XXVII.USA
62.Lance
Henson,
nato a Washington nel 1944
da padre francese sconosciuto
e madre cheyenne,
più volte abusata da bambina, è cresciuto
a Calumet in Oklahoma
presso la sua tribù. Dopo il conseguimento
di un Master in Fine Arts, in scrittura
creativa, all’Università di Tula,
ha condotto numerosi laboratori di poesia
negli Stati Uniti. Ha
combattuto nella guerra
del Vietnam; militante dell’American
Indian Movement, è membro della Dog Soldier Society; dal 1988
al 2006 è stato scelto per rappresentare il
popolo cheyenne
alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Popoli
Indigeni di tutto il mondo
che si tiene a Ginevra. Ha pubblicato finora
28 volumi di poesie e
le sue opere sono state tradotte in molte
lingue.
Attualmente vive in Italia.
a.Come le si
tolsero i denti
Nei tempi antichi le fiche delle donne erano fornite
di denti.
Era rischioso essere uomini allora
Osservare la tua donna che si accovacciava a mangiare
Sentire schiacciare le piccole ossa di coniglio.
Ogniqualvolta venne ideata la scopata morì
coll’inventore.
Se la tua donna desiderava morderti ti preoccupavi.
Forse ti precipitavi a combattere Numuzoho il Cannibale.
Fu Coyote *a sistemare tutto,
Sistemò tutte
quelle donne dentate!
Una notte prese
il pestello di lava di Numuzoho
e lo portò a
letto con una donna incontentabile
e martella
martella crunch crunch ayi ayi
Tutta notte:”
Marito, sono soddisfatta ”, esclamò
E tutto il resto
è noto.
In suo onore portiamo collane di zanne.
“Come le si tolsero i denti”,
da Canti e narrazioni degli Indiani
d’America,
Guanda ed.1978.A cura di
Franco Meli
E’ un canto-leggenda dei Paiute*
Anche la sincresi di tradizione nativa e modernità
euro-americana
è fortemente rappresentata
nella poesia statunitense di oggi.
Un esempio possiamo
trovarlo nei versi di Lance Henson, la voce
esiliata dei nativi
cheyenne (tsitsistas), guerriero della parola
in esilio. Usa l’inglese,
la lingua imposta al suo popolo, ma la
usa da
“dissidente, rifiutando
alcune regole e convenzioni della lingua scritta,
come l’uso della
punteggiatura e delle maiuscole”. La forma e il ritmo,
infatti, si riallacciano piuttosto alla tradizione
orale nativa, così come
la sua idea del poeta come
messaggero di profezie e rivelazioni. La sua
è una tradizione ricca di
affascinanti leggende, miti e narrazioni profane,
che nonostante le
diversità linguistiche delle varie tribù, presentano
un comune sentire nel loro
rapporto mitico con la realtà e nel loro
desiderio di armonia con
la natura. L’ espressione verbale,
basata
sul ritmo musicale, è
fondamentale nei canti tradizionali tribali e
sciamanici dei nativi
americani, così come la danza era inseparabile
dal canto e dalla poesia.
Nella letteratura degli Indiani d’America la
figura di Coyote nasce
da una profonda,fertile,grottesca
immaginazione,sovvertitrice
dell’ordine naturale e sociale. Rappresenta, allo
stesso tempo,
divinità,uomo
e animale e può avere tratti subumani quanto
superumani .Come ogni sistema energetico, si regge
sulla tensione
degli opposti. Ridicolizza il conformismo sociale
.È una forza
della natura che crea,trasforma, distrugge e che può vittimizzare
anche se stessa. Per gli Indiani Crow è il
creatore imperfetto/
pericoloso di un universo a sua immagine. In altre
aree culturali
indiane si sostiene invece che il Creatore fece
tutte le cose buone,
ma il Divino Briccone portò la confusione.
Risposta analoga a quella
che il cristianesimo ha dato allo stesso problema con la concezione
del peccato originale.Molti canti dei nativi
furono raccolti da missionari,
antropologi, linguisti e tradotti -e spesso
traditi dai pregiudizi degli
studiosi stessi-
in inglese. Solitamente,il ritmo iterativo dona un fascino
ipnotico e suadente al narrato, dove poco è
esplicitato e molto è lasciato
al potere allusivo delle immagini. Ci sono canti
per ogni occasione e per
manifestare sentimenti e desideri, come in questo
canto esquimese.
*Popolazione nativa nord-americana (California,
Nevada e Oregon).
.
Nessun commento:
Posta un commento