AMERiCA
NICARAGUA
La luna in Pablo
Antonio Cuadra
La
luna piena è qui per favorire il tempo
della fertilità
che
erompe dai versi di Cuadra. Tuttavia l’albero del
mango è per lui un albero migrante come gli
uomini,
un albero in esilio, originario dell’India. È
il simbolo
della
peregrinazione delle genti americane. Cuadra inventa
una storia fantastica del primo mango giunto
in America,
piantato
nel cortile di una casa a Grenada, e pian piano
popolato di uccelli mitici .Attraverso questa
narrazione,
vuole
indicare la capacità che hanno i
miti di adattarsi
e
di diffondersi in nuovi luoghi, come le
piante. Ma, anche
qui,
come per Walcott, il canto pieno di gratitudine sull’evento
naturale
della disseminazione, dello spargimento dei semi
portati
dal vento o dagli uccelli, con la complicità della luna
piena
che designa la stagione fertile, diviene il lament
per
la trasformazione dei semi in merce[1] e quindi
corruzione:
Cacao:
the dollar
L’albero, sotto i suoi rami, diviene
il luogo di
mantenimento
e creazione di cultura popolare attraverso
la
tradizione orale, perché la terra è già un racconto, come
quella segnata dai canti e dai sogni
delle tribù aborigene
australiane.
Dunque, ecco a cosa serve la Poesia per Cuadra:
a ricordarci chi siamo, a raccontarci da dove
veniamo e a
suggerirci
dove andremo.
43.Pablo Antonio Cuadra[1]
Pablo Antonio Cuadra, poeta e ideologo nicaragüense,
nato il 4 novembre 1912) e morto (2 gennaio 2002) a
Managua,Nicaragua. Figlio del
giurista,statista,cancelliere
e diplomatico Carlos
Cuadra Pasos (1879-1964).
La sua famiglia
è stata legata alla
politica e alla poesia.
Nel 1945 fa il suo ingresso nell’ Academia
Nicaragüense
de la Lengua di cui diventa direttore nel
1964 Fu anche
Rettore della Universidad Católica «Redemptoris
Mater»
di Managua (Nicaragua), e
fondatore e direttore della
rivista Vanguardia con
Octavio
Rocha.
Come
altri scrittori caraibici, anche Pablo Antonio Cuadra,
dunque, produce una poesia di contaminazione,
modellata
sul verso classico del suo grande
predecessore, Ruben
Darìo[3],
su Baudelaire, Rimbaud e Verlaine, mescolati al
folklore delle leggende indie, ai canti popolari, ai miti
centro-americani
e ad un forte sentimento della Natura.
Vede,
nel suo paese natale, il punto di raccordo della flora
e
della fauna del Nord e Sud America, e usa la precisione
linguistica
del botanico nelle poesie della raccolta
Sette
alberi al tramonto”[4], dove
esplora la realtà nicaraguense,
presente
e passata, attraverso la presentazione di sette specie di
alberi[5],
comuni nel suo paese, vivi e reali nella loro
descrizione,
ma con un chiaro valore simbolico. Sono sette
come
i personaggi della tragedia eschilea “Sette contro Tebe”,
e
la difesa, che essi fanno, attraverso le loro storie,
della
flora centroamericana, corrisponde alla difesa della città
di
Tebe da parte degli assediati. Ma non finiscono qui le
analogie:
le poesie furono scritte tra il 1977 e il 1978,
anni
della insurrezione contro la dittatura di Anastasio
a quella di Eteocle
e Polinice. Ne risulta il ritratto di un
popolo oppresso e
forte, condannato a sopportare le
conseguenze di una guerra civile,
in cui gli alberi offrono
un segnale di speranza, di risanamento
delle ferite e di
generosa resurrezione
grazie alle loro foglie
e ai loro frutti.
[…]
Piantò i semi
durante la luna piena
E celebrò il matrimonio
dell’albero secondo i suoi riti pagani,
unendo due rami.
Ah! Aveva gli occhi più
grandi e più luminosi che mai uomo
potrebbe vedere!
Ma Felipillo, il suo servo
nano con le gambe storte,
aggiunse il particolare
che i seni di Yadira erano unti con
il sandalo,che rendeva
sopportabile la calura al navigante.
[…]
(“Moltiplicherà
Il mio cuore, ”predisse la
donna. E così fu,
in folti mazzi,
ogni volta che facevano
l’amore.
Ad ogni palpito degli
amanti,
più frutti nascevano)
[…]
[1]
P.A.Cuadra, “L’albero del Mango”, da Seven Trees against the dying Light,
trad. in Inglese di Greg Simon e Steven F. White,
Northwestern University Press,
2007; trad.
dall’inglese di Isabella Nicchiarelli.
In”326 poesie dal mondo per una storia d’amore”
Onyx ed.e.book
a cura di Maria
Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli
[1] Il poeta denuncia la scelta della monocultura, della
coltivazione della pianta più vendibile, che provoca impoverimento.
[2] “Cacao:/ il dollaro/che cresce sull’albero”, trad. di Isabella Nicchiarelli; da Seven Trees against the dying Light, op. cit.
[3] Rubén Darìo, pseudonimo di Felix Rubén Garcia
Samiento, poeta, giornalista, diplomatico
nicaraguense, nasce a Metapa nel 1867 e muore
a León nel 1916. Rubén Darìo, pseudonimo
di Felix Rubén Garcia Samiento, poeta,
giornalista, diplomatico nicaraguense, nasce a Metapa
nel 1867 e muore a León nel 1916.
[5] Sono il kapok,
il jacote, il panama, il cacao, il mango, il rain
tree e il calabash.
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