giovedì 27 agosto 2020

XXVI.TURCHIA 59.Nazim Hikmet.b.Nelle mie braccia tutta nuda .







XXVI.TURCHIA
59.Nazim Hikmet

nacque a Salonicco nel 1901,
da una famiglia aristocratica turca di origini multietniche.
Studiò nel liceo francese di Galatasaray (Istanbul) e
all'Accademia della Marina militare,abbandonata
per ragioni di salute. Durante la guerra d'indipendenza,
 si schierò subito con Atatürk (Mustafa Kemal) in Anatolia
e lavorò come insegnante a Bolu. Studiò poi sociologia
presso l'università di Mosca (1921-1928) e diventò membro
del partito comunista turco negli anni venti. Condannato
 per marxismo fu il solo scrittore d'importanza ad evocare
i massacri armeni del 1915 e 1922. Dopo il suo ritorno
in Turchia nel 1928, senza visto, fu condannato alla prigione,
ma amnistiato nel 1935. Nel 1938, fu condannato  per le sue attività
anti-naziste e anti-franchiste e per l’opposizione alla dittatura
di Kemal Ataturk. Grazie all'intervento di una commissione
internazionale della quale facevano parte, tra gli altri,
Pablo Picasso, Paul Robeson, Jean-Paul Sartre nel 1950 venne liberato.
Si sposò con Münevver Andaç, traduttrice in francese e polacco,
ma nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare
a Mosca senza che la moglie e il figlio potessero seguirlo. Trascorse
 il suo esilio in tutta Europa, perse la cittadinanza turca e divenne
polacco. Nel 1960 si innamorò della giovane Vera Tuljakova e la sposò.
Morì nel 1963 a causa di una crisi cardiaca mentre si trovava in esilio
a Mosca.





b.Nelle mie braccia tutta nuda[1]

La città la sera e tu
il chiarore l'odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell'ansito?
È tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
dove comincia la città?
Dove finisce la città dove cominci tu?
Dove comincio e finisco io stesso?

 [1]Nazim Hikmet,”1943”, da  Lettere dal carcere a Munevver
 in Poesie d’amore Trad. Joyce Lussu. Oscar Mondadori,1991.    


A Nazim Hikmet batte forte il cuore per la nudità del corpo
della sua lei, che le sue braccia accolgono; i suoi capelli sono
capaci di riverberare in lui l'intero spazio urbano e il tempo
misterioso del vespro; riesce  a contenere tutto lo spazio
e tutto il tempo che contano, e la forza identificatrice dell'amore
trasmette anche al poeta le dimensioni dell'infinito e dell'eterno



[1] Nazim Hikmet , “Nelle mie braccia tutta nuda”, da  Lettere dal carcere a Munevver in Poesie d’amore; Trad. Joyce Lussu, Oscar Mondadori, 1991.                                                         

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