America
Caraibi
La nuvola in Derek Walkott
La quiete delle nuvole su cui domina una luna maliarda
crea un netto contrasto
con quel che succede sulla terra.
Derek Walkott
La Storia, per Walcott, è qualcosa di molto complesso e
non è sempre interpretata allo stesso modo. Può essere una notte dimenticata,
insonne, in cui il destino della Poesia è innamorarsi del mondo, nonostante la
sua Storia. Walcott, cioè, talvolta, nega la Storia, perché soggetta
all’incostanza della memoria e priva di potenzialità creativa, e pensa che solo
nel suo mondo a-storico l’artista possa esprimersi liberamente, rifugiandosi
nell’immaginazione, come se la Storia si dissolvesse di fronte alla
straordinaria forza e bellezza della Natura. Altre volte, invece, sembra accorgersi che è proprio la Natura a
custodire i segreti della Storia e a svelarli, rendendoli immortali. Nel riappropriarsi del paesaggio, contemplando e poi
ri-nominando i suoi luoghi, Walcott
si accorge [1] che, nel punto in cui si congiungono le acque del
mare caraibico con l’oceano, si annullano per sempre i confini e le differenze;
il poeta si accorge, cioè, che i due mondi distanti tra loro - i Caraibi e il
mondo occidentale- hanno radici e memorie condivise. L’artista, anche se vive ai margini, come i mulatti
nei quadri del Tiepolo, interni al dipinto, ma solo testimoni della storia
rappresentata, riesce a vedere e portare dentro di sé intere culture al di là della Storia. Omero, con le sue storie che
suscitano stupore, e Dante, con la chiarezza cristallina delle sue immagini,
diventano patrimonio di tutti, anche del selvaggio Calibano.
Ecco perché, con quella lingua ibrida, in cui l’Inglese si
mescola al patois creolo, Walcott
può scrivere oggi un poema epico di pescatori antillani con nomi mitici,
in pseudo-esametri , raggruppati in
terzine dantesche, magari usate soltanto come un meccanismo musicale
per tenere insieme una strofa con quella successiva[2] e per
ottenere
Fluidità. Oméros, che dà il titolo al poema, è il moderno aedo che narra un
intreccio di storie parallele di personaggi che hanno in comune un senso di
perdita, di timore e gratitudine nei confronti del creato. La Storia in “Oméros”[3] diventa compassione, pietà per il mutare del
mondo, per ciò che si scolora, come i sentimenti
e la giovinezza. La luce incerta dell’alba e del tramonto commenta l’ira e il
lamento elegiaco del pescatore Achille, “[..] il quieto Achille, figlio di
Afolabe,/ che non è mai salito in ascensore,/ che non aveva passaporto, perché
l’orizzonte non lo richiede,” in cerca della sua identità e contrario alla
sirena corruttrice del progresso. Achille, legato al suo mare e alle sue
origini, ama Elena, incarnazione
dell’isola Santa Lucia, in origine chiamata
come lei e, ormai, altrettanto corrotta :
- Elena, Ettore, Achille,
Filottete e la sua ferita, Mamma Killman, moderna Sibilla, il maggiore
Plunkett, ex-colonizzatore in pensione,
e sua moglie Maud, che ricama una tela piena di fantastici uccelli dei
Caraibi, sono alcuni dei personaggi indimenticabili del poema, ma il vero
protagonista è l’oceano, quel mare da contemplare o da solcare, mentre le donne
rimangono a terra. Fonte di sopravvivenza, specchio del cielo, luogo di
battaglie, ispiratore di calma interiore e di poesia, nei versi di Walcott, il
mare diventa soprattutto Storia, perché le radici più profonde dei Caraibi
dobbiamo cercarle proprio nel mare:
E in quel momento
Achille fu preda di una pietà[4]
che superava il
dolore. C’era quiete tra le nuvole,
e la luna in una
sottoveste di seta bianca gli stava
sopra. “Cosa?” disse
”Perché sei così troia?”
Perché non mi lasci in
pace e non vai a farti Ettore?
Quel corpo lo hanno
arato più uomini che canoe il mare”.
La lancia del suo odio
la penetrò senza rumore,
ma lei si avvicinò e
gli si stese vicino, e giacquero
come due tronchi
paralleli sulla sabbia chiara di luna.
Sentì gli alberi del
fico abbracciarsi e sorrise quando
il primo gallo lo
cornificò. Elena trovò la mano di lui
e la strinse. Achille
si girò. Lei dormiva. Come una bambina.
[1]Cfr. Roberto Calasso in Il rosa Tiepolo, ed. Adelphi, 2006
[3] Oméros (1990)
è un poema epico ispirato alla storia di Ulisse, ma ambientato ai giorni nostri
a Santa Lucia. Non c’è un personaggio principale, ma tre filoni narrativi che
talvolta si intrecciano: quello che narra l’amore per Elena dei due pescatori
amici rivali Achille e Ettore, quello che racconta del sergente maggiore
Plunkett e di sua Maud, e quello che riporta i commenti del narratore e i
racconti dei suoi viaggi. L’opera è suddivisa in sette libri, divisi in
sessantaquattro capitoli;i versi sono degli esametri imperfetti, organizzati in
terzine secondo lo schema della terza rima, tipico della Divina Commedia.
[4]Derek Walkott, ”E in quel momento Achille fu preda di una
pietà”,Ibidem, Libro II, canto XXI, III, vv 25- 36.
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