AMERICA
COLOMBIA
La luna in
Mario RIVERO
È
il racconto di un incontro d’amore in un contesto urbano –
industriale,articolato
in quattro tempi: quello della
condivisione
di
interessi(versi, sigarette e romanzo) e passatempi (“buttavamo
pietruzze”),
delle chiacchiere sulla vita, i sogni e le paure che
sembrano
concretizzarsi nella seconda parte, in cui il poeta parla
di
Nueva York, il luogo dove la vita può
essere diversa. New York
è
un sogno, “piena di cose strambe”,le immagini di emarginazione
(i
gatti, i mendicanti) si intrecciano con altre che suggeriscono le
sue
contraddizioni (povertà e ricchezza, impotenza delle formiche
e maestosità dei grattacieli, i negri
ghettizzati ad Harlem e i loro
vestiti
colorati ). Segue il povero sogno del
poeta: lavoretti e
sacrifici per poter comprare un regalo alla sua donna
lontana.
Ma
la vita è dura anche se si è giovani. Il finale, un distico che
toglierà ogni speranza, sarà scandito da un solo effetto acustico,
di
una sirena che impedisce perfino di
scambiarsi un bacio.
Una luna davvero
intenerita quella di Mario Rivero che assiste
sorpresa ai sogni del
ragazzo latino su Nueva York, la città che,di
lontano può far
sognare,mentre al suo paese neanche il bacio
della sua ragazza riesce a
ricevere perché è interrotto dall’urgenza
di quella sirena della
fabbrica che suona.
25.Mario RIVERO
Poeta,
giornalista,cantante di tanghi, impresario di corride
e
critico d’arte colombiano nasce a Envigado, Antiochia,
nel
1935 e muore a Bogotà nel 2009. Fondò la rivista di
poesia
“Golpe de dados” nel 1972.
Un’intervista con il poeta:”Gentile, ironico
e così
profondamente
umano, mi mette subito a mio agio.
Quando
accenno alla Colombia come patria del realismo
magico, mi dice subito che lì non c’è bisogno di cambiare
la
realtà per renderla magica, basta descriverla come è,
per
quanto è pazzesca e crudele, aldilà della nostra
immaginazione.
La
violenza è un elemento naturale in questa terra e
parlarne
con leggerezza trasforma l’orrore in
sogno.
Ecco
il segreto del realismo magico di Borges e altri
romanzieri
latino-americani.
Parliamo degli inizi della sua
carriera e di quando
poi divenne famoso per le sue poesie che parlavano
dei
piccoli eventi quotidiani degli abitanti
dei sobborghi
delle
moderne megalopoli; fu infatti con i “Poemas
Urbanos”
del
1963 che rivoluzionò tutta la poesia colombiana,
invitandola
a spogliarsi dei suoi vestiti per
diventare
l’amante di un uomo a cui
non importava se era brutta
e povera.
Brutta e povera nel suo
cantare di atmosfere urbane e
proletarie, con una lingua
del quotidiano e con un tono
colloquiale; poesia anti declamatoria,la sua, con versi duri,
senza ricerca di ritmo
perché “l’importante è essere diretti”.
Poesia in cui si rievoca
il mondo del lavoro in fabbrica, la noia
del fine settimana, gli
incontri di sesso con ragazze facili dal
trucco pesante e che sanno
di liquori da poco, e che sognano
l’amore e la fuga verso
luoghi migliori.
La luna e Nueva York[1]
Ci incontravamo tutti i
giorni
nello stesso posto.
Spartivamo versi, sigarette,
e a volte un romanzo d'avventure.
Buttavamo pietruzze
dal ponte, dove mangiavano
gli operai della fabbrica di vetro.
Le dicevo che la terra è rotonda,
mia zia strega e la luna un pezzo di rame.
nello stesso posto.
Spartivamo versi, sigarette,
e a volte un romanzo d'avventure.
Buttavamo pietruzze
dal ponte, dove mangiavano
gli operai della fabbrica di vetro.
Le dicevo che la terra è rotonda,
mia zia strega e la luna un pezzo di rame.
Che un giorno sarei andato a Nuova York,
la città che abbonda di cose strambe,
dove i gatti vagabondi
dormono sotto le automobili,
dove c'è un milione di mendichi,
un milione di luci,
un milione di diamanti.
Nuova York dove le
formiche
ci mettono secoli a scalare l'Empire State
e i negri passeggiano per Harlem
vestiti con colori chiassosi
che stillano lucido d'estate.
ci mettono secoli a scalare l'Empire State
e i negri passeggiano per Harlem
vestiti con colori chiassosi
che stillano lucido d'estate.
Sarei andato per i ristoranti
fino a trovare un cartellino:
“ Cercasi ragazzo per
lavare i piatti
Non si richiede titolo
universitario».
A volte avrei mangiato un
sandwich,
avrei raccolto mele in California,
avrei pensato a lei quando saliva in ascensore
e le avrei comperato un vestito simile al neon...
avrei raccolto mele in California,
avrei pensato a lei quando saliva in ascensore
e le avrei comperato un vestito simile al neon...
Mi stava per baciare quando
suonò la sirena della fabbrica.
Mario Rivero, “La
luna e Nueva York“ da Poemas Urbanos
in Poesie d’amore per un anno, Einaudi, 2003; a cura di Guido Davico
Bonino.
Da”326 poesie dal mondo per una storia d’amore”
Onyx ed.e.book.
a cura di Maria Gabriella Bruni e Isabella
Nicchiarelli
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