sabato 13 aprile 2019

La nuvola in K.S.Narasimhaswami


ASIA


CONFEDERAZIONE INDIANA

Confederazione Indiana in cui la lingua hindi è con l’inglese una delle due lingue ufficiali

L’hindi è parlato soprattutto negli stati centro-settentrionali della confederazione.

KARNAKATA

La nuvola in  Narasimhaswami

Utilizza la nuvola per dire la materia spumeggiante e tenera con cui la
 madre costruisce la culla che esprima così  tutta la tenerezza del suo 
amore.

 22.K.S.Narasimhaswami

Poeta  di lingua canarese. Vive a Bangalore nello stato di Karnataka.

dove esercita la professione di giornalista.


Il trono del padre

Non fatemi sedere sul vostro trono.

Non mettete la corona della luna sulla mia testa.

La vostra corona di stelle sarà un peso per il mio collo.

Non avrò niente del vostro regno.


Non prendetemi in giro chiamandomi :” Figlio , figlio mio!”

Non minate la mia forza.

Non investitemi del vostro impero,

ora che siete stanco di lui.


No, non fatemi sedere sul vostro trono.

Lasciate che la fiamma della vostra Potenza divampi su di me.

Non voglio che il vostro affetto faccia di me un codardo.

Duro sia il vostro amore come diamante.


Dopo tanti anni, perché quest’affetto?

Non capisco proprio la vostra condotta!

Figlio indesiderato quel giorno , sono oggi la vostra felicità

La vostra morale è: ” Egoismo?”


Mia madre disse: ” Un giorno sembrasti toccare
le sue morbide braccia.”
e nacqui nel cuore come una meraviglia diffusa ,

baciando la bandiera della terra.


Nel deserto essa costruì una culla di nubi  per me:

neve, fuoco e vento l’hanno fatta oscillare.

Mi ha allevato col nettare del suo petto.

Quale felicità ha provato mia madre con la nascita d’un figlio come me!


Pioggia, fiumi e mare cantarono e chiamarono me;

cibo e vita mi portò l’amore della terra.

Mia madre mi legò a sé e, attraverso colline e vallate ,

pazza di gioia, ballò al ritmo del rullìo del tamburo delle nubi.


Essa proiettò sulle mie guance la luce del sole di tanti paesi

e mi trasportò sulle spalle per gli spazi del cielo;

e mi allevò quella figlia del fuoco,
nelle colline e nelle foreste abitate dai leoni feroci.


Mi vedeste quel giorno: sorridevo

e venivo verso di voi, tendendovi le mie piccole mani.

Ma che imperiale indifferenza fu la vostra allora!

Ve ne andaste senza toccarmi.


La madre disse : ” Piccino mio, chiamalo!

Va’ davanti a lui, caro!”

Ma voi andaste via senza ascoltarla.

E gridò disperata :” Che sposo è mai questo?”


“La madre è Dio” hanno cantata le stelle .

“E’ Maya”, potevano dire coloro che non sapevano nulla.

Voi avevate già gustato la fragranza del suo amore.

Io sono il figlio di questa ricca madre. Ascoltate questo, ora:


“Senza avervi conosciuto sono andato avanti, ho visto

soltanto l’amore di mia madre , la sua bellezza,”

Suo figlio crescendo troverà solo la potenza del padre.

Lei crede così.


Insegnatemi a vivere senz’obblighi verso di voi.

Beneditemi, perché la mia vita possa maturare nella sofferenza.

Ostacolatemi il cammino, non cerco il vostro aiuto,

impedite che resti più a lungo agevole se io lo percorro.


Siate il padre che tormenta suo figlio: siate suo nemico.

Possa così farsi flebile il mio respiro.

Siate lo scoglio dove scorre il sangue del mio corpo

e veda su questo il vostro nome.


La strada del venire è polvere, polvere è la via dell’andare..

Al centro gli occhi di mia madre che mi proteggono:

Questi occhi sono il forte d’oro che mi tiene prigioniero.

E’ meglio che lasciate la mia mano.

Io non aspetto il giorno in cui questo regno

senza età, senza morte, avrà fine.

Perché ora venite a me nell’illusione

di  reclamare vostro figlio, che ha l’età per sopportare il giogo?


Da “POESIA MODERNA INDIANA” Guanda ed.1966-
Testi e note a cura di Maria Gabriella Bruni

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