XXIII.REGNO UNITO
52. Dylan
(Marlais) Thomas
poeta, scrittore e drammaturgo gallese,
nasce
a Swansea il 27 ottobre 1914. Appena
ventenne,
pubblica la sua prima raccolta di poesie,
subito accolta con interesse e seguita da
altre
nel giro di pochi anni. Scrive Under Milk Wood,
‘commedia per
voci’ che nella sua versione radiofonica
vince
nel 1954 il Prix Italia e i racconti
autobiografici
Portrait of the Artist as a Young
Dog.
Muore a New York,
il 9 novembre 1953,
durante
uno dei suoi cicli di conferenze negli Stati Uniti.
b.Amore in
manicomio[1]
Un'estranea è venuta
A spartire con me la mia stanza nella casa lunatica,
Una ragazza folle come gli uccelli
Che spranga la notte della porta col suo braccio di piuma.
Stretta nel letto delirante
Elude la casa a prova di cielo con nubi invadenti
E la stanza da incubi elude col suo passeggiare
Su e giù come i morti,
O cavalca gli oceani immaginati delle corsie maschili.
Venne invasata,
Chi fa entrare dal muro rimbalzante l'ingannevole luce,
Invasata dal cielo
Dorme nel truogolo stretto e tuttavia cammina sulla polvere
E a piacer suo vaneggia
Sopra l'assito del manicomio consumato dalle mie lacrime
ambulanti.
A spartire con me la mia stanza nella casa lunatica,
Una ragazza folle come gli uccelli
Che spranga la notte della porta col suo braccio di piuma.
Stretta nel letto delirante
Elude la casa a prova di cielo con nubi invadenti
E la stanza da incubi elude col suo passeggiare
Su e giù come i morti,
O cavalca gli oceani immaginati delle corsie maschili.
Venne invasata,
Chi fa entrare dal muro rimbalzante l'ingannevole luce,
Invasata dal cielo
Dorme nel truogolo stretto e tuttavia cammina sulla polvere
E a piacer suo vaneggia
Sopra l'assito del manicomio consumato dalle mie lacrime
ambulanti.
E rapito alla fine (cara fine) nelle sue braccia dalla luce
Io posso senza venir meno
Sopportare la prima visione che diede fuoco alle stelle.
Io posso senza venir meno
Sopportare la prima visione che diede fuoco alle stelle.
Dylan Thomas,”Amore in manicomio”
(nella raccolta Collected poems,1934-1952, mai tradotta
per intero),
in Dylan Thomas,
Poesie, Einaudi, 1970; a cura di Ariodante
Marianni
Come lo stesso D. Thomas
scrisse :“Una mia poesia
abbisogna di una schiera
di immagini perché il suo fulcro
è una schiera di immagini.
Io creo una immagine
– sebbene “creo” non sia la parola giusta;
lascio piuttosto
che una immagine “si crei” emotivamente dentro
di me
e poi applico ad essa quel
tanto di potere critico e intellettuale
di cui sono dotato; lascio che dia vita a
un’altra immagine
contraddittoria e che
questa contraddica la prima; faccio,
della terza immagine nata
dalla congiunzione delle altre due,
una quarta immagine
contraddittoria e lascio che tutte cozzino
insieme entro i limiti
formali che mi sono imposto. Ciascuna
immagine contiene in sé il
germe della propria distruzione,
e il mio metodo
dialettico, così come lo intendo io, è
un costante insorgere e
spezzarsi delle immagini che emergono
dal germe centrale, che
allo stesso tempo è distruttivo e
costruttivo”**
(H. Treece, “Dylan Thomas: Dog among the Fairies”, Benn, London,
1949,
citato in G.Melchiori, I funamboli, op.cit. pp. 238-239).
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