lunedì 17 agosto 2020

XXIII.REGNO UNITO.49. Dylan (Marlais) Thomas.a.I loro volti splendevano sotto il misto chiarore




XXIII.REGNO UNITO

49. Dylan (Marlais) Thomas

poeta, scrittore e drammaturgo gallese, 
nasce a Swansea il 27 ottobre 1914. 
Appena ventenne, pubblica la sua prima raccolta di poesie, 
subito accolta con interesse e seguita da altre 
nel giro di pochi anni. 
Scrive Under Milk Wood, ‘commedia per voci’ 
che nella sua versione radiofonica vince nel 1954 
il Prix Italia e i racconti autobiografici 
Portrait of the Artist as a Young Dog. 
Muore a New York, il 9 novembre 1953, 
durante uno dei suoi cicli di conferenze negli Stati Uniti.

a.I loro volti splendevano sotto il misto chiarore 1

I loro volti splendevano sotto il misto chiarore
Della luce lunare e della lampada
Che dava un senso ai loro vuoti baci,
E trasformava l’isola di quell’amore da due soldi
In un paese sontuoso, le tombe accanto a loro
In pozzi di calore.
Per pochi istanti
I loro volti splendettero, la pioggia notturna
Pendeva appuntita nel vento,
Prima che la luna si spostasse e la linfa esaurisse,
Lei nel vestito dozzinale dicendo cose dozzinali,
Lui rispondendo,
Senza sapere che il raggio era venuto e passato,
I suicidi sfilano ancora, ora maturi per morire.

D.Thomas, ”I loro volti splendevano sotto il misto chiarore”, 
da Poesie inedite, Einaudi, 1994

Con Dylan Thomas2 è inevitabile parlare 
della sua sfrenata immaginazione, del suo Neo –Romanticismo,
della sua visione mitica del mondo da opporre 
agli intellettualismi di TS Eliot e di Auden stesso, 
del suo infinito repertorio di immagini insolite 
che si generano l’un l’altra e si distruggono 
nella loro contraddizione3, come … in una sonata di Bach4
Basta pensare, ad esempio, all’iniziale immagine 
romantico-cimiteriale5 dei due volti illuminati 
dalla luce naturale della luna e da quella artificiale della lampada,
già s’incrina in quel dar “un senso a vuoti baci” del terzo verso. 
Quella luce, che come un riflettore sul palcoscenico, 
illumina i corpi dei due amanti 
separandoli da tutto il resto del mondo (“ l’ isola”), 
rende prezioso “quell’amore da due soldi”, 
dà loro energia (“la linfa” vitale del loro atto d’amore,generatore) 
e trasforma in “pozzi di calore” anche le gelide tombe lì accanto. 
La visione in cui si conciliano gli opposti dura un attimo: 
scomparsa la luna e sotto la pioggia che “pendeva appuntita nel vento”, 
tra cose e parole “dozzinali”, lui e lei possono tornare ora 
alla loro banalità, al buio, alla mancanza di spiritualità, 
e scegliere la morte. 
Thomas, come molti suoi contemporanei, esprimeva disgusto e paura 
verso il mondo ordinario riflesso in quella visione statica della realtà, 
per la quale gli amanti di “ I loro volti splendevano” sono incapaci 
di entrare in relazione con un universo nuovo e dinamico, 
di andare verso una rigenerazione. Il senso di oppressione,
per Thomas, nasce anche dal linguaggio convenzionale,
usato nel mondo “dozzinale”. Questo linguaggio logoro deve, 
dunque, essere distrutto attraverso l’uso di slang, paranomasia6*
catacresi**, ecc. e tutti gli espedienti della ripetizione, dell’allitterazione 
e dell’assonanza, del gusto per la materia sonora delle parole 
un armamentario che serve a creare una nuova forma 
di comunicazione solida.
Bisogna leggere questi versi ad alta voce, assaporarli, 
scandendo ogni vocale e consonante, 
soltanto dopo pensare al loro significato.
Quella di Dylan Thomas è una poesia visionaria, 
con una forte presa ipnotica, espressa mediante immagini vivide 
e un intreccio di parole significative, dense, che hanno una consistenza 
quasi fisica, come nelle poesie di William Blake8
Spesso, più che il loro valore lessicale, 
è il suono stesso della singola parola a dare il significato; 
e più che creare parole nuove, Thomas sembra dare 
una forza nuova a quelle esistenti,
usando i termini in modo ambiguo e distorto, 
tanto da risultare spesso oscuro, soprattutto nelle sue poesie giovanili.
Le sei terzine di “Amore in manicomio”,del prossimo post
per esempio, si avviluppano e si intrecciano in una spirale 
di immagini che convoglia verso quella finale in cui l’Io, 
un Io altro dal poeta, un Io indifferenziato che comprende 
non solo tutto il genere umano, ma anche gli elementi 
organici e inorganici dell’universo, è testimone del big bang 
che ha dato inizio alla vita



Cfr. G.Melchiori, La poesia visionaria di D.Thomas
da I funamboli, op.cit.

Cfr. Poesia sepolcrale inglese (Young, Thompson, ...), fine sec 18°.
*Figura retorica: consiste nell’accostamento di due parole 
che hanno un suono simile ma significato diverso; 
viene usata per ottenere effetti fonici: per es. TRADURRE/ TRADIRE.
**Figura retorica: consiste nell’usare un senso al posto di un altro, 
o meglio servirsi di un termine oltre il suo significato; gioco di parole; 
per es. SUONO/ io SONO; SOLO AL SOLE.
William Blake, poeta pre-romantico inglese.

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