mercoledì 26 agosto 2020

XXVI.TURCHIA 59.Nazim Hikmet. a.Fratello mare







XXVI.TURCHIA

59.Nazim Hikmet

nacque a Salonicco nel 1901, l'antica Tessalonica,
all'epoca facente parte dell' Impero Ottomano,  e che oggi
appartiene alla Grecia, da una famiglia aristocratica turca
di origini multietniche. Studiò nel liceo francese di Galatasaray
(Istanbul) e all'Accademia della Marina militare, abbandonata
per ragioni di salute. Aveva cominciato già a diciassette anni
a scrivere per una rivista ispirandosi ad altri poeti turchi. 
Durante la guerra d'indipendenza, si era schierato subito
con Atatürk (Mustafa Kemal) in Anatolia e aveva lavorato
come insegnante a Bolu. Diventò membro del partito
comunista turco negli anni venti. Studiò sociologia
presso l'università di Mosca (1921-1928), Rientrò
clandestinamente in Turchia nel 1928 Condannato
per marxismo fu il solo scrittore d'importanza ad evocare
i massacri armeni del 1915 e 1922 e per questo motivo
venne condannato  e imprigionato. Nel 1935 intervenne
un’amnistia a liberarlo. Dieci anni dopo nel 1938,
fu nuovamente condannato  per l’opposizione alla dittatura
di Kemal Ataturk e per le sue attività e idee politiche
contro il nazismo, a quasi trent'anni di prigione.
Grazie all'intervento di una commissione internazionale
della quale facevano parte, tra gli altri, Pablo Picasso, Paul Robeson,
Jean-Paul Sartre nel 1950 venne liberato. Si sposò con
Münevver Andaç, traduttrice in francese e polacco, ma nel 1951,
a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca
senza che la moglie e il figlio potessero seguirlo. Trascorse
il suo esilio in tutta Europa, perse la cittadinanza turca e
divenne polacco. Nel 1960 si innamorò della giovane Vera
Tuljakova e la sposò. Morì nel 1963 a causa di una crisi cardiaca
 mentre si trovava in esilio a Mosca.E' ricordato per le accorate
 poesie d'amore che testimoniano anche le sue idee e il suo impegno
 politico e sociale.

 a.Fratello mare

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti,
arrivederci fratello mare.

(Nazim Hikmet, In esilio)
 
Un testo poetico che può aiutare a traghettare passate esperienze
in  ricordi, le emozioni  ancora  fresche  e vitali favoriscono e
accompagnano i nuovi incerti passi, insieme al senso di malinconia 
per qualcosa che finisce, fino alla  trasformazione  in  forza rinnovata,
quella forza che ci consentirà d’'intraprendere  una nuova strada.Un
malinconico saluto del poeta che percepisce il mare così grande,
luminoso e  infelice allo stesso tempo, forse proprio perché qualcosa
sta per concludersi. Ma anche un invito a trarre il meglio possibile
dal contatto con il mare, che oltre a raccontare il  proprio destino.
lascia aperta la porta alla speranza, alla saggezza e al ritorno. Perché
dobbiamo  essere consapevoli che a noi, a differenza del mare, tocca
un destino che possiamo e dobbiamo cercare di forgiare,.Mentre il mare
è lì apparentemente immobile ,noi possiamo agire per cercar di tracciare
la strada del futuro.

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