XXVI.TURCHIA
59.Nazim
Hikmet
nacque a Salonicco nel 1901, l'antica
Tessalonica,
all'epoca facente parte dell'
Impero Ottomano, e che oggi
appartiene alla Grecia, da una famiglia
aristocratica turca
di origini multietniche. Studiò nel liceo
francese di Galatasaray
(Istanbul) e all'Accademia della Marina
militare, abbandonata
per
ragioni di salute. Aveva cominciato già a diciassette anni
a scrivere per una rivista ispirandosi ad altri poeti turchi.
Durante la guerra d'indipendenza, si era schierato
subito
con Atatürk (Mustafa Kemal) in Anatolia e aveva
lavorato
come insegnante a Bolu. Diventò membro del partito
comunista turco negli anni venti. Studiò sociologia
presso l'università di Mosca (1921-1928), Rientrò
clandestinamente
in Turchia nel 1928 Condannato
per marxismo fu il solo scrittore d'importanza ad
evocare
i massacri armeni del 1915 e 1922 e per questo motivo
venne
condannato e imprigionato. Nel 1935 intervenne
un’amnistia a liberarlo. Dieci
anni dopo nel 1938,
fu
nuovamente condannato per l’opposizione
alla dittatura
di Kemal Ataturk e per
le sue attività e idee politiche
contro
il nazismo, a quasi trent'anni di prigione.
Grazie all'intervento di una commissione
internazionale
della quale facevano parte, tra gli altri, Pablo
Picasso, Paul Robeson,
Jean-Paul Sartre nel 1950 venne liberato. Si sposò
con
Münevver Andaç, traduttrice in francese e polacco,
ma nel 1951,
a causa
delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca
senza che
la moglie e il figlio potessero seguirlo. Trascorse
il suo esilio in tutta Europa, perse la
cittadinanza turca e
divenne polacco. Nel 1960 si innamorò della
giovane Vera
Tuljakova e la sposò. Morì nel 1963 a causa di una
crisi cardiaca
mentre si
trovava in esilio a Mosca.E' ricordato per le accorate
poesie
d'amore che testimoniano anche le sue idee e il suo impegno
politico
e sociale.
a.Fratello mare
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti,
arrivederci fratello mare.
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti,
arrivederci fratello mare.
(Nazim Hikmet, In esilio)
Un testo poetico che può
aiutare a traghettare passate esperienze
in ricordi, le emozioni ancora fresche
e vitali favoriscono e
accompagnano i nuovi
incerti passi, insieme al senso di malinconia
per qualcosa che finisce,
fino alla trasformazione in forza rinnovata,
quella forza che ci
consentirà d’'intraprendere una nuova
strada.Un
malinconico saluto del
poeta che percepisce il mare così grande,
luminoso e infelice allo stesso tempo, forse proprio
perché qualcosa
sta per concludersi. Ma
anche un invito a trarre il meglio possibile
dal contatto con il mare,
che oltre a raccontare il proprio
destino.
lascia aperta la porta
alla speranza, alla saggezza e al ritorno. Perché
dobbiamo essere consapevoli che a noi, a differenza del
mare, tocca
un destino che possiamo e dobbiamo cercare di
forgiare,.Mentre il mare
è lì apparentemente immobile
,noi possiamo agire per cercar di tracciare
la strada del futuro.
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