mercoledì 1 maggio 2019

La nuvola in Léopold Sédar Nyilane Senghor





AFRICA

SÉNÉGAL

La nuvola in Léopold Senghor:
Al poeta la distesa di nuvole appare come un lungo 
perizoma lattiginoso che avvolge la notte sognante

Léopold Sédar Senghor
Léopold Sédar Senghor nasce da agiata famiglia a  Joal,
poche centinaia di chilometri a sud di Dakar,Senegal,
nel 1906 e muore a Verson, Normandia, Francia, terra 
natale della moglie, nel 2001.
E’ Césaire ad affermare l’importanza che ha rappresentato
per lui l’incontro con Senghor al liceo Louis le Grand a Parigi.
C’est lui, ami fraternel  et témoin d’élection qui m’introduit
à l’Afrique[1]-ha infatti dichiarato .- E’ noto quale efficacia  
abbiano rivelato per lui, politico dell’azione militante e poeta 
ricercatore delle radici ancestrali, gli studi etnografici africani 
e come Senghor, infine, abbia confessato di averlo contagiato 
con la sua curiosità onnivora.
    Léopold Sédar Nyilane Senghor è uno dei 
numerosissimi figli del benestante[2] di un’oasi costiera, 
cento km. circa a sud di Dakar, ombreggiata da alberi
 di cocco e di mango, nonché dal baobab maestoso[3]
fra dossi scintillanti di sale. Terre di pastori, le sue. 
Le terre paterne sono parzialmente appartenute ai re
 di Sine[4], con cui il patriarca continua a intrattenere 
 solidi rapporti di amicizia. Un universo dove vige il 
regime matrilineare nella trasmissione dei valori del 
gruppo e dei suoi beni. Senghor porterà, accanto 
ai suoi nomi, anche il matronimico[5], e soprattutto
manterrà per tutta la vita un legame molto forte con 
la madre.
     Già da questi primi accenni, emergono elementi
 importanti: il senso del clan, la fratellanza e 
l’amore, la forte influenza femminile, la multiculturalità 
e il plurilinguismo[6] del signore della savana, capace 
di addomesticare con amore il francese di cui si serve
 per la sua scrittura poetica. Elementi tutti che lo 
portano a considerare l’ibrido culturale una ricchezza,
pur continuando a proclamare:”Assimiler, non être assimilés[7]”.



Notte  di  Sine[8]

Donna posa sulla mia fronte le tue mani balsamiche, 
le tue mani più dolci di una pelliccia.
Lassù le palme che ondeggiano fanno un lieve rumore
nell’alto della brezza notturna
Appena. Neppure la ninnananna della nutrice.
Che   ci culli, il silenzio ritmato.
Ascoltiamo il suo canto ,ascoltiamo battere il nostro sangue scuro,
 ascoltiamo battere il polso profondo dell’Africa nella bruma 
dei villaggi perduti 
Ecco che declina la luna stanca verso il suo letto di mare tranquillo
Ecco che si assopiscono le risate, che i  narratori anche loro
 Dondolano il capo come il bimbo sul dorso materno
Ecco che i piedi dei danzatori  si appesantiscono,
 che si appesantisce la lingua dei cori alternati

È l’ora delle stelle e della notte sognante
che si affaccia da questa collina di nuvole, 
appesa  nel suo lungo perizoma  di latte
I  tetti delle capanne luccicano teneramente. 
Che dicono di così confidenziale alle stelle?
Dentro, il focolare si spegne nell’intimità di odori acri e dolci

Donna, accendi la lampada al burro chiaro, che parlino gli avi 
come i genitori, i bambini a letto.
Ascoltiamo la voce degli Anziani d’Elissa. Come  noi  esiliati
Non han  voluto morire, che si perdesse attraverso la sabbia
 il loro torrente seminale .
Che io ascolti ,nella capanna piena di fumo che un riflesso
 d’anime propizio visiti
La mia testa sul tuo seno caldo come un DANG [9]  
all’uscita dal fuoco e fumante
Che io respiri l’odore dei nostri Morti, che io raccolga 
e ridica la loro voce  vivente, che io impari a
Vivere prima di scendere, al di là di colui che si tuffa, 
nelle alte profondità del sonno.


















[1]“ È lui, amico fraterno e testimone d’elezione che m’introduce all’Africa”.
[2] Vive, infatti, in una casa in muratura, nel fasto.
[3]  Il baobab è detto anche arbre à palabre, luogo di riunione, delle decisioni, del raccoglimento con gli antenati. E’ anche noto come albero al contrario, perchè i suoi rami quasi privi di foglie sembrano piuttosto radici volte al cielo.
[4] I re di Sine discendono dai conquistatori malinké dell’Alta Guinea, le loro terre hanno fatto parte di quel regno fino al 1925, data dell’annessione al Senegal.
19Parlante nativo delle lingue sérère e peul, sa servirsi del francese, a partire dall’età scolare in cui frequenta istituti cattolici; nell’età adulta potrà servirsi anche dell’inglese e di altre lingue europee e africane: molto interessanti,di questo periodo, le traduzioni in francese di canti popolari orali bambara, bantu e da numerose altre lingue africane .
[5]“Assimilare, non essere assimilato” Come in questo caso, tutte le citazioni anche in seguito proposte tra virgolette, senza indicazione dell’autore, appartengono a Léopold Senghor.
[5]  Léopold Senghor,”Nuit de Sine”, da Poèmes, Op. Cit. La traduzione dal francese è di Maria Gabriella Bruni.
 [8]  Léopold Senghor,”Nuit de Sine”, da Poèmes, Op. Cit. La traduzione dal francese è di Maria Gabriella Bruni.
[9]Termine senegalese per indicare cibo, impasto di riso cotto, semola, analogo al couscous maghrebino e siciliano.
 Nella raccolta “Poèmes”, Editions du Seuil –Points, Paris, 1974,da cui è tratta la poesia qui presentata , Senghor risponde alle critiche ricevute per la sua consuetudine di inserire nelle sue poesie parole d’origine africana che non si com-prendono: “Si tratta di com-prendere meno il reale del surreale - 
il sotto-reale. Per prima cosa  scrivo per il mio popolo...del resto è toccando gli Africani di lingua francese, che toccheremo meglio i Francesi e, al di là di mari e frontiere, gli altri uomini. Tuttavia 
la mia intenzione non è di fare l’esotismo per l’esotismo, ancor meno, ermetismo a buon mercato. Perciò ho pensato non fosse forse inutile dare una breve spiegazione dei termini d’origine africana
 usati nelle poesie”. Perciò,  aggiunge un breve glossarietto delle parole utilizzate all’edizione, in cui però DANG manca. Per questo noi abbiamo conservato intradotti i termini d’origine africana incontrati. (Nota della curatrice)

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