domenica 9 giugno 2019

33.Lunario.Mahmud Darwish



VICINO ORIENTE

PALESTINA

La luna in Mahmud Darwish

Ecco Darwish venirci incontro con il suo 
“Sonetto IV”:squarci di mondi come incantesimi,
che  rispecchiano con il loro balenio la lacerazione 
costante che gli procura la sofferenza dell'esilio. 
Un'ansia che lo pone sempre in bilico sul crinale
che separa l’evocazione nostalgica della sua terra
natale, forzatamente abbandonata,  e la realtà di 
quella  terra straniera, precaria e mutevole,

che lo accoglie nel presente. Versi oracolari, 
fatti di illuminazioni  ed ellissi. La luna filtra le
sue lentiggini di luce e dal corpo dell'amata che 
dorme sorgono le epifanie della sua terra martoriata 
di Palestina.I capelli di lei evocano beduini 
addormentati e senza  sogni e i suoi seni le bianche
colombe.Ha invaso il suo sogno avvolgendola,
nessuno spettro  sveglierà il gelsomino col profumo
del desiderio; nessun  flauto per rimpiangere la 
cavalla che non abita più accanto alla tenda del poeta.
Quel flauto, finora muto sul tappeto dentro la tenda
beduina del sogno, lo sentiamo intonare per noi - 
che ci commuoviamo - le melodie languide e
struggenti di Marcel Khalife[1] … Ma nel sonetto,
in chiusura,un'altra realtà insorge e si oppone. Il
sogno di lei a lei sola appartiene ed è quello di una
terra del Nord con le sue mille foreste, la sua terra
 straniera.



33. Mahmud Darwish

Mahmud Darwish nasce nel 1941 nel villaggio di

al-Birwa, in Galilea, Palestina, oggi  distrutto . Nel

1948 - durante il primo conflitto arabo-israeliano –

l'esercito di Israele scacciò i suoi abitanti e lo rase 
al suolo. I genitori di Mahmoud cercarono rifugio 
in Libano,ma riuscirono a rientrare nel loro paese, 
illegalmente,l’anno successivo, quando era diventato
parte di Israele,i loro beni confiscati e alcun diritto 
di cittadinanza.

Pubblicò la sua prima raccolta di poesie, Foglie
d'Ulivo,nel 1964. Divennero famose alcune poesie 
che raccontano la condizione dolorosa e folle 
dell'esilio. La poesia di Darwish assumeva un 
ruolo di riferimento collettivo per la causa 
palestinese.
 Nel 1970 abbandonò definitivamente

la Palestina/Israele per un periodo di studio in 
Unione Sovietica.

Da allora trascorse la sua vita risiedendo per 
periodi diversi nelle principali città del mondo
 arabo: Il Cairo,Beirut, Amman. Dopo un periodo 
di esilio a Cipro, visse tra Beirut e Parigi. Lavorò 
anche al Cairo presso il quotidiano nazionale 
"al-Ahrām". La seconda metà degli anni ottanta

furono l'epoca del suo maggiore impegno politico.
Nel 1987 fu eletto nel Comitato Esecutivo 
dell'OLP. Si dimise nel 1993,perché contrario agli 
accordi di Oslo. Mahmoud Darwish ha redatto il
testo della Dichiarazione d'Indipendenza dello Stato

Palestinese, documento promulgato nel 1988 e
riconosciuto da diversi Stati. Dopo 26 anni di esilio,
ottenne un permesso per visitare la sua famiglia 
nello stato di Israele. E’morto a Houston,Texas,USA,
nel 2008, per le complicanze di un delicato intervento
al cuore. 
Mahmud Darwish[2] sta a rappresentare da solo la
Palestina con i suoi poemi. È un grande visionario a 
cui  Marcel Khalife dedicò tanta musica e un affetto

condiviso da milioni di Arabi “dall’oceano al golfo”
come si suole dire laggiù.

    La sua è una poesia di parole dove la terra natale
martoriata e quella mutevole dell’esilio alimentano
immagini che si inseguono e si accavallano come
fiammate improvvise,come folgorazioni di luce da
cui il lettore è abbagliato. Una poesia che, anche nella
traduzione, conserva il fascino straordinario di quelle 
parole che formano un turbinare di miraggi leggeri e

splendenti come la levitazione dei Dervisci durante le 
loro danze mistiche, anche se va inevitabilmente perduto
il senso originario del suono e del ritmo, fondamentali 
alla loro natura di canti.



Sonetto IV[3]



Lentamente massaggio il tuo sonno. O nome che abito in sogno, dormi.

La notte si coprirà con i suoi alberi e si addormenterà.

sulla sua terra, sovrana di un'assenza breve.

Dormi, ché io galleggi sulle lentiggini che filtrano in me da una luna...



I tuoi capelli campeggiano sul tuo marmo, beduini che dormono incauti

e non sognano. Il tuo paio di colombe t'illumina dalle spalle alle

margherite del tuo sogno. dormi su di te e in te

e che la pace  dei cieli e della terra spalanchi per te tutte le tue sale,                                                                                 [ una dopo l'altra.



Il sonno ti avvolge di me. Non un angelo a portare il letto,

né uno spettro a svegliare il gelsomino. O nome mio al femminile, dormi.

Nessun flauto piangerà una cavalla in fuga dalle mie tende.



Sei ciò che sogni, estate di una terra nordica

che offre le sue mille foreste al regno del sonno. Dormi

e non svegliare il corpo che desidera un corpo nel mio sogno.



Da”326 poesie dal mondo per una storia d’amore”

Onyx ed.e.book.

a cura di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli





[1] Il musicista che compose molte note 
per accompagnare i testi di Darwish.

[3]Mahmud Darwish,”Sonetto IV ”, da Il letto della straniera.  Epoché ed., 2009.

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