giovedì 27 giugno 2019

51.Lunario.Juan Ramon Jimenez





EUROPA


SPAGNA


La luna in Juan  Ramon Jimenez   

Uno strano raggruppamento La Colina de los Chopos di poeti,
pittori,cineasti,musicisti e architetti che condividevano la tensione
per il rinnovamento. Nei poeti, in particolare, è evidente una
spinta comune alla revisione dello stile barocco, all’antiretorica,
per poi finire, però, per imprimere ciascuno alla propria produzione
direzioni diverse. La comunità senza leader della “Generazione del 27”
aveva eletto Juan  Ramon Jimenez  a maestro.
Questi poeti avevano per la perfezione delle forme e dei concetti,
per quell’idea di poesia-mistero un’ammirazione che è evidente
specialmente in Juan Ramòn Jimènez. L’amore che canta invisibile
e impalpabile, ma, proprio  come l’acqua e l’aria, misteriosamente
indispensabile e che si insinua vitale tra la luna lontana del cielo e
quella ancor più fluida e sfuggente, ma quieta , riflessa nel fiume.  
      

51. Juan  Ramon Jimenez   

Juan Ramon Jimenez Mantecon nasce a Moguer nel 1881, è
insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1956. Muore
a San Juan nel 1958.
La Residenza si poneva il compito iniziale  di supportare
l’insegnamento universitario attraverso la creazione di un
ambiente  intellettuale e  di convivenza fra studenti e insegnanti,
fra gli uomini delle arti e quelli delle scienze, con un marcato
stampo umanistico, e di essere il centro  di accoglienza delle
avanguardie europee. Lorca, Dalí e Buñuel furono tra i residenti
più prolifici. Lo scrittore Miguel de Unamuno, il compositore
Manuel  de Falla, i poeti Juan Ramòn Jimènez, Pedro Salinas
e Rafael Alberti, il filosofo Josè Ortega y Gasset -per citarne solo
alcuni- si potevano spesso incontrare agli appuntamenti della
strapiena agenda culturale della casa. Anche Albert Einstein,
Paul  Valery, Marie Curie, Igor Stravinsky, John M. Keynes,
Walter  Gropius, Henri Bergson, Le Courbusier vi passarono per
 scambiare conoscenze e impressioni. La casa si trovava in una
 zona tranquilla di Madrid, su un colle battezzato dai poeti come
Colina de los Chopos (Colle dei Pioppi). Aveva una cinquantina
di camere, molto austere e semplici (letto di pino, vaso da notte,
libreria, scrivania e due sedie). Le occupavano giovani, dai 15 anni
in avanti per i quali i genitori, o loro stessi, avevano scelto una
educazione alternativa a quella dell’Università Centrale. La
Residenza si finanziava con gli affitti pagati dagli studenti, anche
se dopo qualche anno una parte dei fondi furono destinati a creare
borse di studio per i meno agiati. Come unico lusso, in mezzo a
questo clima di silenzio e austerità, c’era un pianoforte nel salotto
del piano terra. Lo suonava spesso Lorca dopo la cena. Nella loro
 vita quotidiana, gli studenti adottavano le abitudini inglesi,
considerate più adatte allo sviluppo della creatività, con pasti
anticipati sugli usi spagnoli e tè in giardino alle cinque di pomeriggio.
 La poesia è stata forse l’attività che si è sviluppata tra quelle mura
nel modo più bello e profondo. Raramente era il centro della  vita
collettiva, tranne nella camera di Lorca, che invitava spesso gli amici
 a letture di versi.
Gli Spagnoli chiamano il Novecento   il secolo d’argento delle lettere
 per distinguerlo dal secolo d’oro di Cervantes.

    Gora,[1]

L’amore è, tra noi due,
impalpabile, quieto, assorto in sé
come l’aria invisibile,
come l’acqua invisibile,
 tra la luna del cielo 
e la luna del fiume.

Juan  Ramon Jimenez,”Gora” 
da Eternità, 1918,
in  Poesie d’amore
cura di Guido Davico Bonino,
Einaudi editore, 2007.



In326 poesie dal mondo per una storia d’amore
Onyx ed.e.book
 a cura di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli







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