mercoledì 10 giugno 2020

I.ITALIA 13.Cesare Pavese.b.Paesaggio VIII




I.ITALIA




13.Cesare Pavese(1908-1950)
Cesare Pavese nato a Santo Stefano Belbo, dove il padre, 
cancelliere di tribunale a Torino, ha un piccolo podere, qui ci 
passa le vacanze estive, normalmente vive a Torino. Compie 
gli studi a Torino e si laurea con una tesi in poesia. 1931: muore 
la madre, continua a vivere con la sorella ,ma è molto introverso.

b.Paesaggio VIII

I ricordi cominciano nella sera
sotto il fiato del vento a levare il volto
e ascoltare la voce del fiume. L’acqua
è la stessa, nel buio, degli anni morti.
Nel silenzio del buio sale uno sciacquo
dove passano voci e risa remote;
s'accompagna al brusio un colore vano
che è di sole, di rive e di sguardi chiari.
Un'estate di voci. Ogni viso contiene
come un frutto maturo un sapore andato.
Ogni occhiata che torna, conserva un gusto
di erba e cose impregnate di sole a sera
sulla spiaggia. Conserva un fiato di mare.
Come un mattino notturno è quest'ombra vaga
di ansie e brividi antichi, che il cielo sfiora
e ogni sera ritorna. Le voci morte
assomigliano al frangersi di quel mare.

(da Lavorare stanca, Einaudi, 1943)

 Il tema del ricordo appare nei versi di Cesare Pavese
 a partire dal 1936: lo scrittore di Santo Stefano Belbo scopre che 
nella memoria, più che nel silenzio e  nella solitudine che aveva 
teorizzato fino ad allora, si cela la possibilità di comprendere le cose. 
Il ricordo è il mediatore che consente la conoscenza: “Le cose si 
scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa 
significa vederla – ora soltanto – per la prima volta”, come scriverà 
nel suo diario, Il mestiere di vivere, nel 1942, un paio di anni dopo.



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