – l’uno e l’altra –
mezzi di conoscenza.
I testi che
nei prossimi giorni penso di proporre vorrebbero
mostrare la costante in un arco temporale di
qualche rilievo.
*. Termine senegalese per indicare cibo, impasto di riso cotto, semola,
analogo al couscous maghrebino e siciliano.
Nella raccolta “Poèmes”, Editions du Seuil –Points,
Paris, 1974,da cui sono tratte le poesie qui presentate, Senghor risponde alle
critiche ricevute per la sua consuetudine di inserire nelle sue poesie parole
d’origine africana che non si comprendono: “Si tratta di
com-prendere meno il reale del surreale - il sotto-reale. Per prima
cosa scrivo per il mio popolo...del
resto è toccando gli Africani di lingua francese, che toccheremo meglio i
Francesi e, al di là di mari e frontiere, gli altri uomini. Tuttavia la mia
intenzione non è di fare l’esotismo per l’esotismo, ancor meno, ermetismo a
buon mercato. Perciò ho pensato non fosse forse inutile dare una breve
spiegazione dei termini d’origine africana usati nelle poesie”. Perciò, aggiunge un breve glossarietto delle parole
utilizzate all’edizione, in cui però DANG manca. Per questo noi abbiamo
conservato intradotti i termini d’origine africana incontrati. (Nota della
curatrice)
[1]Léopold Senghor,”
Ti ho accompagnato fino al villaggio dei granai, alle porte della notte”,
da:”Nocturnes-Chants pour Signare”in “Poèmes”.Op. Cit. La traduzione dal
francese è di Maria Gabriella Bruni.
[1]Perizoma ,drappo ,pezzo di tessuto
per coprirsi in modo succinto.
[2] Esemplare il divertimento dei
canti e delle danze, ma anche la tradizione dei Toucouleurs, etnia senegalese dell’interno, dedita all’agricoltura,
la cui tradizione di riunirsi in gruppo la sera,ha permesso di sviluppare un
vero talento collettivo di formidabili narratori.
[3] Personaggio mitico della
letteratura araba classica paragonabile all’europea Giulietta.
[4] Leopold Senghor,”Nuit de Sine”( 1945) da
Chants d’ombre;”Ti ho accompagnato “…(1961), da Nocturnes-Chants pour Signare; ”Mi sono svegliato(1972), da Lettres
d’Hivernages.
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