venerdì 12 giugno 2020

I.ITALIA .14.Eugenio Montale.b. Antico,sono ubriacato dalla voce





I.ITALIA

14.Eugenio Montale

Poeta italiano, premio Nobel
nasce nel 1896 a Genova,
muore nel 1981 a Milano.
Terminata la prima guerra mondiale Montale inizia a frequentare i circoli
culturali liguri  e torinesi. Nel 1927 si trasferisce a Firenze dove collabora
con l'editore Bemporad. Nella  capitale toscana gli anni precedenti erano
stati fondamentali  per la nascita della poesia  italiana moderna.

b. Antico, sono ubriacato dalla voce

Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t’era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l’aria le zanzare.
Come allora oggi in tua presenza impietro,
mare, ma non piú degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m’hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:e svuotarmi cosí d’ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.


1. antico: il mare. L’aggettivo ne coglie immediatamente la distanza
dall’io al poeta.2-3. bocche … Campane: le onde che intonano il canto
perenne del mare. Le campane continuano il movimento analogico, 
aggiungendovi l’immagine visiva del rotolarsi dell’onda.
5-8. la casa cui allude è quella della vacanza, situata sulla costa ligure.
Si è notata la presenza viva, nella poesia di Montale, del paesaggio della
sua regione, cosa che egli ha in comune con altri poeti liguri del tempo.
Si osservi tuttavia come questo paesaggio si configuri in una lontananza 
mitica. Là, nel paese… Zanzare: qui i riscontri paesistici sono ben poca 
cosa ma vengono sollevati a una vicenda vagamente epica dal rallentamento
della percezione che si produce per quel là, nel paese… Dove, che riprende
a sua volta, quelle estati lontane, ricondotte dall’aggettivo a una dimensione
anch’essa tra remota e di favola.
9. impietro: l’impietrarsi corrisponde all’avvertire la propria limitatezza di 
fronte all’infinità della vita, impersonata dal mare.
15-21. il grande ammonimento del mare era stato quello di attingere una 
vita piena, vasta e varia nell’esperienza e fissa nella fedeltà della propria
ersona. E’ una legge difficile, e per questo rischiosa per l’individuo; ed è
una legge che Montale sente di avere in un certo modo tradito, se è vero 
che si reputa ora indegno di tale ammonimento.
Le sezione Mediterraneo costituisce un poemetto, entro gli Ossi di seppia,
scandito su nove liriche. Montale parlò, a proposito della struttura del
significato, di “disintegrazione”;  effettivamente questo dialogo – confronto 
fra il poeta e il mare- conduce a un’ansia di dissolvimento nel vasto respiro
di quest’ultimo, concepito come l’impulso eterno e infinito della vita in 
onfronto con la precarietà della persona, della sua storia non conclusa, né 
passibile di conclusione. Ma nello stesso tempo, il riconoscersi, in qualche
modo, nel mare indica una similitudine vissuta come in sogno nella 
adolescenza e crollata all’”apparir del vero”, ma ancor viva come nostalgia; 
ed è proprio nell’inappagamento non rassegnato che l’animo ritrova una
propria dignità,
anche se essa non può condurlo se non a un naufragio, affrontato con quella
misura stoica che è tipica di questo primo libro montaliano Annnuncio.
La poesia fa parte del poemetto Mediterraneo, composto nel 1924 e 
collocato al centro degli Ossi di seppia quasi come una sezione a sé
stante.Mediterraneo è caratterizzato da un particolare impianto narrativo
 e riflessivo, che ruota attorno al rapporto col mare,allegoria della 
 condizione esistenziale del poeta.
In Antico, sono ubriacato dalla voce...Montale mette a confronto due piani
temporali e insieme esistenziali. Nel passato dell’infanzia l’io si identifica
 in modo panico col mare e ne condivide il carattere di totalità: il mare
rappresenta infatti, nel ricordo autobiografico del poeta, un principio vitale indeterminato e omnicomprensivo, in cui l’esistenza del singolo si scioglie armonicamente. Nel presente della vita adulta il soggetto acquista invece una
identità specifica, respingendo la “legge” (v. 16) del mare. L’io lirico diventa
così un detrito, una scoria che non si può più integrare in un’unità superiore,
ma viene espulsa dal tutto e condannata a un sentimento di alienazione.
Oltre a rappresentare il passaggio alla vita adulta, la poesia è anche segno 
di una  svolta poetica :abbandonando il mito antropocentrico dell’unità 
di uomo e natura, tipico dell’estetica simbolista, Montale propone una visione
della poesia basata sul coraggio “etico” di accettare un mondo disarmonico e 
diviso al suo interno.
Lo stile solenne e raziocinante è imperniato su periodi lunghi e sintatticamente complicati tramite anastrofi (v. 8: “e annuvolano l’aria le zanzare”),inarcature
e costruzioni ipotattiche Come accade spesso in Montale,i richiami fonico-
ritmici non sono esibiti (notiamo solo qualche rima baciata, come quella in  
-ento, ai vv. 11, 13, 14) ma dissimulati in una rete che lega i versi tra loro 
creando una musicalità diffusa e ricercata. A questo proposito segnalo le 
assonanze (lontane : zanzare, vv. 5-8), l’allitterazione (“sbatti sulle sponde”,
 v. 19, di valore anche onomatopeico ) e l’uso di vocaboli sdruccioli a fine 
verso (vv. 2-4).

Struttura metrica
:
Componimento di ventuno versi liberi di lunghezza variabile, in prevalenza endecasillabi  e settenari.Forse per Montale è opportuno precisare con
una serie di note il lessico ,spesso prezioso e raro,e la sintassi,spesso 
inconsueta nell’uso corrente ,quindi di difficile traduzione per i miei amici
lettori  sparsinegli angoli più diversi del pianeta.

Antico 1, sono ubriacato dalla voce
ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane 2 e si ributtano
indietro e si disciolgono 3.
La casa delle mie estati lontane 4,
t'era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l'aria le zanzare  5
Come allora oggi in tua presenza impietro 6
mare, ma non più degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro  7. Tu m'hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa  8 esser vasto e diverso
e insieme fisso 9:
e svuotarmi così d'ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie  10.
le inutili macerie del tuo abisso.

Vecchio e venerabile mare, sono inebriato dal suono 
delle tue onde quando, simili a bocche, si aprono
come verdi campane che oscillano avanti e indietro
colpendo la costa e ritirandosi.
La casa in cui trascorrevo da piccolo le mie estati
era vicino a te, lo sai,
in quel paese in cui il sole brucia
e le zanzare sono così tante da formare nubi nell’aria.
Come nella mia infanzia anche oggi rimango sbigottito
davanti a te, oh mare, ma non penso più
di essere all’altezza del monito severo
suggerito dal tuo movimento ritmico. Tu per primo
mi hai detto che gli umili moti
della mia vita interiore erano solo un frammento 
della tua essenza; che dentro di me
il tuo principio pericoloso agiva: cioè essere immenso,
molteplice e contemporaneamente immutabile:
e liberarmi dunque di ogni scoria
come fai tu che getti sulle sponde
in mezzo a sugheri, alghe e stelle marine
gli avanzi inutili delle tue profondità.

1. L'apostrofe diretta al mare produce un effetto di umanizzazione,
perseguitoanche attraverso la metafora che rappresenta il rumore 
dei flutti come una“voce” che esce da varie “bocche” aperte.
2. campane: Montale inscatola una similitudine in una metafora:
le bocche antropomorfe del mare sono comparate a  campane, la 
cui oscillazione richiama  per analogia l’andirivieni dei flutti che
 si infrangono sulle sponde.
3. si disciolgono: il verbo è riferito alle campane, e vale qui per 
“passare”dalla quiete al moto, iniziando così a produrre dei suoni.
4. È la casa di Monterosso, nelle Cinque Terre, dove Montale da 
piccolo era solito trascorrere le vacanze estive.
5. La rievocazione dell’infanzia è marcata dall’uso dell’iperbole
che descrive la bruciante intensità del sole e l’enorme quantità di
zanzare nell’aria, che ne è quasi rannuvolata.
6.impietro: da “impietrare” (“diventare di pietra”), verbo che
 richiama una celebre espressione dantesca (Inferno,XXXIII, 
v. 49, “Io non  piangëa, sì dentro impetrai”), messa in bocca a 
Ugolino della Gherardesca  per descrivere la propria tragedia.
7. respiro: riprende la doppia immagine su cui si gioca l’attacco 
delcomponimento, ovvero la personificazione del mare e il  suo
movimento oscillatorio.
8. La legge che il poeta si prefissa è “rischiosa” perché minaccia
 l’individuo, concependolo come un frammento del “tutto”
destinato ad essere espulso o riassorbito.
9. L’intensità filosofica e apodittica di questo passaggio è rafforzata
 dal realismo dell’immagine: fuor di metafora, la massa dell’acqua
 marina cambia forma in continuazione pur rimanendo fissa nella
sua “vastità”.
10. asterie: “asteria” è un vocabolo scientifico che denota un genere
 di stelle marine della famiglia della Acanthasteridae. Esemplifica la
tendenza - tipica degli Ossi - all’uso di un lessico tecnico, specifico
ed estraneo alla lirica tradizionale.

Nessun commento:

Posta un commento